Torna l’Happy Hour Culturale del Carpe Diem Art Cafè
Ospiti del locale crispianese la scrittrice Francesca Palumbo e il fotografo Giancarlo Pappone che presenteranno le loro opere.
Dopo la sosta natalizia torna l’appuntamento domenicale crispianese con l’Happy Hour Culturale del Carpe Diem Art Cafè. Questa domenica il locale di via Leopardi ospiterà la scrittrice Francesca Palumbo, autrice de “Il tempo che ci vuole” (Besa Editrice) e il fotografo professionista Giancarlo Pappone. Come consuetudine, l’evento, organizzato dall’associazione Adhara, dalla libreria AmicoLibro e dal Centro culturale Valle d’Itria, avrà inizio alle 19.00.
Nata a Bari, dove vive, la Palumbo è docente di inglese e ha già partecipato con successo a diversi concorsi letterari, arrivando spesso tra i finalisti o risultando vincitrice. Ama dedicarsi alla scrittura e il suo esordio letterario risale al 2008 con una raccolta di racconti dal titolo “Volevo dirtelo”. Quello che presenterà a Crispiano è il suo primo romanzo. Le protagoniste de “Il tempo che ci vuole” sono due ragazze: Monica Dionubile, una ragazza di 17 anni che vive con la madre Laura malata di depressione e Dunia Bonerba, figlia unica di Luca e Marina; i suoi genitori sono una coppia serena che regala sensibilità e spensieratezza a una ragazzina semplice, a tratti ingenua e molto legata a Monica, sua compagna di classe. Le due ragazze si completano a vicenda: la leggerezza di una si unisce alla complessità dell’altra, è come se tra di loro ci fosse un accordo di “mutuo soccorso” di cui, in realtà, è solamente la giovane Dionubile ad aver bisogno. Lei è così intristita e poco interessata alla sua vita da vivere alla giornata. È così profondamente sola e disillusa che anche l’avvenimento di aspettare un bambino, naturalmente non desiderato, è affrontato nella più completa apatia. Il ginecologo che segue distrattamente l’aborto è Carlo, marito di Giulia, amico di vecchia data di Luca e Marina, che racconta all’uomo di avere l’ennesima relazione extraconiugale. La donna per la quale ha perso la testa si chiama Roberta Mori ed è la psicanalista che ha in cura la madre di Monica. In questo disfacimento quasi totale, il porto franco di Monica è la casa di Dunia, dove ha la possibilità di conoscere suo nonno che, molto malato, ogni volta che la vede la scambia per la sua amata moglie Ornella oramai morta da tempo. C’è poi il rapporto speciale con il suo professore di lettere, Girardi, un docente atipico che ascolta i suoi alunni, li osserva e non si limita a etichettarli con un numero sul registro o un cognome da ricordare al momento dell’interrogazione. Testimone oculare delle storie di ognuno di questi personaggi è il barbone Lacca, un tenero clochard che costruisce piccoli portacenere colorati in latta e che ha un ruolo determinante nel destino di Dunia e Monica.
La scrittura della Palumbo si affiancherà agli scatti del fotografo di Statte Giancarlo Pappone. La fotografia è impressa nel suo dna: sin dagli anni ’40 infatti prima il nonno e poi il padre portarono avanti l’attività fotografica nella provincia di Taranto. Specializzato nella fotografia matrimoniale, Pappone ha però preferito allargare i suoi orizzonti artistici stando a stretto contatto con la natura. Ha partecipato a numerosi concorsi nazionali. Nel 2004 è arrivato terzo al concorso organizzato dalla Radiosa a Roma dedicato alle cerimonie matrimoniali. Nel 2008 ha ricevuto il premio per l’originalità dell’opera al concorso nazionale di Legambiente, “Il Ravanello d’Oro”. Nel 2009 vince il primo premio agli International Awards di Orvieto, partecipando con il Circolo fotografico “Controluce” di Statte, nel quale ricopre il ruolo di docente di Photoshop. Sempre nel 2009 vince il concorso nazionale “L’Italia a Taranto” con il primo posto nella categoria B/N e il terzo nella categoria Colori. Da quest’anno ha incentrato i suoi interessi nella produzione di libri fotografici legati ai paesaggi europei. Il primo è stato pubblicato su “Ilmiolibro”, interamente dedicato alla bellissima Scozia. In cantiere è pronta la seconda uscita legata, invece, alla Lettonia e l’Estonia. È possibile trovare sue opere nella rivista per fotografi professionisti “Fotonotiziario”.
Fonte: Vincenzo Parabita