DIALETTO

Le scuole elementari, medie e istituti tecnici commerciale e alberghiero di Crispiano, hanno presentato nel Teatro Comunale, a conclusione dell’anno scolastico 2007-2008, un progetto riguardante il dialetto locale.
“Un anno – ha detto il prof. Romandini – pieno di progetti, che ha visto lavorare in stretta collaborazione gli istituti scolastici di Crispiano, certamente per accedere più agevolmente a preziosi finanziamenti, ma soprattutto per contribuire alla realizzazione di un percorso didattico comune, in atto su rete, denominato Scuole Aperte”.
E poi “l’iniziativa ha raggiunto risultati oggettivamente buoni: ciò che si è fatto mira, tra l’altro, alla conservazione della memoria storica e questo è un servizio di utilità pubblica, degno di essere conosciuto e pubblicizzato”.
Dello stesso avviso la dirigente della scuola media, dott.sa Sturino, la sua vicaria prof.ssa Garramone e la vicaria del dirigente prof.ssa Sforza dell’Isiss di Crispiano, in festa quest’ultimo anche per il decennio della sua autonomia.
Ad introdurre il programma dei festeggiamenti veri e propri, dei quali i giovani allievi sono stati protagonisti assoluti, è stato organizzato uno spazio culturale di dibattito sul vernacolo crispianese, denominato “Crispiano tra passato e presente”.
Vi hanno partecipato, insieme ai dirigenti scolastici, lo storico prof. Lino Bello; Michele Vinci, autore di commedie in dialetto e organizzatore di eventi in tema; Franco Santoro, ricercatore di detti e proverbi antichi e autore da 3 anni de “U calèndarje nustre”.
Invitato, ma assente per impegni legati al suo ufficio sacerdotale, don Romano Carrieri, parroco di S. Simone, autore di molte opere su Crispiano e fautore di una particolare scrittura dell’idioma crispianese.
Presente tra i tanti ospiti, a rappresentare l’autorità pubblica, i neo assessori alla Cultura Giampiero Ricci e ai Servizi Sociali Maurizio Conserva.
Il coordinamento è stato dell’ins. Anna Sgobbio, appassionata studiosa e paladina della regolamentazione della “lingua” crispianese.
Alla sua domanda “a quale dialetto si avvicina di più la “parlata” crispianese?”, il prof. Bello ha risposto, con approfondita documentazione storica, che tutta una serie di lingue, dalla greca alla francese, ha costruito il “crispianese” e anche l’influenza di molti dialetti dei paesi viciniori.
L’area di appartenenza è senz’altro quella del grande Salento, al cui interno però Crispiano rappresenta un’isola assolutamente particolare, per avere subito l’influenza dei popoli Messapi, antecedenti ai Greci stessi e che l’abitarono nell’antichità.
E ha aggiunto che “conservare il dialetto quanto più possibile nella sua integrità originale, è l’impegno del presente, perché conoscerlo vuol dire appropriarsi della propria cultura storica”.
“E’ necessario – ha incalzato – che le forze si uniscano e si giunga ad una elaborazione ortofonetica univoca e alla creazione di un vocabolario e di una grammatica, utili a far comprendere il nostro dialetto anche da chi non lo conosce o da chi è addirittura forestiero”.
Franco Santoro ha ricordato l’occasione, nel 1979, che lo iniziò “scientificamente” all’idioma e alle tradizioni di Crispiano. Per incarico del direttore della biblioteca, potè affiancare i due assistenti inviati dall’Università degli Studi di Bari che volevano studiare il crispianese ritrovato in una traduzione della parabola del figliol prodigo, risalente al 1964. Da allora lo studio delle tradizioni è diventato per lui un impegno etico.
Michele Vinci ha indirizzato il suo intervento direttamente ai ragazzi, coinvolgendoli nel gioco della memoria, che è poi quello che propone nelle sue commedie, dove non solo l’idioma viene esaltato, ma anche la tipicità e l’identità. Per loro e con loro ha già organizzato, con grande successo, una 1° rassegna di poesia in vernacolo “Parle come t’ha fatte mamete” ed ha promesso la realizzazione di una 2° altrettanto bella.
A conclusione degli interventi, il direttore della biblioteca ha proposto la costituzione di un comitato scientifico, per addivenire a regole comuni, per lo scritto e la comprensione del dialetto crispianese. Un comitato al quale oltre all’assessore alla cultura e ai vari fautori del dialetto locale, faranno parte docenti dell’università ed esperti.
Successivamente è stato presentato un saggio dei piccoli corsisti di musica che hanno coraggiosamente duettato con i musicisti della Banda locale, diretta dal maestro Bolognini, recitato versi di Giorgio Di Presa e fatto ala a quelli di Marisa Tagariello; hanno cantato il “Grande Sud” di E. Bennato e la bellissima “Crispiano mia” di Giorgio Di Presa, con la voce di Vito Santoro; hanno ballato scatenate pizziche e infine, compunti e commossi hanno chiuso, il pubblico tutti in piedi, con l’inno nazionale che la Banda ha eseguito con intensità. Regista della deliziosa performance l’ins. Rosa Laddomada.
Poi, finalmente, i piccoli artisti e i loro numerosi compagni hanno assaltato le tavole imbandite di dolci, preparati dagli allievi dell’alberghiero.
Tutti i partecipanti alla grande festa della Scuola hanno potuto ammirare anche gli artistici mosaici realizzati dagli studenti ed esposti all’entrata del Teatro, ispirati ai più caratteristici scorci o ai più tipici riferimenti storici del territorio crispianese.

Fonte: Michele Annese