Nelle memorie scritte dal primo sindaco di Crispiano in occasione dell’autonomia (14 Novembre 1919) si legge che le origini del nostro paese sono concomitanti alla storia della città di Taranto sotto il dominio dei Romani dal 250 al 214 a.C.. Il nostro territorio appartenne al guerriero romano Crispius, dal quale in seguito il paese assunse il nome.
Gli scavi archeologici eseguiti nelle contrade Tumarola, Cacciagualani e recentemente nella masseria La Mastuola, testimoniano insediamenti all’epoca della Magna Grecia.
Nel XII secolo si rifugiarono nelle grotte del Vallone Lezzitello i Monaci Basiliani, lasciando affreschi raffigurante “Santa Maria di Crispiano”.
Il 22 Ottobre u.s. il Prof. Roberto Caprara storico ed archeologo, con una dotta relazione ha illustrato le particolarità e la rarità degli affreschi della Cripta ubicata nel centro urbano.
L’importanza storica di questo luogo dovrebbe rivestire attenzione da parte di tutti i Crispianesi e soprattutto dagli amministratori. Se non s’interviene da subito con restauri e, all’occorrenza con espropri, la Cripta a breve, diventerà come quella di contrada Carucci, ridotta a residui di calcinacci in decomposizione.
Si rivela urgente intervenire per restaurare e rivalutare gli affreschi in rione Castello, un luogo, patrimonio di tutti e non solo dei Crispianesi.
Se si perderà altro tempo, sarà obbligatorio rifarsi alla canzonetta scritta per il signore de la Palisse: “ morì davanti a Pavia/ ma un quarto d’ora prima era in vita tuttavia”. Così per gli affreschi di Santa Maria di Crispiano, a breve, si potrà ingenuamente dire: gli affreschi c’erano, e adesso non ci sono più. Amara realtà quest’ultima, accaduta alla Cripta di pozzo Carucci, dove pazienti vandali sono riusciti ad asportare gli affreschi. Nel frattempo, “fantasiosi storici” hanno proposto fantasie per innalzare su ipotetici altari ipotetiche reliquie. Lapalissianamente, quegli affreschi di Carucci, non si possono più chiamarsi tali, destinati ormai alla decomposizione definitiva.
I nostri affezionati lettori, concorderanno certamente che le passerelle cabarettistiche, potrebbero tranquillamente andare in pensione e, il periodo dei “ belli” di turno, potrebbe terminare. E’ arrivato il momento – dal primo cittadino a tutti gli amministratori sino all’ultimo dei Crispanesi – di farsi interpreti per salvare la memoria delle nostre origini. Siamo convinti che è importante “ dire o mostrare“ ma superiore a questo, è, coinvolgere tutti, magari con sottoscrizioni popolari. Sperare o aspettare finanziamenti pubblici che si disperdono strada facendo, si darà ancora una volta l’occasione a furbi venditori di specchietti per allodole di praticare favoreggiamenti parassitari.
L’esperienza insegna. Il fenomeno “Consorzio delle Cento Masserie” non è avvenuto per merito di esosi fotografi o di fumo negli occhi venduto. Se Crispiano la possiamo trovare alla Bit di Milano o a “Rimini TTG”, su “ Mappa dei tesori di Puglia” presente al G8, o sulle maggiori riviste turistiche Italiane (Gambero Rosso- Fast Food – Class) tutto questo è avvenuto, perché seri imprenditori hanno usato il loro patrimonio. I fotografi esosi e la vendita di fumo fatta da Ministri in maniche di camicia degli anni 80, di sicuro non hanno risollevato dall’abbandono e a rischio di conseguente crollo, decine di masserie del nostro territorio. Crispiano dove sei? … La potremo trovare in tutti i Crispianesi che si coinvolgeranno per il restauro della “MEMORIA” delle nostre origini, rendendosi consapevoli di quale patrimonio culturale abbiamo ereditato. Sembrerebbe inverosimile ed irrilevante ma, si tratta della nostra memoria e, la memoria è “sacra”. Restaurarla e all’occorrenza, destinarla al futuro delle prossime generazioni. Per essere, occorre “ Essere stati”. Mandare in pensione le fantasie sarà un atto meritorio di tutti i Crispianesi per diventare imprenditori di memoria. L’auspicio è quello che il nostro primo cittadino, diventi anche primo imprenditore della memoria culturale crispianese, così il Delegato alla Cultura, gli amministratori, e tutti i Crispianesi.
La Crispiano “ da Bere”, non sarà solo quella dei tarallucci e vino o, la preda del “ sant’effimero” festeggiato tutti i giorni. La prossima “estate Crispianese” non dovrà essere svolta principalmente all’insegna di rumorosi eventi che valgono quanto una fumata di sigaro. Sarebbe opportuno non perdere altro tempo. Gli amministratori Comunali e Provinciali, dovranno valutare i finanziamenti di una “sola estate” ed impiegarli per il restauro degli affreschi. Diventare imprenditori della nostra memoria sarà di certo un investimento per il quale le generazioni future potranno trovare Crispiano, dentro Crispiano. Noi, vogliamo evitare che i Crispianesi possano formulare la domanda: “Amministratori dove siete”?
Fonte: Francesco Santoro