“Soprannomi crispianesi”, è questo il titolo del nuovo libro di Don Romano Carrieri, sacerdote crispianese già autore di altre opere riguardanti il suo paese natìo. Il lavoro è stato presentato giovedì sera presso la chiesa di San Michele Arcangelo nella frazione di San Simone. Il grande assente dell’evento è stato proprio Don Romano, impossibilitato a presenziare per motivi di salute. Ha introdotto la serata il dottor Enzo Colucci, colui che aveva già presentato le precedenti pubblicazioni del sacerdote crispianese, ben otto e tra l’altro tutte datate 14 novembre: “È un lavoro che ci tocca nel nostro intimo – ha esordito – poiché si tratta dei soprannomi. Chi di noi non ha un soprannome? Per identificare un individuo da sempre a Crispiano le domande fatidiche sono state ‘Come ti chiami?’ per il nome, ‘Come ti metti’ per il cognome e, dulcis in fundo, ‘Come ti dicono’ per il soprannome.” Infatti, come ci ricorda l’autore nella prefazione, “spesso il soprannome prevaleva su tutti i connotati anagrafici o li soppiantava completamente perché quei dati ufficiali si rivelavano meno identificanti… Per questi motivi erano poco usati o trascurati del tutto e si ricorreva più comodamente al soprannome”. Questa meticolosa raccolta di circa 250 soprannomi crispianesi con tanto di riferimenti etimologici è stata possibile grazie all’aiuto del signor Pino Petracca a cui Don Romano ha dedicato il libro. A presentare il volume è stata il dirigente scolastico Anna Sgobbio, crispianese doc e amante delle sue radici. Ha cominciato il suo intervento con un simpatico appello con i soprannomi al posto dei cognomi a cui il pubblico presente ha risposto. Poi la Sgobbio ha messo in risalto l’intento pedagogico del libro e ha sottolineato come “oggi i bambini parlano l’inglese ma non il crispianese. Al massimo sorridono quando lo sentono parlare ai loro genitori. In questo paese si tende a non parlare più il dialetto o a parlarlo male”. Un vero peccato secondo l’insegnante poiché nel gergo tipico di un luogo “c’è la nostra storia e siccome se non c’è traccia scritta non ci può essere storia ritengo questa un’opera storica”. Nel suo energico discorso Anna Sgobbio, spaziando dalla sociologia ai problemi comunicativi delle nuove generazioni, ha fatto un appello: “Serve un comitato scientifico all’interno della Biblioteca Civica affinchè si conservi il nostro dialetto nella dizione originale. Per far ciò bisogna recuperare i nonni, coloro che hanno dentro di sé la vera lingua crispianese. Dobbiamo dare continuità al lavoro di Don Romano per fermare una volta per tutte il dialetto e non farlo evolvere in forme strane”. Nella parte finale della presentazione la Sgobbio ha analizzato l’etimologia di alcuni soprannomi evidenziando la cultura popolare di grande intelligenza che c’era alla base nella formazione degli appellativi. La serata è stata inframmezzata dalla lettura di alcune poesie in dialetto, raccolte in un volumetto allegato al libro, declamate da Giorgio Di Presa. Intanto è già prossima una nuova pubblicazione di Don Romano Carrieri, si tratterà di una vera e propria grammatica crispianese.
Fonte: Vincenzo Parabita