Amleto Take Away (Premio UBU 2018); uno spettacolo travolgente presentato con tanta ironia al Teatro comunale di Crispiano, tra scroscianti applausi ed acrobazie e provocazioni che hanno mantenuta viva costantemente l’attenzione del numeroso pubblico presente nelle due repliche della serata. Una interpretazione eccezionale di Gianfranco Berardi e Gabriella Casolari, condotta magistralmente da due “mostri” del teatro. “Berardi – scrive Tommaso Chimenti – sul palco è un rocker, è benedetto e maledetto insieme, è Iggy Pop e Dino Campana, è Michael Jackson e Bukowsky, è Michael Jordan e Baudelaire, è Jim Morrison e Basquiat”. Potremmo osare scomodando anche Carmelo Bene […]. Se Berardi in questo nuovo lavoro è il front man, la Casolari è, più che il servo di scena che movimenta luci e oggetti, il regista kantoriano che aziona i dispositivi, dà le pause, direziona sguardi e parentesi, suggerisce con piccoli tocchi. Il duo collima, il duetto funziona, amalgamato dagli anni, ben impastato. Nelle loro parole c’è una densa ferocia tenera e una candida delicatezza crudele…”.
Diego Cantore, afferma: “Questa nuova opera della Compagnia Berardi-Casolari è una piccola grande perla di teatro. Che passa dalla prosa alla parodia della quotidianità e si insinua nella poesia che può riservare la vita nella sua immagine di bellezza”.
“Un affresco tragicomico – si legge nella scheda di presentazione – che gioca sui paradossi, gli ossimori e le contraddizioni del nostro tempo che, da sempre, sono fonte d’ispirazione per il nostro teatro ‘contro temporaneo’. Punto di partenza sono, ancora una volta, le parole, diventate simbolo più che significato, etichette più che spiegazioni, in un mondo dove «tutto è rovesciato, capovolto, dove l’etica è una banca, le missioni sono di pace e la guerra è preventiva”. È una riflessione ironica e amara che nasce dall’osservazione e dall’ascolto della realtà circostante, che ci attrae e ci spaventa. Tutto è schiacciato fra il dolore della gente e le temperature dell’ambiente, fra i barbari del nord e i nomadi del sud. Le generazioni sono schiacciate fra lo studio che non serve e il lavoro che non c’è, fra gli under 35 e gli over 63, fra avanguardie incomprensibili e tradizioni insopportabili… In questo percorso s’inserisce, un po’ per provocazione, un po’ per gioco meta-teatrale, l’Amleto di Shakespeare”.
Terminato il ruolo con le vesti drammaturgiche, Gianfranco ha salutato, insieme alla coautrice dell’opera Gabriella Casolari (Musiche di Davide Berardi e Bruno Galeone, luci di Luca Diani), i suoi concittadini, che non incontrava da 15 anni, con esplosiva cordialità, facendo trasparire la sua gioia e piena soddisfazione del meritato successo registrato.
Michele Annese