Quando i grandi della storia hanno anche una grande umanità la cultura alza l’asticella e segna un distacco dal passato disegnando un notevole scarto prospettico. Succedeva più di 50 anni fa quando il signor Vittorio Gassman raggiungeva l’Italsider di Taranto e portava il teatro al proletariato. All’apice della sua popolarità, cercava nuovo pubblico per gli spettacoli. Brecht, Shakespeare, Jonesco , Moliere, Pirandello: un’ antologia della drammaturgia davanti a un pubblico abituato poco o per niente all’ arte di Dioniso. Lo racconta un piccolo cortometraggio mostrato gratuitamente a Palazzo Ulmo, sull’isola di Taranto, nell’ambito del Festival Internazionale del Cinema Documentario – Premio Marcellino de Baggis . Il cortometraggio è un reperto unico, concesso dalla Rai e alla quale dovrà tornare tra pochi giorni, un filmato che non è reperibile sulla rete o nelle videoteche, un’ esclusiva. Manciate di minuti che inducono a delle riflessioni ben più lunghe. Dunque ecco lo scopo dell’ incontro: assolvere alla funzione del cinema documentario che è quella di raccontare la realtà, filmata da un’ angolatura diversa per mostrare uno scorcio nascosto, in una prospettiva che possa rischiararla. E da questa vista aprire un dibattito che sia anche interiore. Andare ” Di scena in fabbrica” svilisce la cultura o forse la nobilita? E chi sarebbe disposto a farlo ancora oggi? Quell’ oggi in cui la cultura non cerca più il popolo, ma si ritrae e l’ ignoranza erode la poesia come il mare mangia l’arenile. Perché è tanto inconcepibile cercare la spiritualità del teatro in chi vive nella materialità dell’acciaio? Guardare Vittorio Gassman in bianco e nero e vedere che cammina e fuma con gli operai dalle mani sporche e il volto nero. E guardare attraverso quell’inquadratura il lavoro degli operai, la loro vita. E scoprire che oggi poco è cambiato. O nulla? Il pubblico di Gassman, il pubblico dalle mani sporche, si era presentato in giacca e cravatta all’appuntamento con la cultura e, intervistato, aveva risposto con sincerità, senza ipocrisie, aveva provato un approccio critico all’opera d’arte. Quale migliore risultato per chi cerca di attizzare una coscienza attraverso un copione? Sono solo interrogativi quelli che lancia il cortometraggio. E vederlo una sola volta non basta. Vederlo una sola volta lascia il sapore di un buon vino sulle labbra inumidite. Bisognerebbe sorseggiarlo, assaporarlo ancora, gustarlo non una ma mille volte per sentirne tutti gli odori e i sapori fino a coglierne il retrogusto. Un retrogusto amaro, forse. Vittorio Gassman aveva immaginato di rappresentare un moderno Prometeo sullo sfondo dell’Italsider. Prometeo, il titano che ruba il fuoco agli dei per donarlo agli uomini, simbolo del progresso e della tecnologia. Chissà cosa avrebbe pensato “il mattatore “ il 28 novembre 2012 se avesse visto il fulmine caduto dal cielo sulla ciminiera dell’Ilva. Forse una punizione di Zeus? E chissà se in fondo non la meritiamo. Forse avremmo potuto fare di meglio con quel fuoco… (Alfredo Traversa – Regista -Teatro della Fede ) (L’associazione Culturale qui e Ora Due Occhi Belli Crispius, in collaborazione dell’Assessorato alla Cultura di Crispiano , invita a partecipare alla proiezione del Film documentario in programma presso la Biblioteca Comunale di Crispiano il 10 Luglio 2015 alle ore 20,00.
Fonte: Francesco Santoro