CRISPIANO – “Arrogante e cinica” è la burocrazia secondo una manifesto plurifirma, ma facente capo alla cordata di aziende del progetto consortile ‘Le Caselle’. Facile individuare come presunto responsabile, dietro il modo fumoso di scrivere dei consorziati, l’Ufficio tecnico comunale di Crispiano. Ma, a taccuino chiuso, ci vien fatto capire che la polemica investe in qualche misura anche la giunta Laddomada rea, secondo alcuni degli interessati delle Caselle, di non aver fatto tutto il possibile per sostenerli. Possiamo anticipare però che dal Palazzo di città tali accuse vengono rigettate in pieno.
“Esiste un gruppo di imprenditori che ha superato personalismi e diffidenze e si è unito per raggiungere obiettivi comuni” scrivono i consorziati in questo manifesto dallo sfondo blu – evidentissimo in questi giorni a Crispiano, da come è stato collocato su ogni muro possibile del paese –sostenuti ad oggi in questa loro campagna di comunicazione da alcune firme locali di prestigio: tra gli altri l’Associazione dei commercianti, la Pro loco, il Circolo Arci, l’Unione sportiva calcistica Crispiano.
I fatti: il 24 novembre del 2004 dinanzi al notaio Luca Torricella di Martina Franca nacque il “Consorzio di sviluppo territoriale Le Caselle”. Questa nuova figura giuridica, con sede legale in Via Foggia 19, si poneva diversi scopi sociali nell’atto costitutivo: “Promuovere, realizzare e gestire un insediamento produttivo di beni e servizi nel territorio di Crispiano”. Ma anche “stimolare l’economia locale grazie all’assistenza a favore di nuove imprese industriali, artigianali, di servizi e commerciali, oltre a quelle già esistenti”. Ed ancora, “organizzare, promuovere e gestire servizi alle imprese; coordinare progetti comunitari a favore del territorio; realizzare studi e ricerche attinenti lo sviluppo del comprensorio; attrezzare aree destinate a scopi produttivi”. La presentazione ufficiale alla cittadinanza avvenne il 10 dicembre 2004 in un gremito Centro comunale polivalente di via Scaletta.
Fu trovato da subito un possibile – e potenzialmente ottimo – canale di finanziamento: tutto verteva intorno alla nascita di un ‘Polo integrato di sviluppo’ (Pis). Si trattava di orchestrare da zero un’area di diversi ettari con capannoni industriali, attrezzata con tutti i crismi urbani, fornita di un centro servizi per le esigenze gestionali ed operative delle aziende. Fu individuata la contrada Le Caselle, ad est di Crispiano, lungo la strada provinciale che conduce verso la superstrada dei Trulli n. 142.
Sono passati due anni e mezzo da allora, e molta acqua sotto i ponti. Si sono tenute una ventina circa ‘Conferenze di servizio’, molte delle quali andate a vuote per l’assenza in ciascuna occasione di qualche istituzione titolata a dare un proprio parere.
Sono stati trenta mesi lunghi. Un periodo nel quale alcune aziende sono entrate, altre sono uscite dallo stesso Consorzio guidato sin dall’inizio dall’imprenditore crispianese Giuseppe Bruno. Nonostante il turn over, le linee guida poste dagli imprenditori delle Caselle sono rimaste le stesse, richiamate ancora oggi nel manifesto di protesta. È una logica privatistica: questo gruppo di imprenditori vuole insediarsi in quella determinata area. Dispongono del terreno utile, già inizialmente opzionato da un grosso proprietario terriero. A loro dire non chiedono soldi dai forzieri comunali, anzi, si autodefiniscono “un formidabile cespite per le casse comunali”, giacché il municipio incasserebbe da loro tasse (Ici) e “costi di costruzione”, ossia i cosiddetti ‘oneri di urbanizzazione’. Le Caselle ribadisce nel manifesto di avere formulato una progettazione ‘verde’, avendo pensato ad “un’area produttiva ecologicamente attrezzata” (Apea in sigla), grazie a diversi fattori come l’uso di pannelli fotovoltaici e il riciclo dell’acqua. Il progetto ‘le Caselle’ non è più solo sulla carta. Non c’è soltanto l’enorme cartellone che indica il punto dove dovrebbero spuntare i capannoni industriali, sulla destra della provinciale Crispiano-Montemesola. I consorziati hanno un obbligo per non perdere il finanziamento di 25 milioni di euro, che potrebbero incassare grazie al primo posto realizzato “nella graduatoria del ‘Pon Pia Networking’ (programma operativo nazionale)”. Devono presentare uno ‘stato di avanzamento lavori’ entro fine giugno. Mancano meno di quattro settimane. Ma alcuni vincoli paesaggistici regionali, non ancora risolti, rischiano di far saltare tutto.
Il manifesto delle Caselle si conclude con questo accorato appello: “Esiste anche a Crispiano una burocrazia arrogante e cinica capace di vanificare tutti questi sforzi e questi risultati. Difendiamo questa autentica occasione di sviluppo delle aziende e dell’intero territorio”.
Fonte: Cataldo Zappulla