E’ ormai tutto pronto a Crispiano per la celebrazione della Giornata della memoria, che la Parrocchia Santa Maria della Neve, in collaborazione con il Comune e le altre associazioni, ha voluto incentrare quest’anno su Giovanni Palatucci, poliziotto italiano, ultimo questore di Fiume, ucciso nel campo di concentramento di Dachau a soli 36 anni.
Giovanni Palatucci nasce a Montella (Avellino) nel 1909 in una famiglia dalle salde radici cristiane (ha tre zii francescani, uno diventerà vescovo). Conseguita la laurea in Giurisprudenza a Torino nel 1932 rinuncia alla professione forense per entrare come funzionario nella Polizia di Stato, mosso dal profondo bisogno di mettersi al servizio del prossimo. Appena ventisettenne, viene assegnato alla questura di Genova e poi a quella di Fiume, città istriana ai confini della penisola: qui assume la direzione dell’Ufficio stranieri. Dopo l’entrata in vigore delle leggi razziali che espongono gli ebrei alla persecuzione, costringendoli alla diaspora, Giovanni Palatucci, insieme ad un manipolo di fidati collaboratori, fa di tutto per ritardare o disattendere gli ordini che gli vengono impartiti dall’alto, finalizzati alla sistematica oppressione degli ebrei. Così riesce a stendere, con abilità e coraggio, una rete di assistenza a favore dei profughi ebrei provenienti dall’Europa centro-orientale, ormai occupata dalle truppe tedesche. E’ stato calcolato che almeno cinquemila ebrei (ma il numero sale di certo dopo l’armistizio dell’8.9.1943) furono così sottratti miracolosamente alla deportazione nei campi di sterminio nazisti e quindi a morte certa. Grazie all’intervento costante e temerario di Giovanni Palatucci, altre decine e decine di profughi vengono muniti di permessi di soggiorno o di documenti di riconoscimento falsi per poter raggiungere più agevolmente la Svizzera, la Palestina (allora sotto protettorato inglese) o le coste pugliesi, già in mano alleata. In questo il poliziotto avellinese non è solo: suo zio, il vescovo Giuseppe Maria Palatucci, vescovo di Campagna (Salerno) asseconda i progetti segreti del nipote, accogliendo nel campo d’internamento allestito proprio a Campagna (oggi visitabile e stabilmente eretto a Museo con migliaia di foto e testimonianze su Giovanni Palatucci) le centinaia di profughi di religione ebraica che Giovanni continuamente gli raccomanda. Dopo l’8 settembre ’43 Fiume, come del resto tutta l’Italia, piomba nel caos più assoluto. Il questore di Fiume si dà alla macchia, Palatucci ne assume il posto, più che mai determinato a salvaguardare la dignità e il prestigio delle sue funzioni e a provvedere per la salvezza di quanti reclamano il suo aiuto. Ad uno dei suoi più stretti collaboratori che lo aveva esortato a scappare da Fiume per mettersi finalmente in salvo, Palatucci, indicando la bandiera italiana, risponde: “Dite a tutti gli amici che fin tanto che sventolerà quel tricolore io rimarrò qui al mio posto” (estate 1944). Sospettato dalla Gestapo, forse tradito da qualche delatore, è tratto in arresto con l’accusa di tradimento e rinchiuso nel carcere di Trieste, dove attende serenamente di essere giustiziato. La condanna a morte, tuttavia, gli viene commutata in deportazione e nell’ottobre del ’44 è trasferito nel campo di sterminio di Dachau (Baviera). Quattro mesi di stenti e di sevizie bastano a fiaccare definitivamente la resistenza di questo indomito poliziotto 36enne, che muore il 10 febbraio 1945. Il suo corpo viene precipitato in una fossa comune insieme a quelli di altre centinaia di ebrei. In vita e in morte Palatucci, fervente cristiano, terziario francescano, rimane dunque solidale con i figli di Israele. Appena poche settimane dopo gli alleati libereranno il campo di Dachau. Già nel 1953 a Tel Aviv gli vengono intitolati un parco e una strada, lungo la quale sono piantati 36 alberi, uno per ogni anno della sua giovane esistenza. Il 10.2.1955, nel decennale della sua morte, gli viene intitolata un’intera foresta della Giudea, non distante da Gerusalemme. Pochi mesi dopo, l’Unione delle comunità israelitiche italiane gli tributa la Medaglia d’oro alla memoria. Nel 1990 è riconosciuto e iscritto col massimo titolo nell’albo dei “Giusti tra le Nazioni”. L’Italia non può più ignorarlo. Lo “Schindler irpino” viene ricordato in diverse città, a iniziare dalla sua Montella (Av). Il presidente Oscar Luigi Scalfaro gli conferisce nel 1995 la Medaglia d’oro al merito civile. In seno alla Polizia di Stato nel 1999 viene fondata l’Associazione “Giovanni Palatucci”. Giovanni Paolo II, durante il Giubileo del 2000, inserisce Palatucci tra i martiri del Novecento. Due anni dopo il cardinale Camillo Ruini apre ufficialmente la procedura della causa di beatificazione di Giovanni Palatucci, attribuendogli nel 2004 il titolo di “venerabile”. Il grande pubblico inizia a conoscere il questore di Fiume grazie al film di Fabrizio Costa “Senza confini”, trasmesso dalla Rai nel 2001 e più volte replicato. Altre importanti trasmissioni su Palatucci sono state lo “Speciale Chi l’ha visto?” e “La storia siamo noi” di Giovanni Minoli, tuttora reperibili in rete.
PROGRAMMA DELLE MANIFESTAZIONI – CRISPIANO, giovedi 27 Gennaio 2011
“Giornata della Memoria su GIOVANNI PALATUCCI”
ore 18,00 – Chiesa madre “Santa Maria della Neve” – Santa Messa presieduta da p. Franco Stano, postulatore della causa di beatificazione di Giovanni Palatucci
ore 19,00 – Aula consiliare del Municipio – “EBBE COME CRITERIO IL CUORE”. Nel 150.mo dell’Unità d’Italia, il ricordo di Giovanni Palatucci, l’eroe italiano che salvò migliaia di ebrei.
Tavola rotonda: dott. Francesco Tagliente, questore di Roma – p. Franco Stano, postulatore – dott. Enzo Mangini, questore di Taranto – dott. Antonio Delli Noci, già questore di Matera, presidente ANPS Taranto – don Santo Guarino, cappellano della Polizia di Stato di Taranto – don Michele Colucci, parroco di Santa Maria della Neve, Crispiano – dott. Giuseppe Laddomada, sindaco di Crispiano. Modera il dott. Vincenzo Parabita, Associazione “Agorà”, Crispiano.
Fonte: Don Michele Colucci