Di una sua eventuale entrata in politica dice che non gli interessa, perché lui è «soltanto un giornalista». Intanto presenta il suo ultimo libro con uno stile più da showman che da cronista.
Marco Travaglio è stato a Crispiano per promuovere “Per chi suona la banana”, edito da Garzanti e per discutere sul tema “Giustizia e legalità”. L’incontro è stato organizzato dalla sezione jonica degli “Amici di Beppe Grillo”, in collaborazione con la Pro Loco della cittadina delle cento masserie. Non solo crispianesi, comunque, tra coloro che hanno letteralmente gremito il cinema teatro comunale, a tal punto che, per gli ultimi arrivati, c’è stata solo la possibilità di assistere all’incontro dal maxischermo posto per l’occasione sul piazzale antistante la struttura.
Con uno stile istrionico, Travaglio ha toccato svariati temi: la social card, definita «insufficiente per le reali esigenze», il debito pubblico, «riconducibile a Craxi», l’inchiesta «Mani pulite», «che non può essere considerata l’inizio della guerra fra politica e magistratura, la quale sarebbe invece auspicabile», il caso De Magistris, in cui il ministro Alfano sarebbe intervenuto in modo inopportuno. Ma il vero leit motiv della serata è stato il presidente del consiglio Silvio Berlusconi, a cui non sono stati lesinati attacchi, sapientemente conditi con battute che hanno a più riprese suscitato gli applausi del pubblico. Sull’opposizione di centro-sinistra qualche accenno: dall’essere costituita da «diversamente concordi», all’opinione che serva «a salvare Berlusconi anche da se stesso». Insomma, giusto qualche stoccatina per salvare la par condicio.
«Chiedere giustizia non vuol dire essere giustizialista o giustiziere, non vuol dire essere amico dei giudici o parteggiare per qualcuno, significa solo far bene i propri interessi», ha affermato su quello che era il tema portante dell’incontro. Ed ha concluso con l’auspicio che «prima o poi i cittadini si ribellino». PAOLA GUARNIERI
Fonte: Paola Guarnieri