Nel 1918 furono dati alle stampe due numeri della Rivista Storica Salentina (3-4 e 5-6 dell’anno XII) nei quali, suddiviso in due parti, comparve il saggio intitolato Badie basiliane nel Tarentino – III – Crispiano – Studi e ricerche, scritto dallo storico Giuseppe Blandamura (1866-1957).
Nel 1919 questi due saggi furono uniti in un’unica opera editoriale, la cui prefazione, però, reca la data 3 dicembre 1918.
Sono passati cent’anni esatti da quell’edizione, prima e unica monografia sull’Abbazia di Santa Maria di Crispiano, frutto, tra l’altro, dell’infaticabile consultazione delle antiche carte contenute nell’Archivio della Curia Arcivescovile, oggi Archivio Storico Diocesano di Taranto.
Nell’ultimo cinquantennio gli storici, in particolare il compianto Lino Bello, hanno chiarito alcuni particolari del passato dell’Abbazia di Santa Maria di Crispiano:
– il monastero fondato nel Vallone non fu mai basiliano;
– il cenobio aveva sede in una chiesa rupestre e non in una chiesa sub divo;
– l’antica Chiesa di Santa Maria di Crispiano corrisponde all’attuale chiesa rupestre di Via Castello.
Sono ben consapevole della necessità di distinguere la storia del casale medievale e dell’Abbazia di Santa Maria di Crispiano da quella del moderno insediamento.
Il caso, però, ha voluto che la prima indagine su quest’ente ecclesiastico, casualmente o meno, precedesse di poco la nascita della nostra circoscrizione amministrativa, distaccata da Taranto e resa autonoma dal capoluogo il 14 novembre 1919.
Che cada il 3 dicembre 2018, o giù di lì, mi pare opportuno che i crispianesi ricordino, anche, il centenario della prima ricerca sul nostro monastero.
La detta Abbazia, a tutti gli effetti, è parte integrante dell’identità culturale del nostro territorio sul quale noi, oggi, esercitiamo il diritto di cittadinanza attiva e partecipe.
Giorgio Sonnante