CIAO “FRANCHINO” VERO UOMO LIBERO

Che fosse la festa patronale, una sagra o una processione, fino a qualche anno fa lo vedevi all’angolo della via principale di Crispiano. Con la sua giacca piena di mostrine o la camicia dai colori sgargianti, gli occhiali da sole in testa e il suo sorriso sgangherato era lì, a dirigere il traffico, come se fosse stato un vigile urbano. Si chiamava Francesco De Carlo, ma forse questo a molti non dice nulla. Perché per tutti, in paese, lui era e resterà semplicemente Franchino. E’ questo il nome che campeggia insieme alla sua foto sui manifesti funerari che tappezzano i muri di Crispiano. Franchino se n’è andato martedì, stroncato a soli 52 anni da problemi al cuore. Quello stesso cuore semplice che faceva di lui una persona pura e che gli aveva fatto conquistare l’affetto dei suoi compaesani, la sua grande famiglia. Una vera famiglia Franchino non l’ha mai avuta. Un’infanzia dura, spesso solo per strada sin da bambino, con quelle difficoltà nell’esprimersi che lo caratterizzeranno per sempre, Francesco viene notato da Maria Conserva, di una delle famiglie più note di Crispiano. La donna prende a cuore la sua situazione, gli trova una casa, lo sostiene, aiutata da un’altra persona di buon cuore, Emilia Russano. Poi, l’intervento dei Servizi Sociali del Comune, con tutti gli assessori che si sono avvicendati. Tra questi, Chiara Lodeserto, che anche quando ha lasciato il suo incarico istituzionale, ha continuato ad occuparsi di Franchino per affetto verso di lui e Angela Basile, che se n’è interessata sino alla fine. Grazie al Comune, dunque, Franchino aveva avuto la garanzia di pasti caldi ed aveva ottenuto un alloggio presso le case popolari, dove viveva da solo, felice ed orgoglioso della sua indipendenza. Perché lui era così: libero. Di gironzolare per il paese, di aiutare le signore a caricare la spesa in auto in cambio di pochi spiccioli, di scattare fotografie, per cui aveva una vera passione, di sfilare mascherato insieme al gruppo della Pro Loco in occasione del Carnevale, di dirigere il traffico, se lo riteneva necessario. Per lo meno finché la sua salute non ha iniziato a vacillare. Prima i problemi cardiaci, poi, due mesi fa, un ictus, per cui si era reso necessario il suo ricovero in una struttura a Fasano. Questa settimana il suo cuore ha ceduto ed è stato ricoverato all’ospedale di Lecce. Sempre da solo. Sino al funerale. La chiesa di S. Maria Goretti, gremita di gente. Tanta la commozione. E poi l’applauso, mentre il feretro usciva, sulla stessa musica delle processioni che lui, vigile senza divisa, aveva sempre guidato. Paola Guarnieri

Fonte: Paola Guarnieri