CRISPIANO., CAOS ALL’UFFICIO POSTALE

CRISPIANO – Devi ritirare un pacco o una raccomandata all’ufficio postale di Crispiano? Puoi farlo solo se sei disoccupato. Già, perché per entrare in possesso di quanto ci è stato spedito occorre trascorrere buona parte del proprio tempo presso gli uffici di via Vittorio Emanuele oppure recarsi lì ad orari diversi da quelli indicati sulla cartolina di avviso.
La trafila incomincia dal momento in cui la raccomandata o il pacco arrivano a casa. O meglio, dovrebbero arrivare. Il portalettere, infatti, invece di portare con sé ciò per cui il mittente ha pagato e di verificare se il destinatario è in casa, infila nella cassetta postale direttamente l’avviso. Basta girarlo per leggere la sua data di consegna e subito sotto gli orari ed i giorni in cui è possibile effettuare il ritiro: 10 – 13, c.m, ovvero corrente mese, come a dire un giorno qualsiasi. Ma se si apre la propria cassetta postale alle 11, guai a correre subito alle Poste! Arrivati dinanzi allo sportello, ci si sente dire dall’impiegato preposto: “Mi spiace, i ritiri si possono effettuare dalle 12 in poi.”. E’ inutile far presente che sulla cartolina gialla c’è scritto ben altro. La risposta (ma non a tutti) è: “Fuori c’è un avviso”. Ma allora perché la cartolina partita da quello stesso ufficio postale dice ben altro? E bisogna leggere gli avvisi affissi dinanzi alle Poste tutti i giorni, anche se non si aspettano raccomandate o pacchi? Così, giusto per tenersi informati. Non solo. A mezzogiorno, ovviamente, la fila è interminabile. Se la posta da smistare è tanta, dietro lo sportello ci sono due impiegati. Il primo chiama il tuo numero a voce per verificare cosa ti sia arrivato, poi bisogna fare una seconda fila e solo allora l’altro ti consegna la raccomandata o il pacco, dopo averti regolarmente fatto firmare la ricevuta. E finalmente torni con il tuo “sudato trofeo” a casa. Sempre che, arrivato allo sportello, non ti abbiano detto: “Mi spiace, la posta da smistare è tanta, per le cartoline con la data di oggi deve tornare domani”.

Fonte: Paola Guarnieri