Proposte operative celebrazione centenario Autonomia comunale di Crispiano

Da un comunicato del sindaco Lopomo si legge che è iniziata la serie di incontri dedicati alla programmazione degli eventi per l’anno del Centenario di Crispiano;  che “è stata una serata finalmente molto partecipata ed arricchita da tantissime idee e proposte da parte delle associazioni”,  e che sino al 30 agosto prossimo possono essere inviate le proposte, all’indirizzo e-mail protocollo@comune.crispiano.ta.it, per essere esaminate e valutate insieme il 10 settembre, alle ore 18,00,  giorno fissato per il prossimo appuntamento. All’incontro, a cui hanno partecipato anche gli assessori Aurora Bagnalasta e Angelo Fragnelli, sono stati preannunciati dal Sindaco eventi e proposte dell’Amministrazione: Festival del Centenario nelle 100 Masserie; Festival della Musica del 21 giugno; Capsula del tempo; Logo-concorso scolastico; Olimpiadi del Centenario e la Mostra “Gli Ori di Taranto tornano a casa”. E’ seguito un dibattito a cui sono intervenuti rappresentanti delle Associazioni e cittadini, con proposte e iniziative in atto. Ma c’è da aggiungere un invito (pubblicato su “Crispiano-Miscellanea”,1992,pag.224), riferito alla grotta del Castello, ove notoriamente abbiamo il privilegio di avere un affresco basiliano che il tempo sta progressivamente cancellando; l’invito rivolto “alle Autorità Civili e Religiose, nonchè a tutto il popolo di Crispiano” è di un noto studioso, Sebastiano Fattizzo, un sacerdote, purtroppo deceduto, che per venticinque anni è stato annoverato tra gli amici e ammiratori di Crispiano. Fattizzo scrive: “Ora lancio un invito a voler ricuperare questo loro primo e fondamentale bene che, da circa ottocento anni fa, ha segnato l‘inizio della storia civile e religiosa della loro città, e che sin dai suoi primordi fu posta sotto il patrocinio della Santissima Vergine Madre di Dio – La <Teotokos Odegitria di Costantinopoli> e di cui oggi è Protettrice sotto il bel titolo di <Santa. Maria della Neve>. Per un tale recupero non si deve aspettare che tutto sia fatto dalla Soprintendenza ai Beni Culturali, altrimenti forse passeranno secoli, ma tutta la cittadinanza deve farsi promotrice di tale opera di recupero con un nobile impegno, che se domani sarà una realtà, ridonderà ad onore e gloria di Crispiano”. “Si acquisti pertanto la caverna o chiesa rupestre – prosegue lo storico galatonese – dando un giusto ed equo compenso alla famiglia proprietaria di oggi, che nonostante tutto, e l‘uso profano di quella, deve essere lodata per aver rispettato e conservato quanto in quella è rimasto di sacro, ed ha trovato, da quando è passata ad essere di sua proprietà”. “Voglio sperare – conclude Fattizzo – che questo mio invito sia accolto dai Crispianesi in modo tale che, recuperata la Caverna, e restituita al culto, possano recarsi pellegrini, venerare ivi la loro antica Protettrice, elevando la lode ed il ringraziamento a Dio con la celebrazione del divino sacrificio eucaristico, ed anche a me sia concesso di essere pellegrino, non più come semplice turista, ma come sacerdote, ed avere la gioia di poter ivi celebrare l’Eucarestia per la gloria di Dio, l’onore dovuto alla Santa Madre di Dio, la sempre Vergine Maria, e per il bene della città di Crispiano”. E’ bene ricordare che l’affresco di Santa Maria di Crispiano, presente all’interno della chiesa rupestre del castello, insieme alle altre due immagini dell’Arcangelo Michele e di San Nicola di Mira, risale al XIII secolo e rientra tra i beni  di proprietà di persone fisiche o giuridiche private, per i quali  è stato emanato il vincolo ai sensi della L. 1089 del 01/06/1939 (“Tutela delle cose di interesse artistico o storico”), della L. 1409 del 30/09/1963 (relativa ai beni archivistici: la si indica per completezza), del D. Lgs. 490 del 29/10/1999 (“Testo Unico delle disposizioni legislative in materia di beni culturali e ambientali”) e infine del D. Lgs. 42 del 22/01/2004; la dichiarazione d’interesse sottopone il bene cui fa riferimento alle norme di tutela previste dal D. Lgs. 42 del 22/01/2004, impone norme di salvaguardia e valorizzazione, consente la corresponsione di benefici economici e fiscali e prevede l’irrogazione di sanzioni amministrative e penali ai trasgressori.         Alla grotta del Castello è legata anche la storia dell’Abazia Santa Maria di Crispiano  o verosimilmente dei Santi Crispo e Crispiniano, (più nota come Chiesa vecchia), che perciò meriterebbe una definitiva destinazione più confacente alla sua importante storia legata alle origini del paese. Di essa si sono occupati Don Romano Carrieri, che nel suo prezioso opuscolo “Ragazzi, ecco Crispiano”, 1978, scrive: “L’abazìa, oltre all’autorità spirituale sui monaci e sugli abitanti di Crispiano, esercitava anche l’amministrazione dei beni materiali di suo possesso nella zona. Era dotata di vasti possedimenti terrieri. Godeva anche di molte rendite nei riguardi di cittadini martinesi: masserie, cripte per abitazioni, terreni seminativi e pascoli. Possedeva abitazioni, osterie e botteghe nella città di Taranto e altri beni a rendita fissa. L’Abate di Santa Maria, inoltre, era autorizzato a riscuotere le decime – una specie di percentuale – sui raccolti. Il tutto serviva al sostentamento dei numerosi monaci, alla manutenzione e all’ampliamento dell’Abazìa e all’aiuto ai più bisognosi che bussavano alla porta dei monaci”. Anche   don Cosimo Damiano Fonseca nella sua opera  “Civiltà rupestre in Terra Jonica”, a proposito di detta  chiesa dice: “Non sappiamo per quale motivo a questa chiesa rupestre sia stato dato il titolo dei Santi Crispo e Crispiniano. Non sembra improbabile che il suo titolo originario sia stato quello di Santa Maria e che questa chiesa rupestre possa identificarsi con  la  <Ecclesia S. Mariae De Crispiano> eretta ad  abbazia, molto verosimilmente alla fine del secolo XII (il più antico documento a noi pervenuto è del gennaio 1226). Infatti la descrizione della chiesa abbaziale contenuta negli Atti della visita effettuata da mons. Lelio Brancaccio, Arcivescovo di Taranto, il 1° settembre 1577, corrisponde esattamente a quanto ancora rimane dell’imponente impianto rupestre primitivo”.

Il sindaco dell’Autonomia comunale, Pasquale Mancini, nel ricostruire “Origini e vicende del Comune di Crispiano e della sua Chiesa” – 1925, del suo primo lustro di attività amministrativa, si rivolge “al cortese lettore” scrivendo: “Il presente lavoro, quantunque parecchi opinano che le indagini e le ricerche  sulle origini e le vicende dei piccoli centri abitati siano cose superflue, destinate ad accarezzare velleità locali, perché il più delle volte contengono fatti insignificanti e notizie di cronaca, soddisfa un ardente desiderio di chi scrive di cooperare a vedere questa contrada di millenaria esistenza, che partecipò con la madre Taranto della civiltà greca e latina, ed in cui i Basiliani spiegarono la loro influenza, abbandonata per secoli, svegliarsi ed avere la sua storia, per spingere all’incivilimento la popolazione, poiché ove è storia è civiltà. La speranza di non aver fatto opera vana ed inutile per gli studi storici locali, rilevando le antiche origini di Crispiano, e riportando minutamente lo svolgimento delle diverse pratiche, svolte per circa un trentennio,  per  giungere  alla sua autonomia amministrativa, è certo il miglior compenso morale, al quale possa aspirarsi, ed a cui non mancherà l’indulgente benevolenza del generoso lettore”.

In ultimo, considerato il valore culturale e turistico inestimabile del patrimonio fotografico in possesso del Comune, si ritiene di suggerire il riallestimento, in occasione dell’anno celebrativo, nel periodo estivo, in una masseria, della mostra “Le cento masserie di Crispiano”, come contenitore culturale di iniziative programmate. Sono disponibili 600 gigantografie, montate su pannelli, catalogate e conservate in archivio, oggetto della storica mostra omonima organizzata nelle masseria “Le Mesole”, nell’anno 1988, a conclusione di un progetto ventennale di recupero e valorizzazione del territorio, attuata dalla Biblioteca Civica “Carlo Natale”, unitamente al progetto di riordino dell’Archivio Storico Comunale, per il quale sono stati ordinati e catalogati gli atti ultraquarantennali riguardanti i primi passi compiuti dal Comune, prima e dopo la sua  autonomia; sicché attraverso questo inventario ora è possibile ripercorrere il cammino non facile, dei nostri padri illustri, che si sono adoperati per tramandarci una comunità civile ed operosa.

Michele Annese