Al Teatro di Crispiano la Compagnia Berardi/Casolari presenta l’Amleto Take Away

Crispiano, 7 marzo 2019                                                                                                     

Sabato 16 marzo, alle ore 20,30, al Teatro comunale di Crispiano, la Compagnia Berardi-Casolari presenta Amleto Take Away (Premio UBU 2018).

Uno spettacolo di e con Gianfranco Berardi e Gabriella Casolari. Musiche di Davide Berardi e Bruno Galeone. Luci di Luca Diani. Produzione Compagnia Berardi Casolari / Teatro dell’Elfo.

Una presenza attesa, specie nella circostanza della celebrazione in atto del centenario dell’autonomia comunale, di artisti ormai noti in Italia e all’estero. Berardi è figlio di un operaio dell’Ilva, nato nel ’78 a Bitonto. Quando aveva sei mesi la famiglia si trasferì a Crispiano, nel quartiere Santa Maria Goretti, dove poi fu costruita una chiesa, che fu molto importante per Gianfranco: grazie a un prete, don Ignazio Blasi, che esortava a fare progetti, e a condividerli,  il ragazzo creò un gruppo con il quale realizzò vari laboratori, sviluppando le doti innate.

Nel 2001 ha incontrato Gabriella Casolari, attrice impegnata in un sodalizio teatrale di Sassuolo venuta a Martina Franca, e con lei ha avviato un percorso convogliato nel 2008 nella compagnia Berardi-Casolari, “la cui poetica affonda le radici nella corrente riconosciuta come ‘Nuova drammaturgia’, pur considerando prioritario l’aspetto popolare di ogni singolo lavoro”.

Da più di dieci anni dunque calcano sempre insieme, in perfetta armonia, le tavole del palcoscenico; e insieme hanno recitato, e recitano, in giro per l’Italia e all’estero, in Bolivia, in Argentina. ecc. Il loro primo spettacolo è stato “Briganti”, con Gabriella impegnata nella regia e nelle luci e Gianfranco nei panni di nove personaggi, da Garibaldi a Cavour, al soldato piemontese… Spoglia la scenografia: soltanto una sedia in movimento, metafora del mondo che il brigante attraversa: le imboscate, le battaglie, i covi, la cattura, il carcere, la rabbia per le ingiustizie, i tradimenti, l’amore…

«La compagnia  riscuote i consensi entusiastici del pubblico e dei giornali, interessante l’apprezzamento di un critico autorevolissimo, Franco Quadri di Repubblica, –scrive  su ‘Minerva News’  Franco Presicci, riportando  un’ intervista a Milano, fatta in occasione della presentazione dell’opera scritta da Gianfranco, in collaborazione con Gabriella Casolari, La Prima, La Migliore”». Il lavoro teatrale “Briganti” vince il Festival internazionale di Lugano, sezione Nuova drammaturgia. Un altro spettacolo del gruppo, “Land Lover” vince  il Premio ETI – Nuove creatività e il bando “Principi attivi” della Regione Puglia.    I riconoscimenti proseguono: “Io provo a volare”, omaggio a Domenico Modugno, capolavoro di teatro-musica, sostenuto dal Festival internazionale Castel del Monte  (Bat). Pluripremiato allo “joakiminterFest” (Belgrado). Premio speciale della giuria, Premio migliore spettacolo scelto dal pubblico, ospitato al Cooper Festival Slovenia e all’Istituto italiano di cultura di Parigi. Premio Antonio Landieri a Napoli”. “E arrivano – conclude Presicci – gli inviti a partecipare a importanti trasmissioni televisive, da “Quelli che il calcio” ad “Applausi”  di Gigi Marzullo. Insomma una catena di successi, per Gianfranco e Gabriella”.

Il nostro sogno – dice Berardi – era la conquista del palcoscenico. Volevamo fare gli attori, ma in modo indipendente, portando in scena opere classiche, ma anche opere originali partorite dalle nostre idee, dalle nostre esperienze, dal nostro modo di vedere il mondo. Il nostro teatro è necessario soprattutto a noi, perché ci dà l’occasione, assieme a chi ci segue, di dissentire. I nostri temi sono attuali: riguardano i giovani decisi a non mollare; le storture, gli abusi, le disuguaglianze, i patti sociali svenduti, ma anche i nostri 40 anni”.

E – conclude –io a Crispiano ho la casa, nello stesso quartiere in cui sono cresciuto, dove abita anche Michele Annese, che è sempre stato fautore di iniziative culturali e pronto a dare una mano a quelle promosse da altri”.  

“Amleto take away” è un affresco tragicomico che gioca sui paradossi, gli ossimori e le contraddizioni del nostro tempo che, da sempre, sono fonte d’ispirazione per il nostro teatro ‘con temporaneo’. Punto di partenza sono, ancora una volta, le parole, diventate simbolo più che significato, etichette più che spiegazioni, in un mondo dove «tutto è rovesciato, capovolto, dove l’etica è una banca, le missioni sono di pace e la guerra è preventiva». È una riflessione ironica e amara che nasce dall’osservazione e dall’ascolto della realtà circostante, che ci attrae e ci spaventa.

Tutto è schiacciato fra il dolore della gente e le temperature dell’ambiente, fra i barbari del nord e i nomadi del sud. Le generazioni sono schiacciate fra lo studio che non serve e il lavoro che non c’è, fra gli under 35 e gli over 63, fra avanguardie incomprensibili e tradizioni insopportabili… In questo percorso s’inserisce, un po’ per provocazione, un po’ per gioco meta-teatrale, l’Amleto di Shakespeare. Amleto, simbolo del dubbio e dell’insicurezza, icona del disagio e dell’inadeguatezza, è risultato, passo dopo passo, il personaggio ideale cui affidare il testimone di questa indagine. Ma l’Amleto di Amleto Take away procede anche lui alla rovescia: è un Amleto che preferisce fallire piuttosto che rinunciare, che non si fa molte domande e decide di tuffarsi, di pancia, nelle cose, anche quando sa che non gli porteranno nulla di buono. di buono. È consapevole ma perdente, un numero nove ma con la maglia dell’Inter e di qualche anno fa, portato alla follia dalla velocità, dalla virtualità e dalla pornografia di questa realtà.

Amleto è in seria difficoltà circa il senso delle cose, travolto da una crisi così generalizzata e profonda che mette a repentaglio storie solide e consolidate come il suo rapporto d’amore con Ofelia e il suo rapporto con il teatro.

«To be or fb», questo è il problema! Chiudere gli occhi e tuffarsi dentro sè e accettarsi per quello che si è, isolandosi da comunity virtuali per guardare da vicino e cercare di capire la realtà in cui si vive? O affannarsi per postare foto in posa tutte belle, senza rughe, seducenti, sorridenti, grazie all’app di photoshop? Dimostrare ad ogni costo di essere felici mettendo dei ‘mi piace’ sui profili degli amici.

Pubblicare dei tramonti, un bel piatto di spaghetti, o gli effetti della pioggia tropicale, sempre stesi anche al mare con un cocktail,  farsi un selfie perché il mondo sappia dove sono, con chi sono, e come sto. Apparire, apparire, apparire, bello, figo, number one e sentirsi finalmente invidiato.

«To be or fb, this is the». Lui è Gianfranco Berardi, un vulcano di energia, fuoco pugliese nelle vene, capace di ruggiti, acrobazie, metamorfosi di voci e ruoli, comicità avvincente e malinconica tenerezza. […] Vederlo in scena è un’esperienza travolgente perché ha la forza di una calamita. Ogni movimento è calibrato, ma offerto con un’estrema leggerezza: al fianco di Berardi c’è la presenza visibile ma discreta della Casolari, una sorta di servo di scena o «custode» che porge gli oggetti, lo dirige, gli suggerisce pause e movimenti. Una figura delicata che fa da contrappunto all’energia muscolare di Berardi”.

Tratto da (Gilda Tentorio, Frammentirivista.it., 6 dicembre 2018)

                                                                                           Michele Annese