“Tumore della mammella – prevenzione, cura e aspetti psicologici”, questo il tema dell’incontro settimanale dell’Università “Minerva”, svolto in collaborazione con l’Ambulatorio specialistico “Crispiano Medical Center (C.M.C.) di Tiziano Solito.
Relatore il dott. Aldo Capozza, medico specialista Chirurgia generale, Senologia e Malattie dell’apparato digerente. Laureato a Pisa, specializzato in Senologia a Modena, Capozza ha lavorato, come chirurgo, agli ospedali di Taranto e di Martina. Ora a Crispiano, presterà, presso il C.M.C., la sua opera di Senologo.
“Mi auguro – ha detto la direttrice dell’Università “Minerva” – che questo incontro sarà gradito, sia per la ricchezza delle informazioni, sia per la soddisfazione di ascoltare un medico specialista competente, che ha fatto della sua vita una missione, con un brillante percorso professionale”. “Il dott. Aldo Capozza – aggiunge la direttrice Laddomada – ha cominciato proprio a Crispiano la sua esperienza di medico e dopo 45 anni, in vista ormai del suo collocamento a riposo, tornerà a Crispiano con un ambizioso progetto: promuovere a largo raggio l’informazione medico-scientifica e sensibilizzare ad una maggiore attenzione alla prevenzione e alla cura delle patologie. Una scelta che ci fa sentire orgogliosi, come crispianesi e come promotori dell’Università del Tempo Libero e del Sapere “Minerva”.
Oggi che statisticamente la vita si è allungata, occorre garantire un corretto miglioramento del proprio stile e assicurare “più vita agli anni”. Pertanto – conclude Laddomada – ringrazio, a nome di tutti gli iscritti, il C.M.C. per il sostegno e il dott. Capozza per la collaborazione che ha avviato con noi”. E’ seguita la dotta relazione del dott. Capozza, il quale ha esordito salutando il suo maestro dott. Pasquale Bruno, ringraziando i numerosi presenti e ricordando la memoria di Uccio Capani e Enzo Rinaldi (zio Enzo), amici degli anni di inizio carriera a Crispiano. Ha poi affermato che il tumore è la patologia del secolo, che può colpire a qualsiasi età; che c’è senz’altro una predisposizione famigliare, ma è necessaria la prevenzione, che passa attraverso la conoscenza e l’attuazione di un corretto stile di vita, per evitare che la patologia degeneri e poi si affronti il difficile viaggio della speranza, non condiviso da lui. “Veronesi ha detto che abbiamo sconfitto il cancro, io non voglio smentirlo, ma ciò è possibile solo se le cose vengono fatte per bene e da persone esperte”. Intanto bisogna ricordare che i più comuni fattori di rischio sono: alcol, fumo, vita sedentaria, obesità, eccesso di insulina, pillola anticoncezionale, prima mestruazione al di sotto dei 12 anni, assenza di gravidanza, alimentazione scorretta (preferibile quella mediterranea). E’ utile anche correggere alcune abitudini: niente cosmetici, deodoranti, profumi, basta un semplice sapone neutro per lavarsi; la biancheria intima da preferirsi è in cotone bianco. Ma ovviamente “il troppo stroppia”, quindi se ci si alimenta con moderazione, ci si può concedere sempre qualche soddisfazione gastronomica, o qualche capo di abbigliamento intimo più colorato e civettuolo. E’ molto utile, dice il dott. Capozza, l’attività fisica, non necessariamente in palestra, è molto salutare un giro in bicicletta all’aria aperta, o una piacevole passeggiata: 5000 passi al giorno sono sufficienti. Prevenzione è anche rapporto di fiducia col medico. Già intorno ai 30 anni, la donna deve fare una visita senologica, prima di avvertire qualche sintomo. Spetta al senologo correggere lo stile di vita della paziente, dando semplici consigli, e indirizzandola verso una mammografia annuale e, quando è necessario, ricorrere alla risonanza magnetica e alla microistologia, per conoscere il tipo di displasia da cui la donna è stata colpita. Avuta la diagnosi, senologo e oncologo devono insieme studiare il caso e, se necessario, procedere con l’intervento. Il dott. Capozza si è dichiarato contrario alla mutilazione completa della mammella. Un “medico esperto”, che si impegna a “fare le cose per bene”, si avvale dell’evoluzione della terapia chirurgica e procede con la quadrantectomia, cioè il taglio interessa solo un quadrante della mammella, e attua subito la ricostituzione del seno. “Personalmente – ha detto il dottore – ritengo di ridurre il danno il meno possibile, al fine di non mortificare la donna, colpita nel suo io due volte: la malattia e la mutilazione. Ritengo che in questi casi il medico non debba trincerarsi dietro un camice bianco, ma debba seguire h24 la propria paziente, instaurare con lei un rapporto di fiducia e di amicizia, che vada al di là della sala operatoria e della struttura ospedaliera, perché la donna deve capire che nulla è cambiato nella sua vita famigliare e di coppia. E’ necessaria quindi la vicinanza dei medici, anche nel cammino di ripresa, affinché la terapia post-operatoria sia seguita scrupolosamente. La serietà e la sensibilità del comportamento del personale medico, la prevenzione, il tempestivo intervento hanno portato all’85% la percentuale della sopravvivenza post-operatoria”. Il dott. Capozza ritiene però necessario anche un supporto psicologico per la donna e per le persone a lei care.
E’ quindi intervenuta la dottoressa Anna Arena, psicoterapeuta cognitivo comportamentale, che ha posto all’attenzione dei presenti i complessi meccanismi emotivi che si manifestano nel comportamento della donna, che ha visto sconvolta la propria salute e menomata la sua femminilità. C’è in tutte uno stato di disorientamento – ha detto la dottoressa – una confusione, un’angoscia, un’ansia, ma anche tanta tristezza per ciò che ha subìto e a volte tanta rabbia per l’ingiustizia: “accade proprio a me?”, come se le cose brutte dovessero accadere solo agli altri. C’è poi la donna capace di superare lo shock emotivo, capace di gestire le emozioni negative, protegge dal dolore le persone care, è portata a negare, o almeno a evitare di parlare di sé e della sua condizione. In entrambi i casi il livello emotivo è alto: occorre prenderla per mano, sia quando si rassegna passivamente, credendo di essere impotente e dipendere sempre dagli altri, sia quando cerca di essere combattiva, di aiutarsi da sola. Bisogna capire che la mutilazione, parziale o totale, provoca comunque un cambiamento nella donna, sia fisico che psichico: la perdita dei capelli la mortifica, la porta alla perdita del senso di sé, al disgusto per il proprio corpo, alla vergogna, all’ansia, alla depressione. Con l’aiuto di figure di supporto, la donna deve imparare a gestire le emozioni negative, ad accettare le paure, le ansie, a superarle e andare avanti.
Anche il partner, in queste situazioni, ha bisogno di supporto psicologico. Può succedere che il cambiamento fisico della donna non venga accettato, per cui si crea un circolo vizioso, pericoloso per la vita di coppia. Infatti la donna è portata ad esprimere facilmente le emozioni negative, l’uomo è più propenso a sfuggirle, questo può influire nella donna, che si sentirà incompresa e tenderà ad esprimere più visibilmente le sue paure, mentre l’uomo sembrerà sempre più lontano. La soluzione è quella di imparare, con l’aiuto di esperti psicologi, ad affrontare insieme la malattia, a superare il disagio e ricomporre l’armonia famigliare.
Erano presenti all’incontro l’Assessore comunale alla Cultura e ai Servizi Sociali Aurora Bagnalasta e il Consigliere regionale Renato Perrini, che ha ricordato il suo impegno per le strutture ospedaliere e in particolare per rafforzare il ruolo di polo oncologico dell’Ospedale Moscati (Ospedale nord), auspicando anche la presenza, in tutti i servizi pubblici sanitari, di professionisti psicologi.
Michele Annese