Un mozione consiliare con la richiesta alla maggioranza di agire per la salvaguardia degli interessi pubblici, adottando i provvedimenti necessari al decollo del consorzio “Le Caselle” di Crispiano. A presentarla sono stati Giuseppe Scialpi, Giuseppe Bennardi e Pietro Ettorre, del gruppo consiliare “ Per Crispiano”.
Una mozione “forte”, in cui il gruppo di minoranza inchioda l’amministrazione Laddomada alle proprie responsabilità, muovendo da precise premesse. Prima fra tutte, la concessione del permesso a costruire rilasciata dal commissario ad acta, architetto Paolo Caramia, a cui è seguita una cerimonia pubblica, con i rappresentanti istituzionali della Provincia di Taranto e del Comune di Crispiano. E qui la prima stoccata: i tre consiglieri presentatari della mozione affermano che è stato proprio il presidente della Provincia ad aver dichiarato «che solo attraverso i poteri sostitutivi della stessa Provincia è stato possibile sbloccare il cantiere,vista l’inerzia degli uffici comunali preposti».
Una dichiarazione che, continuano Scialpi, Bennardi ed Ettorre, «implicitamente mette di fatto in cattiva luce la stessa maggioranza di governo locale, incapace di assecondare le legittime aspirazioni di sviluppo della comunità e più volte caduta in contraddizione con se stessa».
Ed affondando ancora di più la lama, i consiglieri di opposizione, rimarcano invece la propria di posizione: «Le forze politiche di minoranza in più occasioni hanno votato favorevolmente in consiglio comunale sull’argomento in questione, avendo il dovere primario di perseguire il bene pubblico, salvaguardando gli interessi comunali».
Per concludere con la richiesta al sindaco e alla giunta di «predisporre al più presto gli atti necessari consequenziali, al fine di salvaguardare gli interessi pubblici preminenti». Senza però prima tralasciare l’affondo finale, la valutazione della «gravità delle dichiarazioni del sindaco che, a proposito del rilascio del permesso a costruire a favore del suddetto consorzio, ha affermato che la modifica della convenzione doveva essere approvata in consiglio comunale».
PAOLA GUARNIERI
Fonte: Paola Guarnieri