La cronaca di ogni giorno ci ha abituati a non meravigliarci più di niente, accettiamo supinamente e prendiamo atto di tutto, anche quando vi sono situazioni che dovrebbero quantomeno far riflettere e indurre a rispettare ciò che l’uomo ha fatto per noi. Anche l’autonomia comunale che stiamo per celebrare è opera dell’uomo. Prima di ulteriori considerazioni leggiamo, per intero, ciò che ha scritto, opportunamente <Il futuro è di tutti>(mai denominazione più azzeccata!): “PARCO DEL VALLONE: ALTRO CHE RIPRISTINO E VALORIZZAZIONE… Mercoledì 22 agosto si è tenuto un incontro pubblico sul nuovo <Parco del Vallone>.
L’Amministrazione 5 Stelle, dopo che avevamo sollevato le nostre perplessità, ha deciso di convocare un’assemblea per far conoscere ai cittadini il progetto e di informare gli stessi su quello che stava accadendo davanti alle grotte.
Abbiamo appreso che le grotte non rappresentano, secondo la Sovrintendenza, un sito di particolare interesse archeologico o artistico, perché non sono naturali, bensì opera di abitatori che si sono succeduti nel tempo. In dubbio persino il passaggio dei monaci basiliani. Ne prendiamo atto.
E comunque sia chiaro: nessuno di noi ha mai messo in dubbio la legalità e la legittimità del progetto. Ma l’opportunità sul tipo di intervento, quella sì.
Infatti, per chi come noi è nato e cresciuto in questa terra, quelle grotte sono importantissime lo stesso. Sono un pezzo della nostra storia, al di là del parere della Sovrintendenza e, vederle così trasformate, ci ferisce. E siamo sicuri che la maggior parte dei crispianesi la pensa come noi. E qui Destra e Sinistra non c’entrano assolutamente niente.
Quella realizzazione, insieme a tanti orpelli sedimentati nel tempo (capannucce, laghetti artificiali, macine…) snatura la storia del sito, passando una pialla sul nostro passato.
I camminamenti realizzati sono orrendi, al di là del collante usato per tenere insieme le pietre, che sia cemento o altro… Sono percorsi fatti di materiale edile posticcio che finiscono nel nulla e, che invece di valorizzare il paesaggio, lo mortificano. Insomma sono praticamente inutili, perché, come abbiamo appreso, le grotte non possono essere visitate all’interno, quindi, tra l’altro, possiamo anche dire addio al presepe vivente.
Non parliamo, poi, del materiale granulare messo tra le basole, che ha già bisogno di ulteriori interventi di ripristino e del terriccio aggiunto, che già è stato spazzato via con le piogge dei giorni scorsi.
Non ci piacciono nemmeno le staccionate in stile Courmayeur. Anche queste legittime, per carità. Ma sicuramente non sono elementi tipici del nostro territorio, né aiutano a raccontarne la storia. Così come a nulla serviranno i cartelli descrittivi previsti nella zona soprastante le grotte dove verranno realizzate aree di fitness e percorsi vita (questi ultimi già presenti in altri siti, vedi pineta, e praticamente inutilizzati).
Infine l’installazione delle 8 casette di “Babbo Natale” ne faranno un “centro commerciale”, che si aggiunge al complessivo piano commerciale del paese già gravemente in crisi. E gestito da chi? E con quale fruibilità da parte del cittadino?
Insomma dopo quell’incontro le nostre perplessità rimangono tutte in piedi, mentre abbiamo avuto la percezione che tutti sembravano disconoscere la paternità di quel progetto, dicendo di averlo in qualche modo ereditato, sia il Rup che l’attuale Direttore dei lavori, ma soprattutto la nuova Amministrazione a 5 Stelle.
Tutti meno la passata Amministrazione, autrice di altri scempi come la conca in piazza, che però ormai non fa testo: è stata già abbondantemente bocciata dagli elettori.
Ma quando succede qualcosa in paese, gli Amministratori in carica, questi o altri, non possono sempre scaricare le responsabilità sul passato.
E ci chiediamo, visto che durante l’assemblea non si è espresso, ma al Sindaco piacciono sì o no quei lavori? Intende rivedere alcune cose più eclatanti e strambe, visto che con un recente provvedimento è stato prorogato il termine di conclusione dei lavori di ulteriori 60 giorni, provando possibilmente a non perdere il finanziamento? E’ possibile prevedere nei tempi dati una ulteriore variante che ottimizzi l’uso dei soldi in vista di un risultato più accettabile?
Restiamo in trepidante attesa di una presa di posizione chiara da parte del sindaco e della sua giunta”.
Il comunicato de <Il futuro è di tutti> conclude con un p.s. : “Non ci si può risentire se il cittadino fa dei rilievi sulle scelte delle amministrazioni perché il paese appartiene a tutti coloro che l’abitano e sarebbe buona cosa condividere fin dall’inizio le proposte che modificano l’assetto cittadino cambiandone il volto. Non abbiamo bisogno di <sorprese> come i regali della befana, visto che i soldi sono di tutti”.
Se i valori di una comunità non sono solo i siti “di particolare interesse archeologico o artistico, perché non sono naturali, bensì opera di abitatori che si sono succeduti nel tempo”, bene hanno fatto coloro che hanno distrutto interi sistemi di grotte, compresa la masseria Francesca, per costruire palazzi, in via Martina. Distrutti anche Siati, Minco di tata, dove ora funziona l’ufficio postale e il ponte di via D’Annunzio; ancora più giustificato é l’abbattimento dei quattro torrioni di villa Cacace, e non c’è ragione di tenere in piedi l’ omonima torre, che pur simbolo di Crispiano, anch’essa è stata dalla Sovrintendenza di Bari considerata“di interesse locale”. Non é stata salvata nemmeno l’edicola della“Madonna sola”su via Taranto, demolita per far largo a un ponte dichiarato inagibile appena aperto. Tante ville e case ultracinquantenarie sono state sacrificate, la Chiesa Vecchia, destinata a museo storico e, dopo usi fantasiosi, a centro di informazione turistica, con annesso gabinetto pubblico. Ora si mette in discussione anche la grotta del castello, dove c’è il prezioso affresco basiliano, con vincolo ministeriale, di cui si sono occupati vari studiosi, compresi i professori Fonseca e Caprara. Don Cosimo Damiano Fonseca nella sua opera “Civiltà rupestre in Terra Jonica”, a proposito di detta chiesa dice: “Non sappiamo per quale motivo a questa chiesa rupestre sia stato dato il titolo dei Santi Crispo e Crispiniano. ( l’affresco dei santi era presente in un’altra grotta di fronte alla cappella di s. Maria, proprietà nel primo novecento di don Olindo Ruggeri, di Martina Franca, poi proprietaà della famiglia Laddomada). Non sembra improbabile che il suo titolo originario sia stato quello di Santa Maria e ( che questo culto si stato trasferito in una chiesa rupestre, giù al vallone), l’ <Ecclesia S. Mariae De Crispiano> eretta ad abbazia, molto verosimilmente alla fine del secolo XII (il più antico documento a noi pervenuto è del gennaio 1226). Infatti la descrizione della chiesa abbaziale contenuta negli Atti della visita effettuata da mons. Lelio Brancaccio, Arcivescovo di Taranto, il 1° settembre 1577, corrisponde esattamente a quanto ancora rimane dell’imponente impianto rupestre primitivo”.
Le grotte del vallone, naturali o scavate dalla mano dell’uomo, per Crispiano rappresentano le radici di un popolo che nei secoli hanno sacrificato la loro vita, per sopravvivere alle incursioni saracene e per gettare il seme di una comunità che oggi vanta civiltà e progresso economico. Nel merito dei lavori in corso, l’Amministrazione in carica, ha il dovere, anche alla luce di quello che si è verificato con le recenti alluvioni, di rispettare il patrimonio storico-culturale del territorio, ascoltare i cittadini, le valide osservazioni dell’ing. Michele Palmisano, correggere se necessario il progetto ed evitare sperpero di denaro pubblico.
La celebrazione dell’Autonomia comunale dev’essere occasione di gratitudine a quanti si sono adoperati per la crescita del paese, per la conservazione della propria storia, la valorizzazione del territorio e per lasciare ai posteri testimonianze valide della nostra opera.
Michele Annese