Crispiano, 9 novembre 2017 Un’interessante mostra fotografica, che riguarda alcune masserie del territorio di Crispiano, è stata allestita nella sala consiliare del Comune, dal 30 ottobre al 5 novembre. Sono state esposte le foto delle masserie: Fogliano, Mita, Vallenza, Le Mesole, Russoli, Monti del Duca, Lupoli (in foto gentilmente fornita dal proprietario Luigi Perrone), Pilano, Francesca, Quis ut Deus (ex Lella), Amastuola, scattate dal fotografo Carmine La Fratta. Un racconto fotografico di queste strutture tipiche del patrimonio culturale ed ambientale pugliese. Un percorso nella terra delle 100 masserie, “testimoniando la fatica e il sudore dei contadini di un passato lontano”, e guardando al futuro, al loro rilancio, sia economico, attraverso innovate attività agricole, sia attrattive, attraverso la loro trasformazione in strutture turistiche e ricettive. Quello di Crispiano è il primo appuntamento del progetto della cooperativa turistica “Terra d’amare”, promosso da Clickon, con il sostegno di Puglia promozione, il patrocinio del Comune di Crispiano, la collaborazione della Pro Loco di Crispiano e dell’Associazione Adhara e in partnership con l’Istituto “E. Morante” di Crispiano. Nell’ambito della mostra di La Fratta, si è tenuto un incontro di approfondimento, coordinato dal vice preside dell’Alberghiero “Morante” prof Antonio Vinci, dal titolo “Terra delle 100 masserie: tra storia e futuro”. Sono intervenuti: il prof. Antonio Conte, che si è soffermato sulle “masserie nel paesaggio rurale”, illustrando il panorama variegato del territorio, che parte dai rilievi della pre-Murgia per scendere a valli pianeggianti fino al golfo di Taranto. In questo paesaggio, le masserie, come punti bianchi in un prato, si ergono semplici e affascinanti, strutture per lo più ottocentesche, prima abbandonate, per il trasferimento dei contadini alla grande industria, ora rivalutate, quali testimonianze della storia famigliare e produttivi centri agricoli e lattiero caseari. Il dott. Giuseppe Orlando ha posto un interrogativo: “La masseria, un punto di partenza o un punto di arrivo?” Le masserie, tatuaggio del territorio pugliese, meritano di essere preservate nella memoria e nel ricordo. Fino al 1960 erano produttive e specializzate secondo l’utilizzazione del territorio di competenza, inserite in un contesto di relazioni, rispondenti ai bisogni economici del proprietario. Oggi, in una società globalizzata, le masserie devono cercare di attirare il turista, attraverso la valorizzazione degli aspetti del territorio e la loro storia e attraverso l’offerta gastronomica, alternativa ai prodotti esteri, circolanti sul mercato. Occorre, però, garantire anche i proprietari, attraverso un maggior controllo del territorio, sia sul piano della sicurezza da furti, abigeato, randagismo, sia sul piano degli aiuti economici, sempre scarsi. Anna De Marco, guida turistica del Comune, ha sottolineato un altro valore: “Le masserie, attrattore turistico e unicità del territorio pugliese”. La masserie di Crispiano sono un’unicità a livello regionale; inserite nei percorsi turistici nazionali, nel 2015 hanno ottenuto il riconoscimento europeo di strutture di eccellenza per la gastronomia e la ricettività (320 posti letto), grazie alla disponibilità dei proprietari, alla genuinità dei prodotti offerti, alle relazioni umane curate dal servizio delle guide turistiche, che amano il territorio e trasmettono al visitatore questo senso di appartenenza. A conclusione dell’incontro, è stato invitato l’ex direttore della Biblioteca “Natale”, Michele Annese, che ha ripercorso la storia delle 100 masserie, nata da una sua intuizione, negli anni 1960/70, di documentare fotograficamente il patrimonio delle tante strutture agricole, in fase di declino, per preservarle dalla distruzione. Documentazione fotografica realizzata da Romano Gualdi (fotografo modenese) che culminò nel 1988 nella mega-mostra allestita nella masseria Le Mesole, da cui scaturì la denominazione “Territorio delle 100 masserie di Crispiano” del paese e prese l’avvio, tra incredulità e indifferenza, l’attenzione per le masserie, da trasformare in strutture agrituristiche. Michele Annese