I miracoli di padre Pio

Il grande assente manca da quarant’anni. Eppure è lì, dietro una teca di vetro, visibile da tutti. Reale e credibile nonostante la maschera di cera per conservarne le spoglie, nonostante i flash che impazzano nella cripta della chiesa, le migliaia di statue industriali e la grande fabbrica del turismo religioso, fonte di polemiche sul suo presunto carattere pagano.
San Pio da Pietralcina, o più facilmente padre Pio: data ufficiale da calendario canonico, 23 settembre. Oltre un milione di fedeli sono già stati in pellegrinaggio a San Giovanni Rotondo per visitare le spoglie del santo con le stimmate. Lo scorso 24 aprile, dopo quarant’anni, la salma di padre Pio è stata riesumata ed esposta alla pubblica venerazione.
Il paese più fortunato della Puglia è ancora un cantiere aperto. In costruzione la Casa di riposo per sacerdoti anziani di tutto il mondo. Da aggiustare nuovamente le campane volute dall’archistar Renzo Piano alla destra della nuova grande chiesa. Tutto da decidere il futuro dei 140 hotel con annesse sale ricevimento costruite a ridosso del Giubileo del 2000. Dallo scorso aprile e fino all’ottobre 2009 il lavoro è garantito. E quando le spoglie del santo saranno traslate nelle nuova cripta della chiesa grande? Quando, come prevedibile, scemerà il grande afflusso di turisti di questi mesi, cos’altro resterà da fare agli imprenditori di San Giovanni Rotondo?
La visita da padre Pio inizia cinque mesi prima. Prenotazione gratuita già fissata. Appuntamento alle ore 11,00 del 22 agosto, entrata laterale della chiesa Santa Maria delle Grazie. La fila vera è dietro l’angolo. I non prenotati scottano sotto al sole caldo. Lì l’attesa durerà non meno di due ore. Poi finalmente dentro. Il corpo del santo è attorniato dalle persone. “Una foto e camminare”, incita il servizio d’ordine. Si transita di fronte al santo del secolo pigiati, lentamente, ma inesorabilmente. Nessuna scena di isteria, neppure tra le persone più anziane. Il pellegrinaggio continua attraverso il museo dedicato al santo. Le sue gesta, le sue parole, il suo stile di vita è lì chiuso nelle teche. I suoi cerotti intrisi di sangue, i vestiti santificati dalle stimmate, la sua cella, la sua auto che ha ormai le ruote sgonfie. Tutto è diventato reliquia, perfino i martelletti usati e i caschetti protettivi, di chi ha divelto la lastra di marmo che copriva in questi anni la grande bara, sono diventati oggetti di culto: la cosa più sconvolgente è un frammento sessanta per cinquanta centimetri di una zanzariera in ferro. Quella della finestra dalla quale si affacciava. Serve ad accrescere la fede nei suoi miracoli? Nessuna informazione ulteriore, invece, sulla visita di papa Giovanni Paolo II e di Madre Teresa di Calcutta sulle vecchia tomba di padre Pio. Cosa dissero in quella occasione, cosa lasciarono non è dato saperlo. Solo due foto giganti nella foresteria del nuovo santuario ricorda la tripletta di santi.
Si fronteggiano a San Giovanni Rotondo due modi di avere fede: “Beati quelli che crederanno senza aver visto”, come disse Gesù a Tommaso, contro il “grazie per avere nascosto queste cose ai sapienti ed averle rivelati ai piccoli”, rivolto da Cristo a Dio. Il popolo dei fedeli sceglie questo secondo modo, più spicciolo ma anche meno elitario.
La nuova chiesa di Renzo Piano è invece un gran bel vedere. Spettacolare, grande, arredata con pietra della vicina Apricena e legno chiaro. Forse è il miglior investimento per l’avvenire. Alla fine della fiera, si andrà a San Giovanni Rotondo per ammirare la seconda chiesa d’Italia per grandezza dopo San Pietro a Roma. Un po’ come a Bilbao si va a vedere il famoso museo contenitore. E poco importa ciò che sta dentro.
Nel ventre dell’enorme santuario viviamo il momento più commovente della giornata. Due piani sotto si arriva alla grande Sala Confessioni. Sono le 15,30 i confessori tardano ad arrivare. Si infilano alla spicciolata nei minuti successivi padri di ogni colore ed età. Dopo ore di giravolte qui i fedeli si riconoscono come tali. Due ordini di panche si fronteggiano in questa grande sala silenziosa. C’è poco da dire. Ognuno è con sé e i propri nei da ripescare in fondo all’anima. Di fronte si ha la certezza di avere altrettanti peccatori. Si scivola sulla panca in attesa del turno, avvicinandosi verso un confessionale scelto a caso. Infine arriva il momento, lungo, atteso. Chi c’è stato parla di un’umanità buona dietro ai semaforini sulle porte (rosso sta per occupato, verde-libero). Dopo la confessione, si torna su rinfrancati a seguire messa. Lì fuori, poi, toccherà impegnarsi ad essere agnelli tra leoni. Non sarà facile. Presi dal trantran di vita chi avrà tempo per rispettare i sacramenti del tempio?
Più in alto, più a destra rispetto al quartiere dei bottegai che vendono ‘padre pii’ di tutte le forme e per tutte le tasche, spicca l’ospedale Casa sollievo della sofferenza. L’eccellenza sanitaria del sud Italia, all’avanguardia per tutto. È il secondo miracolo della giornata a cui assistiamo.

Fonte: Cataldo Zappulla