Centotredicesimo anniversario dalla nascita di Giuseppe Cesario sindaco di Crispiano dal 4 luglio 1944 al 30 settembre 1945. Pubblichiamo una sintesi degli episodi che distinsero tutta la vita del nostro Primo Cittadino per l’alto senso morale a favore e a difesa di tutti. Giuseppe Cesario, nato il 13 maggio 1900, sin dalla tenera età s’impegnò per progredire con il lavoro e una crescita culturale. Frequentò sino alla IV elementare poiché la V classe all’epoca non era istituita a Crispiano. Al ritorno da scuola aiutava il genitore ortolano giardiniere, appellativo che Giuseppe assunse, indicato da tutti i Crispianesi come “ U Giardenir “. Terminata la scuola, la sua sete di sapere, non esitava a leggere tutto quanto gli capitava per le mani. La morte in guerra nel 1917 del suo fratello maggiore fu decisiva per la sua scelta politica. Lui, detestava tutti i conflitti bellici, ma nonostante la Grande guerra stava per terminarsi, fu arruolato e, per dovere alla Patria giunse al fronte. Dopo l’Autonomia del Comune di Crispiano (14 novembre 1919) nei primi mesi del 1920, fu tra i fondatori della prima sezione del Partito Socialista a Crispiano, dalla quale nacque la prima Camera del Lavoro. In seguito fu contro l’avvento del funesto Ventennio. Indicato come sovversivo cospiratore, mentre in uno scantinato nei pressi della Chiesa Madonna della Neve, era in riunione insieme con altri Crispianesi, furono assaliti con armi da fuoco. Lui riuscì a fuggire attraverso una ciminiera. Scampato il pericolo e, per non voler sottostare alle leggi della dittatura che limitava anche la libertà di pensiero, nell’Agosto del 1922, riuscì a emigrare negli Stati Uniti d’America. Energico e combattivo, lavorava di giorno come operaio per la costruzione delle ferrovie americane, la sera, presso un ristorante. Fu proprio mentre era al servizio come cameriere che avvenne un attentato intimidatorio al proprietario del locale, da parte della “ Mano Nera” (la mafia americana). Per miracolo fu colpito solo di striscio, salvandosi. S’impegnava notte e giorno nel lavoro per inviare i risparmi alla sua famiglia. Quasi tutti i sacrifici però si annullarono con il Big Crash del 29 ottobre 1929. La crisi del “martedì nero” americano ridusse a zero i suoi risparmi. La sua tenacia lo accompagnò a ricominciare da capo. Sua unica risorsa rimase il lavoro e, il suo fisico erculeo, facilitò i sacrifici che di notte e di giorno riusciva a sopportare. Aveva grande ammirazione per l’Opera Lirica e con un terzo lavoro come artigiano, riusciva a soddisfare la sua passione per ascoltare al Metropolitan Opera di New York le grandi voci Liriche Italiane: Beniamino Gigli, Enrico Caruso, Tito Schipa. Rientrato in Italia nel 1931, con il sudore e il “sangue” costruì la casa in via Vittorio Emanuele. In tutti gli anni del Fascismo, tenne chiuse dentro di se le sue idee politiche, comprendendo che la “ Libertà” è come i genitori, che più si amano ma si apprezzano ancor più quando si perdono. Il 3 luglio 1944 su designazione del comitato per la Liberazione, con nomina del Prefetto divenne primo Sindaco del dopoguerra di Crispiano. Giuseppe Cesario è stato un uomo-guerriero che combatteva con le armi dell’onestà esigendo il rispetto per tutti. Possedeva l’etica che presume il comportamento morale in qualsiasi momento, un distintivo di vita ai nostri giorni diventata merce rara. Un suo motto era di realizzare le cose e non solo promettere. Contrario a chi inseguiva sogni di gloria per avere la scusa per sbagliare. Nel 1951, alle elezioni amministrative gli offrirono la poltrona a sindaco nella DC, ma lui non volle far sbiadire la sua“ ROSSA” anima, per dignità, etica, onestà e per la morale che professava. Oltre a numerosi scritti pubblicò un testo di poesie dal titolo“ Lucciole nel buio”. Per i nostri affezionati lettori, s’impone la brevità del ricordo-sintesi di Giuseppe Cesario. Dell’affascinante piccola grande storia del nostro Primo Cittadino, distintosi come uomo-avventura del secolo XX, sarà realizzato un romanzo-racconto della sua vita per testimoniare uomini che hanno fatto grande la nostra Crispiano.
Fonte: Francesco Santoro