La crisi che l’Italia, l’Europa e il mondo occidentale vivono, è soprattutto culturale. E’ il sistema mondo, così com’è stato concepito dall’Occidente con il nascere e diffondersi del capitalismo, che non va. E’ una crisi più grande, è una crisi di sistema. Strati sempre più ampi della popolazione soffrono per la mortificazione di sovranità dello Stato; governi e politici vanesi si adeguano alle “leggi del mercato”, incapaci di andare controcorrente perché spesso interessati o addirittura corrotti. Leggere “i segni dei tempi”, vuol dire ascoltare gli stimoli che vengono da fermenti culturali nuovi, che avanzano con la libera informazione, e in maniera anche organizzata, con la “generazione” di internet. Questo popolo stigmatizza gli evidenti aspetti contraddittori del sistema produttivistico-consumistico, l’aberrante degrado dell’ambiente naturale e l’accrescersi delle disuguaglianze e degli squilibri sociali.
Questi stimoli che vengono da movimenti civici, globali e locali, da associazioni, da singoli laici e cattolici che contestano storture, ingiustizie e delitti del sistema neoliberista, il cattolicesimo democratico ha il dovere di ascoltare e di privilegiare come interlocutore.
La crisi del partito democratico è la crisi della politica, del modello di società e di sviluppo economico. Ancora esitiamo a prendere noi l’iniziativa, a guardare verso questi fermenti di novità e di lungimiranza che vengono dai movimenti, la cui militanza politica è spontanea, sincera, libera, coerente.
Dov’è il nuovo?
Nel Pd, dove il cattolicesimo democratico ha intravisto “il suo più naturale terreno di espressione” dei propri valori di società, si vanno ripetendo e perpetuando i vecchi vizi dell’opportunismo politico, della rincorsa ai posti di potere. Con Renzi, stesso andazzo del “salto sul carro del vincitore” che caratterizzò la stagione di Veltroni, con le primarie per la costituente del Partito Democratico. In occasione della dirompente vittoria alla Camera del Mov5S, la segreteria politica, e dirigenti vicini al cattolicesimo democratico propensi alle “larghe intese”, guardando esclusivamente ai propri interessi, non ha voluto dare credito al nuovo che avanza, desiderosi di ricoprire le alte cariche dello Stato.
Dov’è la politica come “alta forma di carità” di montiniana memoria o la politica come servizio alla nazione di Dossetti, La Pira, Lazzati, De Gasperi?
I dirigenti del PD si sono illusi, con il siluramento del governo Berlusconi, nel novembre 2011, che il PD avrebbe, di lì a poco, governato “a furore di popolo”. Non hanno voluto, con i primi segnali d’insofferenza verso il centrosinistra, che venivano dall’elettorato, un dialogo disinteressato con il Mov5S e le associazioni civiche, mentre cresceva l’astensionismo; invece la loro autoreferenzialità e autolesionismo politico ha portato alla paralisi democratica delle istituzioni dello Stato.
Quello che è successo dopo è un punto di non ritorno! Il popolo italiano chiedeva un rinnovamento profondo della politica e del governo del Paese. Proprio niente diceva questa sfiducia, a chi occupa i posti di comando sin dai tempi della Margherita e dei Democratici di sinistra?
Dov’è il nuovo? A dimostrazione che la situazione si è incancrenita, basta vedere alcuni titoli flash di giornali delle ultime settimane: “Denunce e ricorsi, veleni Pd in mezza Sicilia” (da: La Repubblica, Palermo- Domenica 3 novembre 2013); “…nella guerra tra potentati locali il Pd diventa terra di avventurieri, Il caso Ciociaria, boom d’iscritti e circoli vuoti “ (da: La Repubblica, sabato 2 novembre); e poi ancora altri titoli del genere: “Me ne vado”, ha detto, per motivi analoghi, la presidente del PD della Sardegna; “proliferazione e mercato di tessere del PD in Puglia. La conseguenza è un partito allo sbando, perché il Consiglio nazionale è composto in buona parte da oligarchi e cooptati, senza una cultura politica informata alla Costituzione! Basti ricordare il caso dei parlamentari del PD che propongono la vendita delle spiagge, Bene comune.
Respirare l’aria nuova che spira
C’è <> (da: “Azione Popolare, cittadini per il bene comune”, di Salvatore Settis, 2012).
Il cattolicesimo democratico, quello delle Associazioni, quello … della Costituzione, del Concilio, della Cittadinanza (C3dem), deve venire fuori e incontrare le altre Associazioni di fermento democratico che vanno proliferando in rete e nella società italiana. Insieme con questi, deve farsi movimento politico.
La “scossa” che a parole auspicava Bersani per il nostro Paese, la possiamo dare noi e le altre associazioni (Economia Democratica, A.L.B.A. per un soggetto politico nuovo, Giustizia e Libertà, etc.) perché insieme siamo portatori di un’autentica etica pubblica e di senso civico dello Stato.
“C’è qualcosa di nuovo oggi nel sole, anzi d’antico”
Non percepite “il sentire” di Papa Francesco che è in sintonia con questi “segni dei tempi”, che volgono verso una società più giusta, verso un mondo non dominato più dai grandi interessi economici e finanziari del totem Mercato? L’ha affermato in maniera imperativa Benedetto XVI nell’enciclica ad hoc, Caritas in Veritate del giugno 2009, quando dice: ”E’ necessario un effettivo cambiamento di mentalità che ci induca ad adottare nuovi stili di vita (n.51)[…] lo sviluppo economico si rivela fittizio e dannoso se si affida ai <> della finanza per sostenere crescite innaturali e consumistiche (n.68). […] Lo sviluppo non sarà mai garantito compiutamente da forze in qualche misura automatiche e impersonali, siano esse quelle del mercato o quelle della politica internazionale” (n.71).
L’Italia deve riscoprire la sua identità: quella del lavoro, del risparmio, dell’utilizzo fruttuoso e rispettoso delle risorse del suo territorio, di un’imprenditoria sana e solidale; l’Italia dei mestieri, del recupero, della tutela e valorizzazione del suo patrimonio culturale e storico-artistico.
Lazzati, già nel 1951 nel Parlamento italiano, denunciava la forte importazione di prodotti agricoli dell’Italia, che incide fortemente sul bilancio dello Stato. Mostrando “che vi sia stata una dominanza nelle scelte politiche della grande industria pubblica e privata e dei suoi finanziatori”.
Sempre Lazzati, in un corso di Aggiornamento culturale a Loreto, nel 1975 introduce un concetto critico delle politiche governative, “La politica agraria e alimentare è stata sacrificata a scelte di politica industriale […]hanno messo in luce un orizzonte culturale deficiente, distanti da progetti di promozione umana”. “La questione in Lazzati è posta secondo una visione complessiva di sviluppo che non riguarda più l’economia del dare e dell’avere, ma l’insieme delle attività e funzioni che consentono di vivere e di crescere, come l’alimentazione, la casa, la sanità, l’ecologia” (Ruggero Orfei – Lazzati e l’Economia – Relazione al convegno “La crisi del capitalismo” – Roma, S. Ivo alla Sapienza 11 maggio 2011).
Il pensiero calzante di maestri del cattolicesimo democratico, ci invita oggi, in una situazione ancora peggiore del nostro Paese, a far si che il progetto di società giusta e democratica non si disperda in un contenitore, in uno spazio dove prevale l’individualismo, l’emotività del momento, la moda, il nuovismo e non invece i contenuti.
Antonio Conte (Coordinatore in Puglia di Agire Politicamente e già fondatore PD)
Crispiano(TA), 8.12.2013
Fonte: Antonio Conte