San Possidonio: da Crispiano a Mirandola, verità o leggenda?
Relazione del prof. Angelo Carmelo Bello, tenuta nella Torre Mininni nell’ambito della mostra documento allestita in omaggio al Generale Giuseppe Messina.
All’appuntamento del 30 Luglio erano presenti l’arch. Todaro, presidente dell’associazione Italia Nostra per Taranto e fautore con l’Ente Comune di Crispiano, l’Assessorato alla Cultura. La Biblioteca Civica “C. Natale”, col direttore Annese ed il vice-sindaco Magazzino, in veste di elegante coordinatore, dell’ultima giornata – omaggio al Generale Messina.
Protagonista indiscusso questa volta il prof. Angelo Carmelo Bello, studioso ed esperto valentissimo di storia locale e non solo.
Argomento “ San Possidonio: da Crispiano a Mirandola, verità o leggenda?”.
Ad introdurre la relazione in tema, la presentazione e la disposizione grafica di una ricerca dello stesso prof. Bello, approntata in soli 15 giorni, ma particolareggiata e “puntigliosa” al punto da indurre l’arch. Todaro ad espressioni di grande plauso nei riguardi dell’autore, che contribuisce a definire la Torre “luogo d’incanto” e “isola all’interno di Crispiano”. “In più è negli auspici a breve una ricognizione di tutti gli scritti che sono stati fatti su Crispiano e di una pubblicazione che possa restare a futura memoria delle generazioni presenti e future”, ha detto il dottor Magazzino, proprio perché la memoria e la storia passata possano interagire con la realtà attuale del territorio, altrettanto interessante, e aprirsi, insieme ad occasioni concrete di conoscenza e di valorizzazione.
Esiste, sul confine con Massafra, una Cripta, per la cui posizione geografica si sono interessati il prof. Fonseca, il prof. Caparra ed ora il prof. Bello.
Intatta per 15 secoli, negli anni ’80, dopo la pubblicazione di studi inerenti al luogo, subì clamorosi sfregi e deturpazioni.
Le sue origini risalgono intorno al 500 d.C.
Cripta è termine quasi limitativo se si pensa che Crispiano si può definire “paese nato in grotte”.
Infatti fino al 1850 non esistevano case in muratura, ma grotte, rifugio per gli animali, abitazioni per gli uomini, luoghi sacri per il culto.
La Cripta di San Possidonio si trova nella lama di Broja o lama di Rose, teatro più tardi delle scorribande dei briganti, su un tratturo di collegamento tra l’Appia e la Traiana.
All’esterno solo una pianta di fico emergente dal lucernario ne suggerisce l’esistenza.
Nei pressi del lucernario, un pressatolo con pozzetto di decantazione, riporta a riti taumaturgici nei quali venivano spremute olive il cui olio serviva a ravvivare le lucerne.
Sull’architrave, ma un po’ in tutte le pareti dei vari locali, sono incise croci di stile greco e latino.
L’ingresso si innesta con un arcosolio, una nicchia cioè che conserva tracce di colore che fanno pensare all’esistenza di affreschi.
In effetti c’era un trittico formato da una figura centrale con un nome scritto, che lo studioso Luigi Abatangelo è riuscito a leggere, e le teste di S. Eleusippo e di S. Menelippo sulle parti laterali, poi scalpellate e portate via.
Probabilmente la figura centrale è il vescovo di Calamo, biografo di S. Agostino o un eremito o un altro vescovo.
5 sono le ipotesi sulla figura di S. Possidonio.
Ma l’aspetto più interessante della Cripta è sì la dedicazione, che sottintende la presenza di un grande santo con una storia complessa e di raro fascino, ma anche la finalità di un simile luogo non aperto alla comunità, ma riservato alla conservazione di una reliquia, forse ad un luogo di sepoltura, quale pare sia la parte terminale di una navata, alla quale si accede attraverso molti piccoli corridoi e che consiste in una grotta naturale non scavata come il resto del comprensorio, con accesso diretto ad un altare alla latina, il cui abside conteneva un’immagine di Cristo con la Madonna da una parte e San Giovanni Battista dall’altra, addossato al muro.
Rimangono sulle pareti a destra della navata, tracce di un dipinto, forse di un vescovo ( con il pallio e la casula e di una scritta: santo, in greco e di una croce a 8 braccia.
Le croci, tante, sono certamente ricordo di pellegrinaggi. Le nostre zone, così come Laterza, si trovano sul percorso dei pellegrinaggi che si dirigevano in Terra Santa.
Erano luoghi di sosta per rifocillarsi e riposarsi dalle fatiche del viaggio, ma anche luoghi da cui trarre conforto spirituale.
Quanto al periodo, le date coincidono.
Le masserie ipogeiche come quella risalgono al V secolo e, secondo lo stile architettonico seguito in Africa, per la fuoruscita del fumo c’è solo un foro, perché la tecnica costruttiva del camino non era nota.
A sinistra dell’abside c’è un masso con il graffito di un cavaliere, che potrebbe essere stato Ludovico II , che forse traslò le reliquie del Santo prima in Germania, poi le dette in dono alla contessa Berta.
La storia è complessa e lunga, ma è certo che quelle reliquie si trovano ora a Mirandola, dove pare che giungessero da parte di un nipote di Carlo Magno dall’Apulia.
Il culto per il Santo è molto diffuso da quelle parti e c’è perfino un paerse che ne porta il nome.
Quando Romano Gualdi e Carlo Federico Teodoro, giungono da Modena a Crispiano, in occasione della Mostra delle Cento Masserie, vennero a conoscenza della Cripta di San Possidione, ritornati nel loro paese, ne diffusero la notizia.
Nel 2000 una delegazione giunse a Crispiano per prenderne atto personalmente.
Il prof. Bello fece loro da guida e da mentore e per questo, fu invitato ad un convegno, tenutosi là il 12/13 dicembre, i cui atti saranno pubblicati nei prossimi mesi.
C’è un filo dunque che collega saldamente Crispiano a Mirandola.
Il lavoro di ricerca e di confronto continuerà.
A Mirandola c’è una Fondazione che se ne interessa seriamente.
A Crispiano si potrebbe fare qualcosa.
Anche questa è una pagina importante della storia del nostro comune, che potrebbe essere non solo riletta, ma aggiungere ricchezza al patrimonio di beni culturali che piano piano stanno riemergendo dal buio.
Il prof. Bello è uno dei più intelligenti e meticolosi cercatori e scopritori di “ perle “ simili e a lui, per tutti, va la nostra riconoscenza.
L’artista crispianese Francesco Pannofino l’ha voluto personalmente omaggiare col dono simbolico di uno dei suoi “Anelli del Buon Augurio”, sul quale ha inciso una simbolica rosa di speranza…. Tutti i presenti lo hanno calorosamente applaudito.
Qualcos’altro dovrà però essere fatto!
Crispiano, 1 agosto ’10
Fonte: Michele Annese