Arrangiatore e direttore d’orchestra reduce dal grande concerto di Bologna

Per sapere cosa è per lui la musica non occorre molto. Basta guardare la luce che gli brilla negli occhi quando parla del suo lavoro. E’ il maestro Beppe D’Onghia, arrangiatore e direttore d’orchestra tarantino, che da anni collabora con i più grandi nomi della musica italiana. Uno fra tutti: Lucio Dalla. Che lo ha voluto sul palco del grande concerto del 7 ottobre in piazza Maggiore a Bologna, in occasione del riconoscimento dell’Unesco – Città creativa per la musica – . D’Onghia ha diretto i 60 elementi dell’orchestra – Arturo Toscanini – di Parma accompagnando artisti come Samuele Bersani, Luca Carboni, Andrea Mingardi, Gianni Morandi, Gianna Nannini, Patti Smith, gli Stadio e Renato Zero, che hanno cantato su suoi arrangiamenti. Nato 43 anni fa in piazza Ebalia, – di fronte alla fontana e al mare – , D’Onghia inizia a muoversi fra accordi e note grazie alla madre, che aveva studiato musica da giovane e per problemi familiari aveva poi dovuto lasciare il pianoforte. La sua – carriera – musicale, agli inizi, segue un percorso quasi obbligato: liceo musicale – Paisiello – , musica con vari gruppi – sperimentando diversi stili – e approdo al Dams di Bologna. In quella che diventerà la sua città d’adozione, il maestro affronta le solite difficoltà di tutti gli – emigranti – : adattarsi ad una cultura che non è la propria. – Era l’unico modo per sopravvivere, ma l’ho fatto anche perché sono curioso per natura – , precisa. La svolta si ha quando inizia a lavorare in un negozio di strumenti musicali, la – Casa dell’orchestrale – , frequentato dai grandi artisti, perché – Internet non esisteva e per conoscere le novità dovevano venire lì a provare gli strumenti – . D’Onghia fa il – dimostratore di pianoforti e tastiere – , ma la sua vera occupazione è – studiare il pianoforte in una vetrina – . Qui incontra il manager di Carmen Villani ed inizia a suonare jazz con Ellade Bandini ed Ares Tavorazzi. Frequentando – i locali bolognesi come il Vito, dove accadevano le cose, – , conosce il batterista di Ron. In seguito ad un provino collabora con Luca Carboni e dopo 3 anni entra negli – Stadio – , con cui fa il suo primo arrangiamento per quartetto d’archi nel brano – Che sarà di noi – , scritto con Curreri. Poi la collaborazione con Dalla, che gli propone di formare un gruppo. Iniziano i tour con il cantante bolognese, ma anche con Morandi e Bersani. Con quest’ultimo vince due dischi d’oro e il premio della critica a Sanremo. Quindi l’idea, nata dalla sua – vena di pazzia – : interpretare le canzoni di Dalla per orchestra sinfonica. Il cantautore accetta ad un patto: a dirigere l’orchestra dovrà essere D’Onghia. Che di direzione, però, non sa nulla. – Per evitare l’improvvisazione – inizia a studiare in Austria con il maestro Gustav Kuhn, allievo di Karajan. Tornato in Italia, durante un concerto fa una sorpresa a Dalla: inserisce in una sua canzone l’intermezzo della Cavalleria Rusticana di Mascagni. E’ un successo. Seguono vari concerti: per gruppo ed orchestra su musiche dei Deep Purple, agli Arcimboldi di Milano con la Royal Filarmonic Orchestra e a Bologna. E mentre prepara l’esibizione del 28 novembre all’Auditorium di Roma, è a Crispiano, per un progetto nato dall’idea di un ristoratore locale, Sante Basile. Sta infatti per partire l’Accademia Artistica del Mezzogiorno, di cui D’Onghia è direttore artistico. Un progetto in cui crede molto. Di sè dice: – Sono moderatamente spregiudicato, irascibile e riguardo ai miei pregi non saprei – . Ma non importa. La luce nei suoi occhi dice tutto.
Paola Guarnieri

Fonte: Paola Guarnieri