MEDICINA E FEDE

Grande interesse ha suscitato il seminario di studio “La Medicina e il Sacro – il miracolo della guarigione tra scienza e fede”, organizzato dall’Accademia di Storia dell’Arte Sanitaria, che ha in Crispiano, presso la Chiesa Vecchia, il suo centro per la Puglia.
Il numeroso pubblico presente ha potuto godere delle magnifiche relazioni degli esperti don Saverio Calabrese, che ha dissertato su “Teologia e scienza di fronte al miracolo”; avv. Angelo Bello su “I santi taumaturgici Cosma e Damiano”; prof.ssa Raffaella Bongermino su “Il pellegrinaggio come ricerca della guarigione”. A far le veci dell’arch. Mario Cazzato, assente per lutto familiare, il vice presidente nazionale dell’Accademia dottor Gianni Jacovelli su “S. Antonio del fuoco e S. Paolo dei serpenti”, coordinate dal dottor Martino De Cesare.
Questa la sintesi elaborata da Anna Sorn, presente all’incontro.
Portando il saluto dell’autorità, l’ass. alla Cultura del Comune di Crispiano Cosimo Di Roma ha detto, tra l’altro, che la cultura può essere resa viva anche attraverso la crescita di un progetto come quello portato avanti con tanto impegno dal dottor De Cesare e dal Centro da lui rappresentato.
Mentre sullo schermo scorrevano le diapositive della mostra documentaria “La medicina e il sacro”, inaugurata nella Chiesa Vecchia il 19 gennaio scorso, don Saverio, parroco della Chiesa Madre Maria SS. della Neve, ha esordito dicendo che è impossibile trattare esaurientemente in pochi minuti un tema sul quale si è argomentato per 2000 anni e i cui elementi, Teologia – Scienza – Miracolo, non sempre sono stati in armonia tra loro, ma spesso divisi e perfino in conflitto.
“L’unico approccio possibile – ha detto – è quello semantico” e per questo ha proposto una esplorazione dei termini e dei concetti sottesi, partendo dai primordi, passando per Platone e Aristotele, e giungendo a cosa si intende nel Cristianesimo per Teologia, che è analisi scientifica del discorso su Dio, quindi scienza divina e la Scienza, che, da sapere che va alla ricerca delle cause che sono universali, con l’età moderna segue altro orientamento.
Il Miracolo – ha aggiunto – si inserisce tra l’una e l’altra e viene studiato da sempre come qualcosa che affascina e stupisce. Vari i termini che lo definiscono: portento, prodigio, stupore, segno ecc.
Per S. Agostino il miracolo non è sospensione delle leggi della natura; per S. Tommaso è intervento straordinario di Dio; la Scienza constata il fenomeno ma non si pronuncia. Cos’è allora il miracolo?
E’ certamente qualcosa che cambia radicalmente il nostro modo di vivere, è l’espressione dell’amore di Dio, che, attraverso il sacrificio di Suo Figlio, ci apre alla salvezza.
L’avv. Bello ha detto che la devozione ai due santi taumaturghi Cosma e Damiano è profondamente radicata nel Meridione ed anche nel nostro territorio. Quali testimoni del Maestro e Martiri per la Fede, essi sono invocati nel bisogno, non solo spirituale ma anche fisico e materiale. Le malattie, nell’antichità, erano considerate un segno della punizione divina e i sacerdoti erano gli unici che potessero curarle. Si invocava il loro aiuto anche dopo la loro morte e perciò i corpi dei santi sacerdoti erano conservati con cura nelle tombe, che diventavano luogo di pellegrinaggio e di preghiera, così come le loro reliquie che, traslate in luoghi diversi, ne diffondevano il culto.
L’avv. Bello, storico attento e preciso, ha fornito ai presenti un minuzioso excursus biografico e geografico dei due santi, esaminando le origini certamente orientali e il luogo dove furono sepolti, Roma nel Foro Romano, sul tempio di Romolo e dei Dioscuri.
Durante la vita essi curavano senza pretendere nessuna ricompensa e, dopo la loro morte, molti centri del meridione elencano miracoli avvenuti per intervento dei due santi, fratelli fra loro e medici valenti. In Puglia il culto arrivò durante il periodo greco dell’iconoclastia e gli sopravvisse. A Crispiano si diffuse nella seconda metà del ‘700, proveniente da Alberobello, dove già si era soliti andare in pellegrinaggio a piedi, per la festa onomastica.
Fino al 1975 anche per le vie di Crispiano si svolgeva una processione in onore dei due santi, Compatroni del paese, e c’era un regolare comitato per i festeggiamenti.
In alcuni dei luoghi di culto dei santi (Bitonto, Alberobello, Isernia) si seguiva anche il rito dell’incubatio: in un luogo, coperto con una pelle generalmente di montone, deputato alle preghiere di intercessioni particolari, quali, ad esempio, la fertilità per le donne sterili, il penitente si addormentava, pregando che i santi gli venissero in sogno e concedessero la grazia richiesta.
Direttamente derivante dal culto dei santi guaritori era il “pellegrinaggio”, argomento trattato dalla prof.ssa Bongermino.
La ragione per cui si facevano (e si fanno) i pellegrinaggi era finalizzata alla guarigione da una malattia, ma anche al perdono dei peccati.
Un tempo esistevano precise viae peregrinorum, distinte in maiores e minores. Le grandi vie dei pellegrinaggi erano la Francigena e la Longobarda.
Ambedue, seguendo diversi itinerari, giungevano a Brindisi da dove, via mare, si dirigevano in Oriente. Lungo tutto il percorso, ogni 40 km., esistevano dei luoghi di sosta, per consentire ai viaggiatori di raccogliersi in preghiera, ma anche di rifocillarsi, riposarsi o curarsi. E’ per questo che (come recentemente è stato scoperto proprio a Laterza, ma luoghi simili esistono per tutta la lunghezza della Puglia), coesistevano una chiesa o cappella, un ospizio per i pellegrini, una spezieria.
Chi intraprendeva il viaggio penitenziale, oltre alle intenzioni, doveva seguire, anche esteriormente, regole precise: indossava la schiavina (veste), portava un bastone a doppia punta per difendersi dagli animali e dai malintenzionati, una bisaccia non eccessivamente capiente ma dalla bocca grande “per dare ed avere” agevolmente, un cappello su cui appuntava i segni specifici dei luoghi visitati e un’ampolla dove conservava i liquidi sacri.
La Puglia, recentemente, è stata dichiarata dall’Europa “tramite tra Oriente e Occidente, asse devozionale attrezzato, depositaria del patrimonio devologico” proprio per i numerosi luoghi di culti euromediterranei, che esaltano la cultura e la religiosità del suo territorio.
Il dottor Jacovelli ha delineato la personalità dei Santi Antonio e Paolo, tracciandone gli itinerari cultuali.
Interessante è stato il riferimento ai cosiddetti “posseduti”, che, nel Salento soprattutto, ma anche in altre aree meridionali, sono legati a fenomeni di grande rilevanza religiosa ed etnologica.
Nel concludere il suo intervento, ha espresso il suo compiacimento per l’accuratezza delle relazioni e l’alto profilo dei relatori, promettendo la pubblicazione degli atti di questo seminario, rivelatosi evento di grande portata culturale.
“Si potrà fare ancora molto – ha detto tra l’altro – il contributo delle idee e quello dell’ascolto è significativo e Crispiano è già punto di riferimento per tutto il Meridione. Sarebbe auspicabile un consorzio di comuni, che contribuisse alla crescita del Centro e alla realizzazione di progetti ancora più ambiziosi”.
Il dottor De Cesare, salutando infine i presenti, ha dato appuntamento a fra due, tre mesi con ulteriori e interessanti proposte.

Fonte: Michele Annese