Gli eccidi delle foibe ed il successivo esodo costituiscono l’epilogo di una secolare lotta per il predominio sull’Adriatico orientale, che fu conteso da popolazioni slave e italiane.
Tale lotta si inserisce all’interno di un fenomeno più ampio e che fu legato all’affermarsi degli stati nazionali in territori etnicamente misti.
Nonostante la ricerca scientifica abbia, fin dagli anni novanta del XX secolo, sufficientemente chiarito gli avveniment, la conoscenza dei fatti nella pubblica opinione permane distorta ed oggetto di confuse polemiche politiche, che ingigantiscono o sminuiscono i fatti a seconda della convenienza ideologica.
Le Foibe venivano usate per l’occultamento di cadaveri con tre scopi: eliminare gli oppositori politici e i cittadini italiani che si opponevano (o avrebbero potuto opporsi) alle politiche del Partito Comunista Jugoslavo di Tito.
Gli scritti dell’allora sindaco di Trieste, Gianni Bartoli, nonché alcuni documenti inglesi riportano che molte migliaia di persone sono state gettate nelle foibe locali riferendosi alla sola città di Trieste e alle zone limitrofe, non includendo dunque il resto della Giulia, dell’Istria (dove si è registrata la maggioranza dei casi) e della Dalmazia.
In possesso di queste informazioni il Governo De Gasperi nel maggio 1945 chiese ragione a Tito di 2.500 morti e 7.500 scomparsi nella Venezia Giulia.
Tito confermò l’esistenza delle foibe come occultamento di cadaveri e i governi jugoslavi successivi mai smentirono compreso anche il Governo Italiano del periodo.
Per questo motivo l’Amministrazione Comunale di Crispiano, presso l’atrio della Biblioteca C. Carlo Natale, sede dell’Assessorato alla Cultura, seguito dall’Assessore Giuseppe Delfino, nella giornata del 10 febbraio, denominata del Ricordo accenderà un cero per non dimenticare gli avvenimenti storici di quel periodo.
Un segnale umile ma di grande rispetto per tutti gli italiani che persero la vita a causa della crudeltà dei partigiani guidati dal maresciallo Tito.
Fonte: COMUNICAZIONE ASSESSORATO ALLA CULTURA