Commemorazione centenario insediamento Mons. Caforio

Crispiano, 25 giugno ’12
“Come S. Giovanni Battista preparò l’avvento di Gesù, così si può dire abbia fatto don Giuseppe Caforio per sé e per i tanti giovani che, sotto la sua guida ed il suo esempio, si avviarono al sacerdozio”.
Così ha brevemente delineato la figura di don Caforio monsignor Fragnelli, all’omelia della messa in suo ricordo.
E don Michele Colucci, aprendo poi gli interventi per la commemorazione del 1° centenario dell’insediamento, dopo aver presentato gli ospiti, ha citato don G. Caroli, che, proprio dal ricordato arciprete, fu indirizzato al seminario.
Certamente nei disegni di Dio don Caforio era destinato a Crispiano.
Nella ricostruzione storica, il professor Bello, che ha ampiamente descritto la situazione critica della società civile e religiosa di quei tempi, provata non solo dall’analfabetismo, ma anche dalle varie calamità che si erano abbattute sui raccolti e sulla popolazione, dal peso della dipendenza da Taranto, dalla prima emigrazione, ha chiamato don Caforio “pietra miliare nella storia di Crispiano”. Già nel 1906 monsignor Iorio pensò di destinarlo a Crispiano.
Le resistenze amorevoli di sua madre ebbero allora la meglio.
Pare però che una voce misteriosa inducesse il sacerdote insistentemente a venire a Crispiano.
Il 1911 don Giuseppe Caforio finalmente giunse nella chiesa di S. Maria della Neve.
Il 23 giugno 1912 fu ufficialmente insediato, 4° arciprete della Parrocchia omonima.
Povero tra una popolazione povera e “disorientata”, in una chiesa carente di statue e con arredi sacri in pessime condizioni, don Giuseppe era ricco di una spiritualità eccezionale. Era normale vederlo passeggiare immerso nella lettura del suo breviario o inginocchiato davanti all’altare.
Dopo pochi mesi dal suo arrivo la situazione generale cambiò radicalmente.
Vicino alle famiglie, delle quali condivideva ansie e problemi, attento nei riguardi dei più bisognosi, dedicò grande attenzione ai piccoli, “con i quali si attardava perfino a giocare in sacrestia, dopo le funzioni”, come hanno testimoniato i tanti che lo hanno conosciuto, dal direttore della Biblioteca, Michele Annese, a Grazia Messia, ad Antonio Colucci.
Molti di quei bambini, impararono da lui, dal suo essere sacerdote, l’importanza della preghiera, l’amore di Dio, la Carità Cristiana e seguirono le sue orme.
Don Dino Lepraro ha detto che nelle sue parole non c’era ombra di nozionismo.
La fonte della sua ispirazione era la visione cristocentrica del suo impegno sacerdotale.
Gli altari furono completati, la chiesa si arricchì di statue e i fedeli crebbero in numero e devozione. Come una formica, piano piano, giorno dopo giorno, don Giuseppe Caforio trasformò una comunità allo sbando in una comunità attiva, conquistata dal suo Carisma e dalla forza del suo operato.
“Uomo dell’austerità, spigoloso, non facile, ma dal cuore grande e animato da un immenso amore per Cristo”, ha detto don Franco Semeraro e, rifacendosi alle parole di una lettera agli ebrei, mons. Pietro M. Fragnelli, ha continuato dicendo che “egli annunciava la parola di Dio con il suo essere sacerdote. Al suono imperativo delle campane richiamava i crispianesi a messa e là, in chiesa, tutto ruotava intorno all’altare. Dalla solennità dei gesti al fascino coinvolgente delle parole”.
Molto sentiti sono stati anche gli interventi di don Franco Bonfrate e di don Tonino Caforio, come la conduzione di mons. Carmine Agresta.
A conclusione della serata è stata benedetta la nuova “campana dell’arciprete”, quinta in ordine numerico, accordata in la bemolle, di 90 cm di diametro, 4 quintali di peso, donata dai genitori di don Michele Colucci, a memoria del centenario dell’arrivo di mons. Giuseppe Maria Caforio a Crispiano.
Presenti a rendere onore all’amato sacerdote, per 53 anni guida spirituale e paterno pastore della comunità crispianese, insieme ai tanti che ancora lo ricordano o ad altri che ne hanno semplicemente sentito parlare, anche il consigliere regionale dottor Francesco Laddomada e consorte.
Anna Sorn

Fonte: Anna Sorn