CRISPIANO – Una «Dissonorata» in teatro questa sera. Si tratta, per fortuna dei benpensanti, solo di una rappresentazione teatrale. Alle 20,00 si alzerà il sipario sulla storia “piccola e commovente di una vecchia ragazza calabrese condannata a restare ‘zitellona’. Una donna condannata a raccontare la sua storia di figlia, costretta dalle consuetudini a non incontrare il suo pretendente perché deve curare le pecore e contare le pietre”. Elementi grotteschi e surreali, talvolta perfino comici, “sempre sul filo di un’amara ironia” si intrecciano in questa storia teatrale. L’ambientazione è quella del dopoguerra affamato e atavico, pronto ad esplodere nel boom economico, ma arretrato culturalmente. Torna prepotentemente l’argomento sud nella seconda serata della stagione artistica ‘Artificio’, pensata dalla compagnia teatrale Lindbergh Teatro di Crispiano, che fino al prossimo giugno gestirà in convenzione con il Comune l’unico teatro cittadino e in collaborazione con il Crest di Taranto. Dopo l’inaugurazione, domenica scorsa, con i cortometraggi tutti nel segno dello scirocco, stasera la scena vedrà come protagoniste le donne e le loro molteplici espressioni: “Voci di madri, di nonne, di zie, di loro amiche e di amiche delle amiche, di tutto il parentado e di tutto il vicinato”. La storia di ‘disonorata’ è quella di una donna vittima della legge degli uomini, schiava di un padre-padrone, in un periodo (davvero superato?) “in cui il delitto d’onore era talmente diffuso che una legge apposita quasi lo depenalizzava”. Un argomento quantomeno attuale, vista la cronaca pregna di ammazzatine a sfondo sentimentale, i cui responsabili spesso sono descritti come brave persone in preda a raptus. Ma dietro il raptus c’è sempre una cultura, un’idea della donna come oggetto di controllo da parte di mariti, padri, amanti.
Lo spettacolo Disonorata, dunque, pensato e raccontato dall’attore-regista Saverio La Ruina: la produzione è firmata dalla compagnia teatrale ‘Scena Verticale’, che nei suoi lavori spesso approfondisce visioni e inserti dialettali di una Calabria poetica e grottesca, messi in rapporto con i temi della modernità, alternando una scrittura della memoria a una poetica del disincanto metropolitano.
Stralci di recensioni: “Un attore seduto su una sedia racconta una storia semplice, quasi elementare. Ma lo spettacolo è di quelli che ti restano dentro all’anima. La finzione del bravissimo La Ruina, grembiule femminile grigiastro sopra un paio di pantaloni, è perfetta (Avvenire del 10/11/2006)”. Ed ancora, dal Corriere della Sera del 16/09/2006 a firma Franco Cordelli: “Ruina è uno spettacolo in sé, anzi è lo spettacolo tutto intero, non importano le raffinate luci, non importano gli stacchi musicali, non importa neppure ciò che dice.”
Per informazioni tel. 099 4725780.
Fonte: Cataldo Zappulla