CRISPIANO – Non fanno sconti a nessuno, non hanno amministrazioni comunali amiche, né vogliono strumentalizzazioni partitiche su queste loro prese di posizione. Chiedono da anni una convocazione ‘preventiva’ da Palazzo di città per la “contrattazione di categoria”. Ossia, vorrebbero discutere i capitoli di spesa inerenti ai servizi socio-assistenziali, dei bilanci di previsione comunali, prima che vengano approvati e non dopo, quando alzare la mano per chiedere spiegazioni e avanzare proposte è ormai troppo tardi. Gli iscritti dello Spi-Cgil si lamentano della prassi, invalsa negli ultimi tre anni da parte dell’Amministrazione Laddomada, di convocare i sindacati e associazioni di categoria a cose fatte, a capitoli di bilancio chiusi e immodificabili.
Sono passate due settimane dall’approvazione del bilancio 2007, ma il sindacato rosso con sede in corso Umberto dall’alto dei propri numeri (cinquecentocinquanta iscritti, ossia quasi il 20 percento dei 2.880 pensionati crispianesi) rilancia una polemica che data da almeno due anni. “L’anno passato fummo convocati in Municipio il 7 luglio, l’anno prima, il 2005, il 2 di luglio” dice Ronzino Semeraro, coordinatore locale dello Spi-Cgil. In ogni caso, mesi dopo la chiusura dei bilanci annuali. “Quest’anno hanno ci hanno solo presentato i dati di bilancio, ventiquattro ore prima dell’approvazione in Consiglio comunale”. Secondo il rappresentante sindacale, “gli amministratori devono capire che il confronto con le parti sociali è necessario e utile, anche se difficile. Il nostro è un sindacato da sempre impegnato a difesa delle categorie meno abbienti e dei ceti più deboli. Siamo custodi gelosi della nostra autonomia sindacale. Interveniamo con insistenza affinché la prossima volta si possa dialogare prima, a priori, di quanto sarà poi discusso ed approvato dai rappresentanti politici comunali”.
Oltre a questa piccola denuncia, Oronzo Semeraro, Franco D’Ignazio e gli altri iscritti al combattivo sindacato di sinistra hanno anche da annunciare alcune proposte: “Applicare i Piani di zona, che rappresentano una rivoluzione in campo socio-sanitario”. Lo Spi-Cgil di Crispiano chiede che vengano convocati i medici di base operanti in paese per capire le reali esigenze dei loro assistiti non autosufficienti. Ciò dovrebbe rappresentare il punto di partenza per impostare realmente l’inizio dell’Assistenza domiciliare integrata (Adi), ossia portare l’ospedale a casa dei pazienti. Alla nostra obiezione (magari i dati sui diversamente abili già ci sono in municipio), Semeraro replica: “Se al Comune hanno già i dati statistici relativi agli anziani non autosufficienti, allora perché non ce li passano?”.
A nome di iscritti e simpatizzanti Semeraro chiede inoltre una informazione più capillare sugli ultimi provvedimenti regionali, come l’Assegno di cura e la ‘prima dote’ per i nuovi nati. E sempre parlando di Piani di zona (Crispiano fa gruppo con il comune capofila di Martina franca), il sindacalista ci mostra una tabella a tre colonne: nella prima ci sono i nomi dei ventinove comuni della provincia ionica. Nelle altre due tanti sì e qualche no. Si riferiscono alla presenza o meno in ciascun paese dei ‘Centri aperti polivalenti’ (Cap) per gli anziani e, se ci sono, dell’eventuale esistenza al loro interno dei ‘Comitati di gestione’ formati dagli stessi anziani fruitori di queste strutture municipali. Nel 70 percento dei casi quando c’è un Centro polivalente, c’è anche il rispettivo Comitato di gestione. “Nei Piani di zona i comitati di gestione sono previsti, altroché – continua Semeraro – Crispiano è una delle poche eccezioni che invece pretende di farne a meno”. Così dicendo, Semeraro riapre di fatto la polemica dello scorso autunno, che investì la giunta Laddomada, sulla necessità o meno di ricostituire anche a Crispiano un gruppo di autorganizzazione dal basso degli anziani.
Fonte: Cataldo Zappulla