Una notizia pubblicata su Crispianonline (10 agosto u.s.) inneggiava al solleone per le sue capacità di far notare le cose in modo nitido. Noi, non siamo rimasti convinti di queste peculiarità astrologiche. Infatti, le esternazioni; i comunicati e le interrogazioni consiliari estive, fanno pensare ad altre e scontate riflessioni. Le realtà della nostra contemporanea politica nostrana, fanno meditare su proclami mielosi e impegni volontarieggianti.
I cafoni di Ignazio Silone, della sua Fontanamara, pronunciavano: “se è gratis, c’è l’inganno”.
I Crispianesi, hanno appreso con sano divertimento dalla “vox populi”, i dubbi legittimi che ad alcuni ha suscitato l’area della torre Mininni e, se nella stessa area ci sarebbero degli interessi celati ad ok, consentendo gli stessi citati sopra, a dichiarare: “che il danno è…” – suggerendo tra l’altro- l’acquisto della torre Cacace.
Per dovere di cronaca dovremmo riferire che già circa cinque anni or sono, la torre Cacace fu oggetto di altri mielosi e nebulosi proclami, giusto per invaghire i Crispianesi ed assicurare passerelle da cabaret, ai soliti noti.
Quella non mai considerata “maggioranza silenziosa crispianese”, che possiede l’unico pregio di rimanere silenziosa, ritiene invece, che è arrivato il momento di farla finita con promesse simili a quelle fatte all’asino di Tibshen, che non raggiungeva mai il mannello di fieno posto davanti ai propri occhi.
Da molto tempo a Crispiano, ci si trastulla con una o più torri, con una o più cripte, con uno o più santi in catalogo, come San Possidonio insegna. Ben volentieri, di volta in volta, si denuncia lo scempio perpetrato al nostro patrimonio culturale, arroccandosi l’esclusività della conoscenza, si riesce ad umiliare Crispiano.
Lasciamo volentieri raccontare la storia agli storici, che raccontano la storia senza aver visto e, senza conoscere il terreno che calpestano.
Riferiamo qui di seguito una massima del filosofo Giordano Bruno “: La sapienza e la giustizia cominciarono ad abbandonare la terra allorquando, i dotti, cominciarono a usare la loro dottrina a scopo di lucro. Noi, ci rendiamo conto che anche gli storici e gli intellettuali oltre ai politici, devono mangiare e vestirsi. Questo, ci consente di avvertire sempre di più, la sensazione che il vero senso del gratuito va scomparendo e, tutto, viene compiuto secondo un calcolo esplicito o implicito. A Crispiano, capita a quel perbenismo ammantato di ipocrisia, di sventolare la bandiera dell’impegno gratuito, ai Crispianesi invece, rimane il dubbio pronunciato da quei cafoni di Silone : se è gratis c’è l’inganno?
(foto di Giovanni Blasi)
Fonte: Francesco Santoro