Crispiano nel panorama rupestre
Relatore Roberto Caprara
Storico–Archeologo
Sala consiliare
venerdì 22 ottobre 2010 – ore 19.00
la cittadinanza è invitata
Cons. delegato alla cultura Sergio Sisto
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Roberto Caprara è nato a Massafra il 20 agosto 1930. Ha frequentato le elementari nella scuola di Piazza Corsica, appena inaugurata, le scuole medie, durante la guerra a Maglie e Gallipoli, il liceo nell’Archita di Taranto, l’Università a Bari, dove si è laureato in linguistica, avendo avuto a maestri Giovanni Nencioni, poi Presidente dell’Accademia della Crusca, e Giovanni Alessio, autore, insieme con Carlo Battisti, del grande Dizionario Etimologico della Lingua Italiana-. La sua tesi ebbe ad argomento il dialetto massafrese, di cui stabilì il fondo generale latino. Con modesti contributi greco-bizantini e germanici. Il vocabolario del dialetto massafrese fu pubblicato nell’Annuario dell’Università di Bari del 1955.Subito dopo la laurea iniziò la sua carriera di insegnante nel Liceo Archita. Ha insegnato anche nel Liceo Tito Livio di Martina Franca e nel Liceo Michelangiolo di Firenze. Dal 1947, insieme a suo fratello Attilio, fu fedele compagno di padre Luigi Abatangelo – che considerò sempre suo maestro – nelle visite alle chiese rupestri della provincia e, quando apparve chiaro che padre Luigi era stato colpito da un male che lo avrebbe portato alla morte, abbandonò la linguistica e passò a studiare l’archeologia post-classica nel Pontificio Istituto di Archeologia Cristiana di Roma e presso l’Istituto di Antichità Bizantine e Ravennati di Ravenna, dell’Università di Bologna. Dedicatosi professionalmente all’archeologia, soprattutto dopo essersi dimesso dall’insegnamento nel 1983, ha condotto una ventina di campagne di scavo e di ricerca in Puglia, in Toscana e soprattutto in Sardegna, dove ha vissuto per vent’anni.Legato tenacemente a Massafra e alla Puglia, pur vivendone lontano da quarant’anni, è stato, dagli anni settanta in poi, uno dei riconosciuti innovatori degli studi sui villaggi e le chiese rupestri, la cui cronologia era sin allora appiattita su un indistinto medioevo bizantino. Grazie ai suoi studi oggi sappiamo, ad esempio, che le chiese di San Marco e della Buona Nuova sono anteriori al VII secolo e quella di Santa Marina non più tarda dell’VIII secolo e che. nel Medioevo, nel villaggio di Madonna della Scala non c’era soltanto, come si scriveva normalmente, una economia agricolo-pastorale, ma vi si svolgeva addirittura un’attività siderurgica.Per questa ragione nella sua vasta bibliografia spiccano monografie su chiese rupestri massafresi. su quelle di Palagianello, di Taranto e Statte, di Castellaneta, di Sardegna, dove, prima del suo arrivo. le chiese rupestri erano completamente ignorate.Alieno dall’autopromozione per procacciarsi premi ed onorificenze, ha accettato il Premio Umanesimo della Pietra per la Storia” nel 2008 solo per rispetto agli studiosi che avevano votato il suo nome perché gli fosse assegnato.E’ profondamente convinto che l’Archeologia oggi non sia più una scienza sussidiaria, quasi un’ancella, della Storia, ma, soprattutto l’Archeologia medioevale, sia scienza storica a pieno titolo (l’archeologo medievista legge e interpreta i documenti esattamente come lo storico), ed ha pubblicato e commentato testi medioevali umbri. E’ suo un codice del 1464, il Quaterno del notaio Antonio Caricello, erario di Massafra che allora era città regia, non infeudata, e sede di un allevamento regio di cavalli, che gli ha consentito di disegnare un inedito profilo della vita economica, sociale, religiosa della comunità massafrese nel Quattrocento.
Fonte: Michele Annese