Perchè non ripristinare le tradizionali fiere a Crispiano, “sospese” per ragioni ancora non comprensibili dalla scorsa Amministrazione? E’ ciò che si chiede il cittadino comune, che non trova giustificazione né nella “pericolosità dei lavori di recupero e riqualificazione dell’area gravina del vallone”, quando, invece, si continua a svolgere il mercato settimanale, e né nella estinzione di animali, che una volta erano al centro del mercato fieristico.
Il permanere di queste fiere può continuare ad essere occasione di promozioni economiche, alla pari di tante altre, magari organizzate in modo più attrattivo, con iniziative collaterali, a carattere culturale, sportivo e turistico, in abbinamento alla festa religiosa di riferimento e con il coinvolgimento dei cittadini e degli operatori del quartiere scelto di volta in volta come location. Infatti, si può pensare di individuare nuove aree, in diversi quartieri del paese, idonee ed accessibili per tutti i cittadini, che hanno necessità di utilizzare il mezzo proprio. Va fatto un attento esame, anche per il mercato settimanale, per soluzioni alternative a quelle attuali, che favoriscano la mobilità e la vivibilità delle zone cittadine. Giungere a soluzioni condivise, anche attraverso consultazioni previste dallo Statuto comunale, mai applicate; sarebbe certamente la strada migliore, per la nuova Amministrazione, per migliorare i servizi, evitando provvedimenti di eliminazioni, per la verità spesso adottati da numerose Amministrazioni passate, dannosi e mai “produttivi”, specie quando sono legati alla tradizione storico-culturale della comunità.
L’approssimarsi delle celebrazioni dell’autonomia comunale del prossimo anno, richiede molte attenzioni e impegni e certamente sarebbe l’occasione buona per ridare vita alle fiere, al settore economico in generale del paese, che hanno per oltre un secolo caratterizzato la vita civile, religiosa e commerciale di Crispiano.
Vale la pena ricordare che la fiera di S. Espedito del 10 aprile, storicamente la più antica, era ritenuta importante occasione di incontro di operatori agricoli e commerciali, provenienti da vari Comuni pugliesi, che si scambiavano valutazioni sull’andamento del mercato in vista della produttività dell’anno e sui prezzi da applicare. Le altre due manifestazioni fieristiche, non meno importanti, sono legate alla festa patronale del 5 agosto (citata in un documento del 1945 del primo sindaco del dopoguerra Giuseppe Cesareo, in occasione della celebrazione del 25° anno dell’autonomia comunale) e alla festa di San Francesco d’Assisi (istituita nel 1962 su sollecitazione del compianto don Cosimo Montemurro), coincidente con la vendemmia. Una delle manifestazioni storiche, della prima metà del secolo scorso, era proprio la “Festa dell’Uva”.
Da ciò l’invito, rivolto a tutti, istituzioni in primis, a proseguire, in chiave moderna, il percorso di crescita civile ed economico del paese, attraverso la riscoperta dei valori tradizionali e a “prendersi cura del territorio –come scrive il sindaco Lopomo nella relazione programmatica presentata nel Consiglio di Insediamento – con fiducia, amore, gentilezza, solidarietà, condivisione, trasparenza, fermezza, empatia…”.
Michele Annese