Dopo anni di richieste, di raccomandate e di botta e risposta legali, l’Architetto Ottavio Antonio Fumarola, Amministratore Unico della Società TEKNOCHORA s.r.l., con sede a Milano in corso Lodi n°34/A, ha denunciato al Procuratore della Repubblica, presso il Tribunale di Taranto, il Sindaco del Comune di Crispiano Dott.Giuseppe Laddomada, il Dirigente dell’Ufficio Tecnico Ing.Angelo Pizzigallo, il Geom.Eugenio Ferola dell’Ufficio Tecnico, il Comandante del Corpo di Polizia Municipale Dott.Donato Greco, il Maresciallo di Polizia Municipale sig.Gaetano Pino, nonché ogni altro soggetto che dovesse risultare coinvolto.
La denuncia è stata depositata presso gli Uffici del Procuratore della Repubblica nei giorni scorsi e riguarda la vicenda relativa al rilascio di due Concessioni edilizie in sanatoria, la n°24 del 28 luglio 2000 e la n°33 del 26 ottobre 2000.
Non si tratta del classico “fulmine a ciel sereno” ma di un’azione che TEKNOCHORA s.r.l. aveva minacciato già dal novembre del 2006, fino all’ultima missiva, datata marzo 2011, inviata a mezzo dei suoi legali, dichiarando chiaramente di voler procedere con denuncia alle Autorità qualora i responsabili dell’Amministrazione e degli Uffici competenti non avessero ottemperato alle verifiche ed agli interventi dovuti nei termini indicati.
Perché TEKNOCHORA s.r.l. ha inteso ricorrere a tale decisione? È necessaria una descrizione dettagliata dei fatti, fin dalle origini. Tutta la storia ha inizio quando un umile signore, tal Pergolese Alessandro, proprietario di una umile casetta composta da quattro piccoli vani con retrostante giardino, confinante con altra abitazione con giardino e agrumeto, di cui erano proprietari i suoi diretti parenti, decide di ampliare la sua dimora costruendo un piano cantinato, un piano terra ed un primo piano. Col tacito accordo dei suoi parenti inizia a costruire col sudore della fronte e con i risparmi di tutta una vita il tanto agognato ampliamento della sua umile casa.
Fin qui non ci sarebbe nulla da eccepire se non fosse che la nuova costruzione di quel tal Pergolese Alessandro veniva realizzata a meno di 1,50 metri dal confine dei suoi parenti. E le norme urbanistiche dell’epoca già prevedevano che la distanza dal confine fosse pari alla metà dell’altezza dell’edificio da costruire. Nessuno ebbe l’ardire e la coscienza di contestare a quel tal Pergolese l’illecito abusivo che stava compiendo. La normativa urbanistica nazionale e regionale, infatti, già ricca ed ampia trovava attuazione nello strumento urbanistico adottato dal Comune di Crispiano, ovvero il Programma di Fabbricazione, tutt’ora vigente, che ribadiva la stessa norma: la distanza dal confine deve essere pari alla metà dell’altezza dell’edificio da costruire. Quel tal Pergolese, approfittando della entrata in vigore del condono edilizio (legge 47/85), inoltra al Comune di Crispiano la domanda di CONCESSIONE EDILIZIA IN SANATORIA. Manipolando con astuzia le informazioni, allega alla domanda due fotografie che testimoniano il completamento dei lavori esterni senza documentarne l’incompletezza di tutti quelli restanti, fotografando il manufatto da punti di vista che nascondono, ad arte, l’esistente muro di confine alto, all’epoca, circa 50 centimetri. Ma le planimetrie allegate riportano distintamente il tracciato del muro di confine, nonché i dati dei proprietari confinanti. Nel frattempo decide di vendere la sua umile dimora e negli anni a seguire essa viene venduta a persone diverse che ne acquistano separatamente il piano terra ed il piano primo. I successivi proprietari, a fronte del saldo degli ultimi pagamenti che il povero Pergolese non potè effettuare, ottengono il rilascio della Concessione edilizia in sanatoria che testualmente recita: “Concessione in Sanatoria per la costruzione del fabbricato descritto in premessa composto da: piano terra (per la n°33 e da piano primo per la n°24) al fine di rendere l’opera abitabile o agibile, è consentita l’esecuzione dei lavori di completamento entro sei mesi dalla data della presente. I lavori suddetti dovranno essere eseguiti in conformità alle norme contenute nelle leggi vigenti in materia e nei regolamenti edilizi, di igiene e polizia urbana, e secondo le migliori regole dell’arte muraria”. Tutti gli atti notarili di compravendita, dal Pergolese in poi, riportano gli estremi della domanda di Concessione in Sanatoria, senza però riportarne le prescrizioni sopra citate. A tutt’oggi, secondo quanto trasmesso dal Dirigente dell’Ufficio Tecnico ai legali della Società Teknochora s.r.l., non risulta ancora depositata la relazione di ultimazione lavori né mai rilasciato, dallo stesso Ufficio, il certificato di agibilità o abitabilità.
Quali sono, allora, le contestazioni e le richieste che la TEKNOCHORA s.r.l. ha inoltrato al Sindaco, all’Ufficio Tecnico ed al Comando di Polizia Urbana? E quali i fatti e le motivazioni che hanno indotto la TEKNOCHORA s.r.l. a sporgere denuncia al Procuratore della Repubblica?
Nel 2004 la TEKNOCHORA s.r.l. diviene proprietaria della casa con giardino e agrumeto che fu dei parenti di Pergolese e comincia a costruire un edificio per civili abitazioni sulla base del Permesso di Costruire rilasciato dal Comune di Crispiano (già gli elaborati grafici di progetto e la documentazione ad esso allegata riportavano chiaramente gli estremi della pratica di condono di quel tal Pergolese, nell’intento di segnalare all’Ufficio Tecnico il palese illecito abusivo commesso, ancor prima che venisse rilasciato il Permesso di Costruire).
Ma gli attuali proprietari dello stabile costruito da quel tal Pergolese si attivano, a mezzo dei propri legali, nei confronti dell’Ufficio Tecnico, presso il TAR di Lecce nonchè presso il Tribunale Civile di Taranto denunciando presunti illeciti e abusi da parte di TEKNOCHORA s.r.l.. E mentre il TAR di Lecce rigetta le richieste di quei proprietari confinanti (per ben due volte), l’Ufficio Tecnico, dapprima insofferente alle rimostranze degli stessi confinanti, commina a TEKNOCHORA s.r.l. una multa (preceduta dalla ordinanza di sospensione dei lavori) di circa 35.000 euro per violazione delle distanze ed aumento di volumetria, nonostante le rimostranze continue sollevate dalla TEKNOCHORA s.r.l. già nel corso del sopralluogo richiesto dai confinanti e successivamente in occasione del contraddittorio avvenuto presso gli Uffici comunali. Ovvero: mentre TEKNOCHORA s.r.l. chiedeva di verificare la distanza dal confine dell’edificio di quel tal Pergolese, l’Ufficio Tecnico, al contrario, verificava la distanza dell’edificio di TEKNOCHORA s.r.l. da quello del tal Pergolese. Come dire: guardavano la pagliuzza e non la trave nell’occhio.
La gogna diffamatoria alla quale la decisione dell’Ufficio Tecnico ha sottoposto la TEKNOCHORA s.r.l. ha causato danni inimmaginabili dal punto di vista commerciale, finanziario e, non ultimo, dell’immagine della società imprenditrice. Alimentando, soprattutto nei promissari acquirenti e poi nell’opinione pubblica, sentimenti di profonda sfiducia trasformatisi, di lì a poco, in azioni legali accompagnate da altrettante azioni denigratorie e di vivo disprezzo. Mai tanta offesa e umiliazione hanno oltraggiato la dignità professionale costruita in oltre 40 anni di attività. TEKNOCHORA s.r.l., comunque, ha diligentemente pagato il dovuto e, nel rispetto dei contratti sottoscritti con gli acquirenti, ha completato l’edificio consegnando tutti gli immobili già regolarmente venduti assolvendo ogni onere burocratico ed amministrativo, nonostante i rallentamenti del cantiere sopravvenuti in seguito alle gravi difficoltà commerciali e finanziarie.
Nel frattempo però, a partire dal 2006, a mezzo dei suoi legali, ha sempre richiesto al Sindaco, all’Ufficio Tecnico ed al Comando di Polizia Urbana di verificare la rispondenza del manufatto costruito da quel tal Pergolese alle prescrizioni delle Concessioni in Sanatoria (la n°24 e la n°33) e di adempiere per quanto di competenza. Ma a tutt’oggi non vi è mai un solo accenno alle mancate distanze dai confini, alle mancate distanze delle luci e degli aggetti, nei tanti verbali redatti dall’Ufficio Tecnico e dal Comando di Polizia Urbana a seguito dei sopralluoghi effettuati. Ed è per questi motivi che TEKNOCHORA s.r.l., in qualità di proprietaria di alcuni immobili, confinanti con quelli di quel tal Pergolese, ha esposto denuncia al Procuratore della Repubblica ai sensi degli articoli 328, 476 e 479 del Codice Penale.
La normativa urbanistica, già a partire dalla legge caposaldo in materia, ovvero la n°1150 del 1942 sino all’attuale Testo Unico, il DPR 380 del 2001, ha sempre ribadito che nessuna Concessione in Sanatoria può essere rilasciata in presenza di violazioni e di difformità dalle leggi e dagli strumenti urbanistici vigenti e che, in questi casi, gli uffici comunali e le competenti autorità sono deputati alla verifica ed all’accertamento degli illeciti e degli abusi edilizi, nonché a richiederne la demolizione o ad attivare azioni conseguenti.
Nulla di tutto questo è mai stato fatto in passato. Nulla è mai stato verificato, sulla base di istanze precise, puntuali e documentate di TEKNOCHORA s.r.l., dall’attuale Sindaco e dai responsabili degli uffici competenti.
L’edificio di quel tal Pergolese è a tutt’oggi un’opera abusiva, costruita in difformità dalle “norme contenute nelle leggi vigenti in materia e nei regolamenti edilizi”, mai ultimata e priva di Certificato di agibilità.
L’edificio di quel tal Pergolese, non poteva e non doveva essere costruito e, soprattutto, a tutt’oggi non gode di quei diritti che l’omissione degli atti ed il falso in essi testimoniato tenterebbe di legittimare.
E’ una guerra giuridica, etica e morale (e non solo!) che TEKNOCHORA s.r.l. ha già dichiarato ed intende portare avanti fino in fondo e fino all’ultimo grado di giudizio, poiché il danno subìto è stato di ingiustificate ed irreparabili dimensioni.
Quell’edificio è lì, a meno di un metro e mezzo dal confine, e finchè lo sarà testimonierà le nostre ragioni.
Milano, 04/05/2011
TEKNOCHORA s.r.l.
L’Amministratore Unico
Arch.Ottavio A.Fumarola
Fonte: Arch.Ottavio A.Fumarola