EPITAFFIO DI UNA GIUNTA

RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO Con il commissariamento del Comune di Crispiano da parte della Prefettura, è stata ormai archiviata la pessima gestione dell’Amministrazione di centro-destra guidata da Egidio Ippolito. La vicenda si sarebbe chiusa già qualche anno fa, se le Consigliere Millarte e Scialpi, tra le più suffragate nel voto amministrativo del 2013, non si fossero dimesse da Consigliere, consentendo il subentro di altri rimasti fedeli fino all’ultimo al Sindaco. Le difficoltà politiche della compagine uscita vittoriosa dal voto amministrativo sono emerse fin dall’inizio. C’è stato chi ha cominciato a farsi campagna elettorale durante la malattia del Sindaco (aberrante); chi andava dai dirigenti comunali per chiedere consigli su come andar via da quella compagine; chi contattava gli esponenti dell’opposizione, vomitando lamenti sull’amministrazione di cui facevano parte. E poi strane vicende, come quella delle lettere anonime, sibilline quanto velenose, che per il loro tenore apparivano provenire da ambienti vicini alla stessa amministrazione, anche se non sono mai state chiarite. Bisogna riconoscere che anche le precedenti esperienze amministrative con i Sindaci eletti direttamente (prima della riforma del 1993 i sindaci venivano nominati in consiglio comunale, ed era un’altra storia), hanno conosciuto fibrillazioni e momenti di incertezza politica. Ma sia il Sindaco Liuzzi che il Sindaco Laddomada sono riusciti comunque a portare a termine due mandati completi ciascuno. Man mano che passava il tempo è emersa tutta l’incapacità politica di Ippolito di tenere unita la compagine di maggioranza, con l’emersione di polemiche interne sempre più aspre, fino all’epilogo finale che ha portato alla fine prematura della consiliatura. Ogni Sindaco è anche il capo politico della propria maggioranza, con un dovere prima di tutti: tenere unita la propria squadra. In questo ruolo, Egidio Ippolito ha mostrato tutti i suoi limiti. Pur dichiarandosi in più occasioni estraneo ai partiti, in realtà ha sempre parteggiato per una parte del centro-destra, quello che fa capo a Renato Perrini, con evidenti difficoltà di dialogo e rapporto con le altre componenti che, fatalmente, gli si sono rivoltate contro. Fin qui la politica, che potrà anche non interessare alla maggior parte dei cittadini, ma peggio è stato per il suo ruolo di amministratore pubblico. La sua responsabilità politica maggiore è stata quella di aver allargato a dismisura il debito del Comune. Sicuramente non ha ereditato una situazione finanziaria agevole, ma invece di adottare le opportune cautele, ha fatto prevalere la vanità di spendere per iniziative di dubbia utilità, aumentando l’esposizione debitoria del Comune verso la banca tesoriera fino a limiti estremi, facendo spendere all’ente per interessi passivi somme che, da sole, avrebbero consentito di tenere in uno stato decoroso le strade e il patrimonio pubblico, giunto ad un degrado mai toccato prima, ed arrivando persino a mettere a rischio il regolare pagamento degli stipendi dei dipendenti comuinali. Quattro anni ad inseguire le prescrizioni dei Vigili del Fuoco. Non perché i nostri edifici pubblici stessero crollando, ma perché qualcuno della sua stessa squadra ha usato la denuncia come arma politica. Tutta una serie di lavori di messa a norma – di cui avrebbe bisogno la stragrande maggioranza degli immobili pubblici in tutta Italia – che potevano essere programmati con più raziocinio e spalmati nel tempo, hanno assorbito il grosso delle energie economiche spendibili. Col risultato che spesso i lavori sono stati realizzati in maniera molto discutibile: basti andare a vedere alcuni interventi sulle scuole o al cinema comunale, dove la fretta di fare inaugurazioni ha esposto l’assessore competente a figuracce inedite. Quattro anni dietro a iniziative di dubbio livello culturale, elargendo soldi pubblici per lo più a soggetti esterni scelti con criteri non trasparenti. Quattro anni millantando conoscenze che avrebbero portato personaggi importantissimi nella nostra terra (emblematica è la storia del Principe di Macedonia, che poi si è scoperto essere un truffatore che girava l’Europa a sbafo). Quattro anni blaterando di eccellenze, rivoluzioni copernicane, svolte dietro l’angolo e milioni di turisti pronti ad invaderci. Quattro anni di chiacchiere, mentre il nostro paese è andato sempre peggio dal punto di vista finanziario, culturale, del decoro urbano. Quattro anni con un’Amministrazione di basso profilo. Perché oltre a Ippolito, hanno dato il peggio di se’ anche tanti personaggi mediocri, che hanno portato avanti iniziative mediocri, dimostrando un livello politico, culturale e amministrativo rasoterra. Il commissariamento è, al dunque, il male minore. E sicuramente porterà un po’ di chiarezza di intenti e un po’ di ordine nei conti per la salvezza di questo paese da una bancarotta più volte da noi paventata e temuta.