Il 14 novembre 1919 segna la data dell’autonomia comunale; un avvenimento sempre più dimenticato, in tempi di grande attenzione per la festa halloween e di bilanci comunali sempre più “avari”.
Nessuna celebrazione o iniziativa per mantenere vivo il senso civico dei cittadini, né per tramandare la storia della propria comunità e ricordare i promotori di una realtà, che oggi rappresenta “il fiore all’occhiello” della provincia: Pasquale Mancini, Giuseppe Vito Calianno, Francesco Ricci, Pietro Ippolito, Francesco Sibilla, l’avv. Giuseppe Pignatelli attivo difensore dell’autonomia, ed altri, non vanno dimenticati per aver creduto e impegnato le proprie energie per la futura Crispiano, che oggi, in tanti vantano di aver fatto crescere e sviluppare.
Non vorrei, ricordando questi nostri pionieri dell’autonomia, che venisse fuori un altro desiderio di erigere un nuovo monumento; c’è sempre l’alternativa di dedicare una strada al posto di quelle intitolate a fiori, laghi, fiumi e città.
Il modo migliore per tramandare le loro imprese, è conoscere e divulgare la storia di Crispiano e conservare gelosamente i documenti che ne hanno segnato gli avvenimenti.
Dalla guida che pubblichiamo in calce tratto da “Crispiano Miscellanea – Comune di Crispiano 1993”, si evince quanto materiale prezioso è andato perduto per negligenza di chi, in tutti questi anni, aveva ed ha il dovere di salvaguardarlo.
A proposito di monumenti, devo dire che i tempi cambiano veramente tanto, ricordando che negli anni ’70 si creò un movimento contrario alla realizzazione di un monumento ai caduti a Crispiano, riuscendo alla fine a far sciogliere il comitato appositamente costituito. Le somme raccolte vennero destinate dall’Amministrazione Comunale ai terremotati, continuando a celebrare il 4 novembre davanti alla lapide dei Caduti, apposta tutt’ora sulla facciata del Comune.
Ci volle il commissario De Carlo nell’84, per erigere l’attuale monumento, facendolo dedicare con lungimiranza “ai Caduti di tutte le battaglie”.
Ora l’Ansi (Associazione Nazionale Sottufficiali d’Italia), constatata la infelice localizzazione ove si trova attualmente e forse anche avvertendo “la concorrenza”, vorrebbe che il monumento venisse allocato nella piazza centrale.
Tornando all’autonomia, nel 1990, venne celebrato solennemente il Bicentenario della Crispiano moderna, proprio il giorno del 14 novembre, con la partecipazione di sindaci, consiglieri comunali, commissari e segretari comunali, dalla data dell’autonomia stessa.
In tale circostanza il sindaco Pizzigallo propose, ricevendo il consenso di tutti i presenti, di convocare ogni anno, nella ricorrenza dell’autonomia, un consiglio comunale aperto a vecchi e nuovi amministratori, di maggioranza e minoranza, allo scopo di fare un bilancio “sereno” delle cose realizzate e da realizzare, per continuare l’opera di crescita e di progresso civile, culturale, sociale ed economica del paese, iniziata e proseguita dagli amministratori succedutisi.
Non è difficile pensare il perché questa cosa non è stata mai fatta, pur essendo una proposta valida che avrebbe, una volta tanto, dato alla massima assise cittadina, il riconoscimento del tanto abusato titolo di “fiore all’occhiello”.
Bisogna allora ancora sperare con le parole del primo sindaco Mancini, riportate nella presentazione del suo scritto “Origine e vicende del Comune di Crispiano”, ove dice: “…Svegliarsi ed avere la sua storia, per spingere all’incivilimento la popolazione, poiché ove è storia è civiltà. La speranza di non aver fatto opera vana ed inutile per gli studi storici locali, rilevando le antiche origini di Crispiano e riportando minutamente lo svolgimento delle diverse pratiche, svolte per circa un trentennio, per giungere alla sua autonomia amministrativa, è certo il miglior compenso morale, al quale possa aspirarsi…”.
Fonte: Michele Annese