Undici operai Ilva hanno occupato il Palazzo di Città a Taranto

Undici operai delle imprese dell’indotto Ilva hanno occupato simbolicamente l’aula consiliare di Palazzo di Città a Taranto, per evidenziare la loro situazione.
Dopo il corteo del 21 gennaio, il giorno dopo vi è stata un’altra manifestazione con un altro corteo che ha mosso i primi passi dalla direzione dell’Ilva sulla Statale Appia.
Circa mille lavoratori hanno raggiunto Palazzo di Città e raccogliendo quanto suggerito dallo stesso sindaco Stefàno si sono recati dal primo cittadino ed hanno ricevuto le chiavi dell’aula consiliare. Vi sarà dunque un loro presidio permanente finché non riceveranno delle risposte certe.
Si sono stancati di fiumi di parole senza nulla di fatto, hanno riferito. Sono oltre sei mesi che non ricevono lo stipendio e non sanno come andare avanti, come pagare le bollette, che invece puntualmente arrivano, pertanto non sanno più cosa fare. Fino ad oggi hanno fatto dei cortei, delle manifestazioni tranquille e pacifiche senza alterare gli animi, e vorrebbero continuare a farlo, però da questo momento in poi se non riceveranno risposte scritte, certe, il destino delle aziende dell’indotto è tragicamente fissato.
Sono in tutto 11 operai in rappresentanza di circa 100 aziende dell’indotto Ilva che saranno nell’aula consiliare giorno e notte finché non avranno delle assicurazioni per quanto riguarda sia il futuro lavorativo nostro e per quanto riguarda gli stipendi perché la gente non ce la fa più, non può mangiare più, dicono.
Il sindaco e le opposizioni sono schierati con gli operai ed hanno aperto le porte di Palazzo di Città. Stefàno ha dichiarato che tutta la città deve essere al fianco dei lavoratori per difendere l’ambiente, la salute ed il lavoro. Questo richiamerà l’attenzione del governo per avere delle risposte immediate perché sono passati otto mesi da quando queste persone pur lavorando non ricevono lo stipendio, mentre hanno ricevuto le tasse da pagare e le varie incombenze. Quindi la città si stringe intorno a questi lavoratori per la difesa dei loro diritti negati.
Il sindaco per la maggioranza e Cataldo Renna per l’opposizione hanno consegnato le chiavi dell’aula consiliare ai lavoratori dell’indotto Ilva.
“Sì, abbiamo consegnato le chiavi perché il simbolo della città di Taranto è il consiglio comunale – è stata la dichiarazione di Renna – opposizione e maggioranza, si sono sempre battuti per i lavoratori tarantini. Qui la situazione è incandescente, già un anno fa riferii che è esplosiva, Taranto sta diventando una polveriera, ci sono famiglie sul lastrico, famiglie che verranno sfrattate di casa. Bisogna chiedere al Ministero un immediato stanziamento alle banche, alle aziende, per gli stipendi degli operai che sono veramente esasperati”.
“Bisogna evitare che a pagare il costo del risanamento dell’Ilva siano le aziende che in questi anni hanno garantito la continuità produttiva del sito di Taranto, chiedendo miglioramenti al decreto, in fase di conversione in legge – ha commentato Marcella Panucci, direttore generale di Confindustria rispondendo ai senatori durante l’audizione in Commissione Industria – è necessario prevedere delle cautele un rafforzamento del perimetro dei creditori strategici per tutelare in particolare le aziende dell’indotto”.
Confindustria sbaglia la sua posizione e in questo modo porta alla chiusura della siderurgia in questo paese, invece è la dichiarazione della Susanna Camusso della Cgil, sottolinea che se è di interesse nazionale bisogna avere il coraggio di fare un intervento pubblico, salvare l’azienda e rispettare le prescrizioni ambientali.
Ricordiamo che anche Donato Stefanelli, segretario generale Fiom di Taranto, qualche giorno fa si è mostrato contrario alla “messa in libertà” dei dipendenti dell’appalto, annunciata da Confindustria.
Ma il fatto è che c’è una evidenza che bisognerebbe essere in grado di vedere a Taranto e non lasciarsi accecare ancora una volta dalle ideologie: gli imprenditori non hanno più soldi, e quindi anche i lavoratori. Non c’è più una lotta di classe; tra un po’ saranno tutti in libertà, imprenditori e lavoratori, infatti è da un bel po’ che a Taranto marciano assieme, sono uniti nella stessa barca che sta andando a fondo. Come si fa a non volere vedere questa realtà e a pensare di continuare a mettere, gli uni contro gli altri ?
Per fortuna vi sono sindacati che cominciano ad accettarla, questa realtà, bipartisan in tutte le sue prospettive e a farne tesoro.
Intanto nel pomeriggio il sottosegretario Delrio ha contattato telefonicamente il sindaco Stèfano riferendo della possibile apertura di un tavolo. Ma anche dinanzi a questa rassicurante telefonata, i segretari Ugl delle federazioni Metalmeccanica e Logistica e Viabilità, Vitale e Greco, hanno dichiarato che “l’impegno del Governo comunicato attraverso una telefonata non ci farà desistere, o il Governo cambia rotta o sarà mobilitazione ad oltranza. La fiducia nelle Istituzioni noi non l’abbiamo mai persa ma non fateci perdere la speranza!”.
I segretari Greco e Dima pertanto rimarranno a presidio insieme alle altre OO.SS. presso i cancelli dell’Ilva perché “senza lavoro e senza stipendio vuol dire senza dignità ma questa non è vita”. Il segretario provinciale della Ugl Giuseppe Fabio Dimonte ha rincarato la dose affermando che “le parole di Delrio non sono sufficienti, ormai sono mesi che assistiamo a incontri, tavoli, commissioni e dichiarazioni. Ora vogliamo i fatti. Rimarremo fermi sulle nostre posizioni, non siamo affatto tranquilli. Le nostre richieste sono chiare ed ineludibili: pagamento delle commesse già effettuate e di quelle in corso d’opera o sarà blocco totale ad oltranza”.
Se l’acciaio di Taranto è strategico per l’economia italiana, secondo Dimonte, allora si deve capire che sono più importanti i suoi lavoratori. “Qui non stiamo giocando al calcio mercato, giocatori di serie A e giocatori di lega pro. Il Governo si comporta in modo anticostituzionale, vorrei ricordare al nostro Premier – ha concluso il segretario Ugl – che l’art. 3 della Costituzione (a meno che non vogliano con un decreto sostituire anche la Costituzione) recita : Tutti i cittadini hanno pari dignità. E` compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese.”
Vito Piepoli

Fonte: Vito Piepoli