Crispiano per l’Italia unita

Crispiano ha vissuto con solennità e grande partecipazione il 150.mo dell’unità d’Italia. Nella sala consiliare intitolata al compianto sindaco Giuseppe Giacovazzi si sono riunite le autorità civili, militari e religiose per commemorare, all’interno di una seduta solenne della massima assise comunale,l’importante ricorrenza. Presenti,oltre ad un numeroso pubblico,gli amministratori che in passato hanno reso il loro servizio al nostro Comune. Lasciando ad altri il compito di riassumere dettagliatamente i vari interventi,tutti apprezzati e applauditi,riportiamo qui di seguito quello tenuto da don Michele Colucci, parroco di Santa Maria della Neve, che ha proposto,con lievi modifiche,un testo di Sandro Lagomarsini apparso in prima pagina su “Avvenire” del 6 marzo scorso:
“Anche noi celebriamo oggi il 17 marzo, l’unità d’Italia. Anche noi questa sera celebreremo la Messa per la Patria. Pregheremo per questa Italia che era un’unica realtà attraversata da molteplici linee di scambi e parentele molto prima di essere un solo stato.Scorre lo stesso sangue nelle vene dei liguri e dei siciliani occidentali. Le genti del Sannio campano hanno da duemila anni parenti e discendenti a Massa Carrara. In Abruzzo,in Calabria,in Puglia e in Sicilia vivono gli eredi degli albanesi inviati da Skanderberg a metà del Quattrocento. Ringrazieremo Dio per la nostra lingua comune. Un fiorentino del Trecento,Dante,ha costruito con questa lingua un monumento della letteratura universale; un milanese dell’Ottocento,Manzoni,l’ha rimessa nel circuito popolare;a Natale,accanto al presepe,si cantano le strofe di un avvocato napoletano,sant’Alfonso. Pregheremo ricordando le maestranze che da ogni regione italiana,nel Sei e nel Settecento,sono andate ad abbellire Roma,Napoli,Ferrara e Venezia. L’Ottocento ha portato i carbonari veneti in Toscana e Liguria. Il Novecento ha visto le mondine abruzzesi e molisane nelle risaie piemontesi. I pescatori di San Benedetto del Tronto hanno circumnavigato lo Stivale per stabilirsi alla foce del Magra,tra Liguria e Toscana.Ricorderemo il popolo del Sud che nel dopoguerra è salito a costruire strade,case e fabbriche nel Nord.Gli accenti meridionali risuonano ancora oggi a Genova,a Torino,a Milano. Ringrazieremo Dio per i cristiani eminenti che hanno alimentato la crescita spirituale e umana dell’Italia. Per san Bruno,monaco tedesco,fondatore dei certosini,che ha trovato la pace monastica sulle Serre della Calabria.Per san Francesco d’Assisi,autore della prima pagina della letteratura italiana. Per sant’Antonio che ha camminato dalla Calabria al Veneto prima di legare per sempre il suo nome a Padova. Per il veneto san Gaetano di Thiene,che ha servito il popolo,la gioventù,i poveri,i malati di Napoli. Per san Luigi Orione,ligure-piemontese,sempre in prima linea nel soccorso ai terremotati di Messina (1908) e Avezzano (1915). Ringrazieremo per la gente comune che si è mossa tante volte per soccorrere il Paese ferito:i giovani a ripulire Firenze e i suoi tesori dal fango dell’alluvione del 1966,le amministrazioni pubbliche e private e i volontari ad assistere i terremotati del Belice (1968),del Friuli (1976),dell’Irpinia (1980),dell’Umbria (1997),dell’Abruzzo (2009). Se oggi accettassimo l’idea che ogni territorio si tiene il “suo” significherebbe che non abbiamo più bisogno di fraternità e di solidarietà. E nel dividere la ricchezza,chi terrà conto di debiti e crediti?E la storia? E la cultura? Non si possono dividere,ma solo condividere. Ascolteremo i maestri di unione:don Pino Puglisi,don Giuseppe Diana,i giudici Livatino,Falcone,Borsellino,testimoni di verità fino al dono della vita:hanno lavorato anche per il Nord,loro che erano uomini del Sud. Come il commissario Giovanni Palatucci (1909-1945),lo “Schindler irpino”,che ha unito Nord e Sud nell’impresa di strappare i perseguitati ebrei alla barbarie nazifascista. A Palatucci Crispiano sta per intitolare una via. Ringrazieremo Dio per la Costituzione repubblicana,per i padri fondatori che 64 anni fa,superando divisioni e contrapposizioni,ce l’hanno preparata,per i maestri cristiani che l’hanno fatta amare:Alcide De Gasperi,Giuseppe Dossetti,Aldo Moro,Vittorio Bachelet.Ringrazieremo Dio perchè il patto costituzionale sta resistendo alle tentazioni di indebolirlo. Pregheremo per chi ha il potere e il dovere di servire il Paese tutto e per gli anziani che hanno faticato per costruire il presente. Ringrazieremo assieme ai giovani che rifiutano lo sballo e il disimpegno,che si preparano a servire il bene comune,che intendono difendere l’eredità di una memoria italiana condivisa. Viva Crispiano! Viva l’Italia!”.

informazioni: 099616027

Fonte: don Michele Colucci

Crispiano per l’Italia unita

Crispiano ha vissuto con solennità e grande partecipazione il 150.mo dell’unità d’Italia. Nella sala consiliare intitolata al compianto sindaco Giuseppe Giacovazzi si sono riunite le autorità civili, militari e religiose per commemorare, all’interno di una seduta solenne della massima assise comunale,l’importante ricorrenza. Presenti,oltre ad un numeroso pubblico,gli amministratori che in passato hanno reso il loro servizio al nostro Comune. Lasciando ad altri il compito di riassumere dettagliatamente i vari interventi,tutti apprezzati e applauditi,riportiamo qui di seguito quello tenuto da don Michele Colucci, parroco di Santa Maria della Neve, che ha proposto,con lievi modifiche,un testo di Sandro Lagomarsini apparso in prima pagina su “Avvenire” del 6 marzo scorso:
“Anche noi celebriamo oggi il 17 marzo, l’unità d’Italia. Anche noi questa sera celebreremo la Messa per la Patria. Pregheremo per questa Italia che era un’unica realtà attraversata da molteplici linee di scambi e parentele molto prima di essere un solo stato.Scorre lo stesso sangue nelle vene dei liguri e dei siciliani occidentali. Le genti del Sannio campano hanno da duemila anni parenti e discendenti a Massa Carrara. In Abruzzo,in Calabria,in Puglia e in Sicilia vivono gli eredi degli albanesi inviati da Skanderberg a metà del Quattrocento. Ringrazieremo Dio per la nostra lingua comune. Un fiorentino del Trecento,Dante,ha costruito con questa lingua un monumento della letteratura universale; un milanese dell’Ottocento,Manzoni,l’ha rimessa nel circuito popolare;a Natale,accanto al presepe,si cantano le strofe di un avvocato napoletano,sant’Alfonso. Pregheremo ricordando le maestranze che da ogni regione italiana,nel Sei e nel Settecento,sono andate ad abbellire Roma,Napoli,Ferrara e Venezia. L’Ottocento ha portato i carbonari veneti in Toscana e Liguria. Il Novecento ha visto le mondine abruzzesi e molisane nelle risaie piemontesi. I pescatori di San Benedetto del Tronto hanno circumnavigato lo Stivale per stabilirsi alla foce del Magra,tra Liguria e Toscana.Ricorderemo il popolo del Sud che nel dopoguerra è salito a costruire strade,case e fabbriche nel Nord.Gli accenti meridionali risuonano ancora oggi a Genova,a Torino,a Milano. Ringrazieremo Dio per i cristiani eminenti che hanno alimentato la crescita spirituale e umana dell’Italia. Per san Bruno,monaco tedesco,fondatore dei certosini,che ha trovato la pace monastica sulle Serre della Calabria.Per san Francesco d’Assisi,autore della prima pagina della letteratura italiana. Per sant’Antonio che ha camminato dalla Calabria al Veneto prima di legare per sempre il suo nome a Padova. Per il veneto san Gaetano di Thiene,che ha servito il popolo,la gioventù,i poveri,i malati di Napoli. Per san Luigi Orione,ligure-piemontese,sempre in prima linea nel soccorso ai terremotati di Messina (1908) e Avezzano (1915). Ringrazieremo per la gente comune che si è mossa tante volte per soccorrere il Paese ferito:i giovani a ripulire Firenze e i suoi tesori dal fango dell’alluvione del 1966,le amministrazioni pubbliche e private e i volontari ad assistere i terremotati del Belice (1968),del Friuli (1976),dell’Irpinia (1980),dell’Umbria (1997),dell’Abruzzo (2009). Se oggi accettassimo l’idea che ogni territorio si tiene il “suo” significherebbe che non abbiamo più bisogno di fraternità e di solidarietà. E nel dividere la ricchezza,chi terrà conto di debiti e crediti?E la storia? E la cultura? Non si possono dividere,ma solo condividere. Ascolteremo i maestri di unione:don Pino Puglisi,don Giuseppe Diana,i giudici Livatino,Falcone,Borsellino,testimoni di verità fino al dono della vita:hanno lavorato anche per il Nord,loro che erano uomini del Sud. Come il commissario Giovanni Palatucci (1909-1945),lo “Schindler irpino”,che ha unito Nord e Sud nell’impresa di strappare i perseguitati ebrei alla barbarie nazifascista. A Palatucci Crispiano sta per intitolare una via. Ringrazieremo Dio per la Costituzione repubblicana,per i padri fondatori che 64 anni fa,superando divisioni e contrapposizioni,ce l’hanno preparata,per i maestri cristiani che l’hanno fatta amare:Alcide De Gasperi,Giuseppe Dossetti,Aldo Moro,Vittorio Bachelet.Ringrazieremo Dio perchè il patto costituzionale sta resistendo alle tentazioni di indebolirlo. Pregheremo per chi ha il potere e il dovere di servire il Paese tutto e per gli anziani che hanno faticato per costruire il presente. Ringrazieremo assieme ai giovani che rifiutano lo sballo e il disimpegno,che si preparano a servire il bene comune,che intendono difendere l’eredità di una memoria italiana condivisa. Viva Crispiano! Viva l’Italia!”.

informazioni: 099616027

Fonte: don Michele Colucci