Le Associazioni Agire Politicamente e Agorà Crispiano, hanno voluto rileggere sinteticamente quello che ha detto sui laici cristiani il Concilio Vaticano II, nel 50° della sua apertura. Relatore è stato l’avvocato onorario dello Stato Raffaele Cananzi, già Presidente nazionale dell’Azione Cattolica e parlamentare e sottosegretario alla Presidenza del Consiglio del Ministri.
Cananzi, nella conferenza “I laici cristiani e il mondo – nella vita, nella politica, nel sociale”, tenuta il 30 novembre scorso nel teatro comunale di Crispiano(TA), ha esordito dicendo che Il Concilio Vaticano II è stato un evento straordinario per la chiesa cattolica. I fedeli, tutti i battezzati, compresi i preti e i religiosi, formano il Popolo di Dio e la Chiesa è mistero e non è più “la società dei perfetti cristiani”. “I laici sono i fedeli cioè, che, dopo essere stati incorporati a Cristo col battesimo e costituiti popolo di Dio e, nella loro misura , resi partecipi dell’ufficio sacerdotale, profetico e regale di Cristo, per la loro parte compiono, nella Chiesa e nel mondo, la missione propria di tutto il popolo cristiano” (Costituzione Conc. Vat. II Lumen Gentium, n.31). Per cui, “il cristiano vive una doppia cittadinanza, cioè la sua contemporanea appartenenza alla città terrestre, avente per fine il bene comune temporale, e alla vita universale della Chiesa, avente per fine la vita eterna”. Quindi i laici sono nella società, operano nella vita quotidiana e prendono parte alla comunità politica; “essi devono essere d’esempio, sviluppando in se stessi il senso di responsabilità e la dedizione al bene comune”. (Costit. Conc. Gaudium et spes,n.75). Cananzi ha fatto riferimento alla Christifideles laici di Giovanni Paolo II (scritta a vent’anni dal Concilio), dove al n. 42 dice: “La carità che ama e serve la persona non può mai essere disgiunta dalla giustizia” che è il fine della politica. “I fedeli laici non possono affatto abdicare alla partecipazione alla <>, sia pure con diversità e complementarietà di forme, livelli, compiti e responsabilità”.
Egli ha voluto anche ricordare l’autonomia dei cattolici in politica rispetto alla istituzione della Chiesa, come fa lo stesso Papa Woytila in questa esortazione, ricordando la Costituzione Gaudium et spes del Concilio Vaticano II (n. 75), che dice: ”E’ di grande importanza, soprattutto in una società pluralistica, che si abbia una giusta visione dei rapporti tra la comunità politica e la Chiesa e che si faccia una chiara distinzione tra le azioni che i fedeli, individualmente o in gruppo, compiono in proprio nome, come cittadini, guidati dalla coscienza cristiana, e le azioni che essi compiono in nome della chiesa in comunione con i loro pastori”. L’avv. Cananzi riprende questa verità e cita Maritain e Lazzati: modelli di laicità cristiana. In Umanesimo Integrale (del 1934), Maritain chiaramente esprime questa distinzione dell’agire del cristiano. “Da cristiano, cioè secondo la fede e la morale cristiana, io devo agire sempre, qualunque cosa io faccia, anche quando faccio politica, impegnando tutto me stesso, ma solo me stesso, non la chiesa; in quanto cristiano, io agisco quando opero sul piano spirituale per conto della Chiesa, per esempio collaborando alla sua opera di evangelizzazione, o di apostolato, attraverso l’Azione Cattolica o altre associazioni religiose riconosciute dalla Chiesa come tali, e in tal caso io impegno nelle mie responsabilità la stessa Chiesa”. Lazzati nel 1947, richiamandosi a Maritain, dichiara l’improponibilità dell’ideale medievale di unità spirituale nella polis moderna, caratterizzata dal pluralismo ideologico.
Raffaele Cananzi, a tale proposito, riprende la lettera apostolica Octogesima adveniens di Papa Paolo VI, (n. 50), dove si dice che: “Una medesima fede cristiana può condurre a impegni diversi”. Cioè, l’unità politica dei cristiani non è (più) possibile, ma come appartenenti alla medesima fede, il confronto deve avvenire, perché così si può comprendere, alla luce delle verità evangeliche e del magistero della Chiesa, quale deve essere il comportamento nella politica e nella società pluralista di oggi del cristiano laico. Nella Chiesa si devono creare le occasioni di confronto dei laici cristiani di diverso orientamento politico; invece la gerarchia romana e la presidenza della CEI, con Il cardinale Bagnasco, aderendo al convegno di Todi, ha voluto preferire una parte dei cattolici, che si riunivano forse per dare vita ad una nuova aggregazione politica, dopo la gestione fallimentare del governo Berlusconi.
Cananzi ha ricordato quanto espresso da Giorgio Campanini, il quale aveva fatto notare che a Todi, c’era solo una parte del cattolicesimo (tra l’altro esponenti, a capo di organizzazioni, presenti invece a titolo personale, come Olivero per le ACLI, Bonanni per la CISL, Riccardi per la Comunità di S. Egidio); e non sono stati invitati i parlamentari cattolici democratici e variegate associazioni laicali presenti in Italia, come pure la nostra associazione di Agire Politicamente e le altre, che oggi formano insieme una rete nella associazione Costituzione, Concilio, Cittadinanza (www.c3dem.it). (Ma questa di Todi, l’alleanza tra il cattolicesimo sociale e il liberismo economico di Italia Futura di Montezemolo è “un matrimonio impossibile”, come dice Lino Prenna; e storicamente non ha senso rifare la DC intorno a Monti, con il beneplacito dei vertici della gerarchia della Chiesa e dell’ Osservatore Romano, quotidiano della Santa Sede – n.d.r.). Questo agire è poco aderente alla natura stessa dei documenti del Concilio Vaticano II. Infatti, “La Chiesa (…) in nessuna maniera si confonde con la comunità politica e non è legata ad alcun sistema politico” (Conc. Ecum. Vat. II, Costituzione pastorale su la Chiesa nel mondo contemporaneo Gaudium et Spes, n.76).
Infine Cananzi ha ricordato che oggi in Italia ci troviamo difronte alla disgregazione attuale della comunità politica, dello sfilacciamento della coesione sociale, del dilagare dell’illegalità, dell’inciviltà crescente verso l’ambiente e le risorse naturali e culturali; alla disoccupazione e alla precarietà economica del meridione. Ciò minaccia l’ordine sociale stesso e mette a rischio la democrazia nel nostro paese. Hanno preso forma proteste verso la politica che, come la Lega esprimono istanze opposte al senso umano e cristiano della solidarietà e del bene comune. La disaffezione verso la politica ha portato alla nascita del movimento dei “grillini”, il quale quando diventerà partito, si troverà difronte a grossi problemi, perché non è sufficiente la protesta generalizzata per una seria conversione del sistema economico e politico. Storicamente il ruolo nella politica italiana dei cattolici democratici è stata fondamentale per le sorti del paese, lo testimoniano la Dottrina sociale della Chiesa e la nostra Costituzione, corroborati entrambe dagli stessi principi e valori riguardanti la persona umana e il suo pieno sviluppo. Così il profetico invito all’azione di papa Paolo VI del 1971: “I laici devono assumere come loro compito specifico il rinnovamento dell’ordine temporale. (…) spetta a loro, attraverso la loro libera iniziativa e senza attendere passivamente consegne o direttive, di penetrare di spirito cristiano la mentalità e i costumi, le leggi e le strutture della loro comunità” (Lettera apostolica Octogesima adveniens).
Pertanto, è necessario che i cattolici non disperdano il patrimonio ideale di cui sono portatori, in virtù delle comuni verità evangeliche professate e del Magistero del Concilio Vaticano II; e si ritrovino, nel confronto e nel dialogo, in un Forum politico e culturale permanente del cattolicesimo italiano, per meglio essere fermento ovunque essi operano, per la rinascita della società. Sollecitazioni in questa direzione sono venuti dagli interventi del pubblico presente all’assemblea.
Antonio Conte
Coordinatore per la Puglia dell’Associazione Agire Politicamente
Fonte: Associazione Agorà