CRISPIANO – “Iniziai a preoccuparmi; faceva freddo, troppo freddo per lui e poi non c’era il mare, non c’era il sale, il vento, quel vento, carico di odori che lo rassicuravano, le cicale”. Sono questi i pensieri che danno il via al viaggio dell’anziano protagonista del racconto “L’ulivo” di Antonio Caiulo. Lo scrittore brindisino ha presentato il racconto insieme ad un cortometraggio dallo stesso titolo al caffè letterario “Altrove” di Crispiano.
“L’Ulivo” è una storia del nostro tempo e della nostra terra. Parla infatti di un anziano pugliese, che attraverso i propri ricordi, ripercorre la sua vita attraverso il legame che lo ha da sempre legato ad un maestoso albero di ulivo. Un esemplare gigantesco, come può esserci solo in Puglia e che diventa per il protagonista, sin da bambino, una sorta di confidente. L’ulivo scandisce così tutti i momenti salienti della sua vita, divenendone testimone muto, ma partecipe. Una realtà quasi bucolica, che a volte rasenta il panismo, descritta con toni delicati ed uno stile fortemente “visivo”. All’improvviso, in tutto questo, l’irrompere dell’elemento di rottura: l’ulivo viene espiantato. Uno sradicamento non solo dalla terra, ma anche dal cuore del protagonista. L’uomo si mette così in viaggio alla ricerca del suo “amico”, che troverà trapiantato suo malgrado in una ricca villa di una fredda e troppo distante Milano. Un racconto che non è solo un viaggio nell’animo umano, ma soprattutto una denuncia di un fenomeno oramai troppo diffuso nelle nostre terre. L’espianto dei secolari ulivi, che vengono poi portati nei giardini di ricche ville del Nord è infatti una triste realtà.
A rimarcare la crudezza e la brutalità di quella che è già divenuta una sorta di “moda” (fa così chic avere un ulivo pugliese nel proprio giardino, poco importa se la pianta non è nel suo habitat naturale), Caiulo ha realizzato suggestivo cortometraggio dalla bellissima fotografia, per la regia di Daniele Bottiselle. Un filmato – denuncia particolarmente toccante che ha regalato una serata densa di emozioni, a chi, come l’autore, sente forte il legame con la propria terra ed ha radici profonde che non possono essere estirpate. Proprio come quelle di un ulivo.
Fonte: Paola Guarnieri