Gli studiosi raccontano di una visita fatta da Mons. Brancaccio nel territorio di Crispiano, alla ricerca di abitanti che testimoniassero la loro identità. Purtroppo annota lo stesso Brancaccio, che il luogo lo trovò in un sepolcrale silenzio. Infatti, risulta che Crispiano abbia avuto sin dalle sue origini un’identità sfortunata. Se si pensa che i Monaci Basiliani del XII secolo, intenti a espandersi e testimoniare la loro identità, sarebbero stati costretti ad abbandonare le loro dimore unitamente agli affreschi situate nelle grotte del Vallone Lezzitello. Causa dell’abbandono, era l’invasione dei Turchi in tutta l’area Salentina, che terrorizzavano fino alle porte di Taranto. Pertanto, come identità i Monaci scomparvero, e gli stessi studiosi di cui sopra, affermarono che il territorio crispianese rimase per tre secoli abbandonati. In quel sepolcrale silenzio, fu possibile ad alcuni fuggiaschi inseguiti dai Sanfedisti, (1799) di rifugiarsi nelle grotte del vallone e, altrettanti pseudo galantuomini martinesi, occuparono abusivamente molti terreni, dove ancora oggi insistono le masserie di quei profittatori. Tanto è, che spavaldamente coniarono il proverbio: “ A Martène fascème a uèrre, a Crespiène ne pigghjème le tèrre”. Si susseguirono vicende negative come quelle del terrore perpetrato dai Briganti. L’idea degli abitanti del territorio, per un’identità giuridica a tutti gli effetti, fu abbandonata. Dopo i briganti, purtroppo, continuarono a imperversare i falsi galantuomini martinesi, che rubavano, di fatto, le risorse del nostro paese.
Nel 1834 gli abitanti non ottennero la rappresentanza nel Decurionato di Taranto; mentre nel 1892 espressero il desiderio di rendersi indipendenti dalla madre Taranto. Il 4 marzo 1900, s’inviò una petizione a S.M. il Re affinché fosse dichiarata l’autonomia della Frazione di Crispiano. Dopo due anni circa, un’altra domanda fu inviata a S. E. Ministro Zanardelli, dichiarando che la Frazione aveva i requisiti necessari con una popolazione di 4.000 abitanti. Il 19 maggio 1915 si rivolse una nuova domanda a S.E. Salandra Antonio Presidente dei Ministri. Nel 1917, il Consiglio Provinciale di Lecce, negò la richiesta di Autonomia. Tramite l’interessamento del Vice-Ministro dell’Interno On. Grassi Giuseppe avvenne che, il 14 novembre 1919 con Regio decreto n° 2430, si dichiarasse Crispiano Comune Autonomo. Dopo ottenuto il benemerito riconoscimento però, l’identità crispianese diveniva nuovamente sfortunata, poiché con l’avvento del tragico ventennio si annullavano tutte le cariche giuridiche. Si dovette attendere il 1945, quando il Prefetto di Taranto, nominò primo cittadino di Crispiano, Giuseppe Cesareo, dopo la temporanea parentesi amministrativa di Vitantonio Luccarelli.
I Crispianesi e gli innamorati di Crispiano si apprestano a celebrare il “ Centenario dell’Autonomia” (1919/2019). La nuova Amministrazione ha annullato, di fatto, la delibera del Comitato esistente, invitando quanti vorrebbero partecipare con idee e contributi culturali a rappresentare dignitosamente il Centenario. La nostra proposta già protocollata, è quella di porre in grande rilevanza quanto i nostri avi diedero importanza all’Autonomia. Con la modestia che ci contraddistingue, pensiamo di interpretare il pensiero dei nostri affezionati lettori, rivolgendo alla nuova Amministrazione, l’invito a svolgere un “Convegno- Incontro” con i cittadini, alla presenza dei nostri Crispianesi che si sono distinti nelle Istituzione dello Stato, come il già Segretario ANM e consigliere CSM, unitamente al già Questore di Roma e Prefetto di Pisa. Nella speranza che tutti i crispianesi, possano interessarsi dell’importante identità donataci dai nostri avi, sperando che questa sia un’occasione giusta, per non gridare mai più a beceri e imbecilli “ Miracoli”.
Ass. “ Qui e Ora Due Occhi Belli Crispius” Francesco Santoro