CRISPIANO – Una vita avvolta nella leggenda. E’ quella di Gengis Khan, il condottiero mongolo protagonista di “ Gengis Khan. Il principe dei nomadi”, il romanzo di Vito Bianchi presentato al caffè letterario “ Altrove” di Crispiano. Archeologo e giornalista, docente dell’Università di Bari, Vito Bianchi ha scavato con certosina pazienza nell’ampia documentazione su quello che in una recente ricerca è risultato essere uno fra gli uomini più famosi di tutti i tempi. Dopo l’introduzione di Marcello Carrozzo, creatore ed anima del caffè letterario crispianese, la parola è passata all’autore che ha confessato il proprio “mal d’oriente” ed ha tratteggiato la figura del grande condottiero, dalla nascita presumibilmente nel 1167, alla morte in seguito ad una caduta da cavallo. Durante i suoi 50 anni di vita Temüjin, questo il vero nome di Gengis Khan, riesce a unificare sotto il proprio potere svariate tribù e ad imporsi con le sue tattiche di guerra spesso cruente ma efficaci, creando un impero esteso dal Pacifico al Mediterraneo.
Il ritratto emerso dalle parole di Bianchi è stato quello di un uomo dalle grandi capacità, determinato e carismatico, che ha dato un’identità a uomini fino a quel momento per lo più schiacciati e manipolati dai Cinesi. Ma soprattutto l’autore ha voluto lanciare un messaggio: quello della necessità di superare il divario che spesso separa i nomadi dai sedentari, ovvero quella frattura di ordine psicologico che ci spinge a diffidare di ciò che non conosciamo.
Fonte: Paola Guarnieri