Presentati al Carpe Diem, a cura dell’Associazione culturale “Adhara”, due romanzi di Guido Giacovazzi (Seneca edizione), nato ad Asmara (Eritrea), figlio di Giorgio Giacovazzi, cittadino crispianese, emigrato in Africa all’inizio del secolo scorso. Nel romanzo “Il Barone” l’autore si sofferma sul problema del traffico e spaccio di droga in Grecia, dove un malavitoso senza scrupoli controlla l’intero mercato ellenico associandosi a un capo-mafia siciliano, finchè un manipolo di agenti, italiani e greci, riesce “come in un gioco tra guardie e ladri” a porre fine al tutto. Nel romanzo “La catena interrotta” viene trattato il tema della omosessualità–pedofilia, che vede tre uomini legati da vincoli familiari e da una sfrenata omosessualità implicati in vicende turpi che si sviluppano a livello internazionale, finchè una “mamma coraggio” interrompe le “gesta”. Sono storie romanzesche per le quali Guido Giacovazzi si è ispirato nella prima a fatti di cronaca, liberamente elaborati, mentre la seconda nasce da una riflessione sulle brutture della odierna società. Ha presentato le due opere il prof. Gino Longo, il quale ha rivolto innanzitutto, un plauso all’associazione Adhara, che prende il nome da una stella luminosa, seconda solo alla stella Sirio, per la sua sensibilità a promuovere eventi culturali in una società che dovrebbe “indignarsi” anche per il degrado culturale. Ben venga – ha detto Longo – un’associazione che supplisce il ruolo culturale dell’Ente pubblico.
Parlando dell’autore dei romanzi, Longo ha tratteggiato il profilo di un uomo, quasi ottantenne, attivo e vigile, serio, sobrio nella sua visione della vita, con uno sguardo disincantato nei confronti della presente realtà sfavillante, ma spesso impenetrabile. Guido ha viaggiato tanto per motivi di lavoro, ha conosciuto civiltà e culture diverse, con le loro problematiche, che poi ha proiettato in questi romanzi, dove la descrizione circostanziata dei luoghi, da lui conosciuti, rende ancora più verosimile la storia dei suoi personaggi. Tematiche attuali e a volte scabrose, trattate dall’autore con uno stile asciutto e impersonale; mantenendo un chiaro distacco da ambienti e storie, egli segue le vicende di buoni e cattivi, analizza questi “eroi”, leggeri e dinamici nella loro presentazione, cogliendo il vero, ma sottolineando il male. Li descrive senza curiosità morbosa, per non ferire la sensibilità del lettore, al quale trasmette la drammaticità della storia quasi attraverso fotogrammi. Non c’è nell’autore una falsa intransigenza moralistica: l’omosessualità, spesso tabù o vizio deviante, è vista come uno stato fisiologico che può portare a comportamenti da condannare. “Perché scrivere a questa età? – ha detto Guido Giacovazzi. Ho sempre avuto questo desiderio, ma per motivi di lavoro ho sempre rinviato. Ho avuto grandi responsabilità nelle società di assicurazione dove operavo; ho viaggiato e conosciuto civiltà differenti, mi sento cittadino del mondo. Esperienze di vita che mi hanno aiutato a riflettere e a scrivere storie poliziesche”.
Guido Giacovazzi ha scritto già nel 2000 un’affascinante storia autobiografica: “Tre generazioni nel Corno d’Africa”, in cui racconta le vicende della sua famiglia, che si intrecciano e si sciolgono, sullo sfondo degli eventi storici che hanno segnato la prima metà del 900.
Attualmente egli vive in Grecia, ma spesso viene a Crispiano, dove ci sono sua sorella Aurora e molti dei suoi parenti, dove, egli dice, si sente come a casa propria.
Fonte: Silvia Laddomada