Le Grotte del Vallone di Crispiano, croce e delizia! sono state le dimore dei primi abitanti del territorio, rifugio di viandanti, l’orgoglio della civiltà rupestre, il vanto di un patrimonio storico-artistico inestimabile della nostra cittadina, la location ideale per far rivivere la Natività ed il turismo; ma ora rappresentano un pericolo “ tanto che l’Autorità di Bacino ne ha di fatto inibito l’ingresso perché è zona a grave rischio idrogeologico”.
Non sono più, quindi, un patrimonio prezioso, ma ostacolo a mantenere in vita le tradizionali fiere di Sant’Espedito del 10 aprile, della Madonna della Neve del 4 agosto e di San Francesco del 3 ottobre, tranne il mercato di martedì,anche se non si capisce perché non si possa scegliere un’altra località, magari anche più accessibile.Dopo anni di grandi successi, “possiamo dire – scrive Anna Sgobbio del Movimento il Futuro è di tutti – addio per sempre al presepe vivente, «il più grande del sud» e «candidato a patrimonio dell’Unesco», a detta di un ex sindaco”.
Poi è veramente strano che a mo’ della tela di Penelope, da un lato si spiantano gli alberi di pino (via Pirandello) e dall’altro si piantumano in aree dove “forte è il rischio di arrecare danni alla zona cambiandone l’originaria immagine”.
Possibile che la saggezza contadina e le tante “rovine” procurate negli anni dai pini ad abitazioni, strade, marciapiedi e strutture pubbliche e private, non siano sufficienti, sia pure prudenzialmente, a preferire alberi meno rischiosi ed evitare i pericoli, pur nel dubbio, che potrebbero arrecare “nei prossimi 10 – 20 anni laddove le radici dovessero insediarsi nelle possibili fessurazioni del tenero banco tufaceo delle nostre grotte…”.
Nel documento dopo aver evidenziato che i “pini potrebbero nel futuro arrecare danni alle aree in fase di realizzazione, lì nello spiazzo ricavato sulle grotte” e che, oltre che in via Pirandello, “si chiede alle ditte interessate di rimuovere i pini in altre zone del paese, portandosi in cambio il legname recuperato”, si legge che “l’Amministrazione Lopomo non può più astenersi dal giudizio sulla realizzazione dei lavori in corso sulle grotte del Vallone. Quello che succede a Crispiano adesso, non può essere sempre e solo attribuito a «quelli che c’erano prima». “Dunque – si aggiunge nel comunicato – si tolgono i pini dappertutto, appena dopo aver finito di piantarli sulle grotte, e si chiede se è stata valutata opportunamente la stabilità del versante e del fondo di posa di questi alberi? E se quei pini dovessero danneggiare anche le abitazioni circostanti, chi pagherà?Considerato che era prevista da capitolato la piantumazione di altre specie di alberi, perché non si è data indicazione alla direzione lavori di sostituirli?” “Noi – dicono ancora i rappresentanti del Movimento – abbiamo mandato in Regione alcuni rilievi puntuali sull’intero progetto. E l’attuale Amministrazione che ha fatto? Ha inviato in Regione un documento con le controdeduzioni che, tra l’altro, non rispondono completamente a tante perplessità che avevamo sollevato. Questo, dal punto di vista politico, significa che l’Amministrazione Lopomo ha di fatto sposato in toto le scelte dei progettisti. Compresa quella dei camminamenti che, a quanto sembra di capire da questo loro documento, servirebbero solo «a una migliore stabilità per gli addetti alla manutenzione». “Cioè – conclude il documento – hanno deturpato il paesaggio con quelle orribili chianche solo per farci passare chi dovrà manutenere il sito. Quella dei pini allora, è solo l’ultima superficialità con cui si sta trattando un luogo che per i crispianesi veraci ha una fortissimo valore storico e identitario… nonostante il parere della Soprintendenza”.
Michele Annese