Don Cosimo, dopo 25 anni dalla morte, torna ad accendere negli animi della gente la fede in Cristo.
Nella chiesa di S. Francesco, gremita di fedeli, da lui retta per 28 anni, è stata celebrata la santa Messa di suffragio dal parroco della Chiesa Madre, don Michele Colucci.
All’omelia il celebrante ha sottolineato la meritoria azione pastorale di don Cosimo, svolta a Crispiano, dimostrando la fedeltà sacerdotale e la solidarietà fraterna con il suo popolo. Il sacerdote – ha aggiunto don Michele – deve vivere in mezzo alla sua gente e per la sua gente, con le sue debolezze e con le sue croci; deve svolgere con umiltà e devozione la sua missione sacerdotale, pregare per la conversione dei giovani e consolare gli ammalati.
Alla sua memoria è stata dedicata la sala parrocchiale della Parrocchia di San Francesco d’Assisi, retta per 28 anni da don Cosimo Montemurro, dal 7 ottobre 1960 al 30 novembre 1988.
Dopo la dedicazione della sala parrocchiale e lo scoprimento della targa “Don Cosimo Montemurro – indimenticabile Parroco dal 1960 al 1988”, benedetta da don Fabio Massimillo, attuale parroco della Chiesa, nel Centro Pastorale “Santi Francesco e Chiara” è stata presentato un video contenente 100 foto che documentano la vita e le opere di don Cosimo. Testimone d’eccezione il vescovo di Trapani, nostro concittadino, mons. Pietro Maria Fragnelli, che ha ricordato l’umiltà della figura del compianto sacerdote e la simpatia riscontrata nella comunità.
Numerosi gli interventi di parrocchiani e cittadini, invitati dal prof. Michele Speziale, promotore dell’iniziativa, che hanno conosciuto e vissuto con don Cosimo, i quali hanno raccontato episodi e testimoniato la collaborazione a eventi relativi al fervido operato del parroco. Interventi interessanti, attraverso i quali non solo è emersa la personalità vulcanica e inesauribile di un sacerdote ricco di iniziative, ma si è parlato di una svolta sorprendente della vita dei crispianesi.
In un’epoca, gli anni ‘60, in cui la giornata era scandita dai ritmi di una civiltà contadina, don Cosimo ha portato una ventata di novità, che ha svegliato dal torpore le famiglie, coinvolgendole in incontri religiosi, comunitari, catechesi assidua, gare di dottrina cattolica, opere di beneficenza, attività sociali, viaggi e pellegrinaggi continui, manifestazioni culturali, teatrali, musicali, sportive. Ha curato tantissimo la comunicazione attraverso un giornale mensile “Pace e bene”, distribuito nelle case e attraverso Radio San Francesco, che portava la voce della Chiesa Cattolica, in tutte le famiglie. Un’azione meritoria di plauso e riconoscenza, che ha promosso uno sviluppo sociale e culturale del paese, cementando i vincoli di amicizia e di solidarietà tra i cittadini.-
Tra le attestazioni di merito, riportiamo quella dell’ingegnere Raffaele Vinci, che ricorda che negli anni 1962-1963, appena quindicenne, faceva parte dell’Associazione San Domenico Savio, e che insieme a lui altri 100 iscritti, ragazzi, ragazze e adulti, ogni anno ricevevano la tessera dell’Azione Cattolica.
“Don Cosimo – scrive Vinci – aveva un piglio manageriale e voleva che gli altri attorno a lui progredissero: così è capitato a me, mettendomi a mia disposizione la sua robusta e precisa macchina da scrivere “Facit”; egli fu anche il pioniere della Passio Christi, facendoci leggere per le principali vie del paese le “meditazioni” da lui stesso accuratamente preparate. Nel 1966, eletto Presidente dell’Associazione Cattolica Giovanile, collaborai con don Cosimo, nell’organizzazione dei viaggi a Montevergine a Padova e a Roma. Era un riappacificatore eccellente – ricorda Vinci – chiamava separatamente le parti, come per sentire le due campane, e quindi tirava le somme per superare ogni tipo di ostacolo. Che io ricordi non si è mai abbandonato a mollezze o esagerazioni di qualsiasi genere; si adoperava per assunzioni all’Italsider firmando lettere di presentazione, preparate da me. Dopo tanti anni di pacifica convivenza nella Parrocchia di San Francesco – conclude l’ingegnere – come un fulmine a ciel sereno arrivò inaspettato il suo Calvario che lo scaraventò per terra in maniera irreversibile: un’accusa, presunta e mai dimostrata; stiamo parlando del 1988-1992, ero consigliere comunale e ricordo, come fosse stato ieri, don Cosimo piangere come un bambino colpito da atroci dolori: io lo capii e immediatamente gli dissi che, come per Cristo, anche per lui era arrivata l’ora di bere il suo calice amaro. Accettò questa situazione indigeribile e si trasferì nella sua natia Massafra, dove spirò 25 anni fa. Questo era don Cosimo, una persona altruista che soffriva per chi stava male e gioiva per chi stava bene”.
Anche Angelo De Leonardis, 18 anni di intensa collaborazione parrocchiale, ha espresso la sua amarezza per il momento di tristezza vissuto da don Cosimo, lasciato solo, senza l’ascolto delle sue ragioni e con la solidarietà rigettata. Due significative riflessioni, che hanno commosso i presenti, sono state lette da Angela Miola e Nico Santoro sulla figura di un parroco indimenticabile.
Era il 9 aprile del 1993, l’ora nona del Venerdì Santo, conclude Speziale, quando l’anima di don Cosimo tornò alla Casa del Signore.
Michele Annese