CINQUE PUNTI PER SALVARE E RILANCIARE IL SUD

Per far rinascere il Mezzogiorno sono cinque i macro temi sui quali è necessario impegnarsi a livello europeo e come governo nazionale.

Questa mia convinzione emerge dopo una intensissima campagna elettorale che mi ha visto presente più volte in tutte le regioni del Sud e dopo aver incontrato e ascoltato migliaia di cittadini.

I cinque punti sono: il diritto per i giovani di restare nella nostra terra; investimenti in istruzione, formazione e sostegno alle imprese innovative; inclusione sociale come eliminazione delle condizioni di svantaggio; rispetto dell’ambiente; tutela e promozione delle eccellenze territoriali.

Queste questioni sono tutte già previste dal programma del M5S per le europee e stanno caratterizzando l’azione del governo nazionale, ma nello stesso tempo ritengo che il Sud dell’Italia abbia bisogno che esse vengano inserite in un percorso privilegiato sia a Bruxelles che a Roma.

Per il lavoro, le imprese e lo sviluppo occorre battersi per fare in modo che gli investimenti pubblici siano esclusi dai vincoli di bilancio previsti dalla Ue. Inoltre occorre che vengano esclusi dal calcolo del deficit gli investimenti pubblici per prevedere un piano di infrastrutture per le regioni del Sud (ferrovie, autostrade, porti e aeroporti) affinché diventino la porta di collegamento commerciale con il Mediterraneo e l’Oriente.

Oltre a ciò bisogna agire su altre tre leve: potenziamento dei fondi europei per ricerca e innovazione; la Bei, Banca europea, deve finanziare piccole e medie imprese, start up, economia digitale, tecnologie emergenti ed efficienza energetica; tutela del Made in Italy con la lotta alla contraffazione e alle delocalizzazioni.

Per i giovani e contro lo spopolamento delle regioni del Sud, dopo il Reddito di cittadinanza che sta dando una prima risposta, occorre garantire il salario minimo europeo, la parità retributiva e un sostegno mirato alle famiglie.

Nel 2018, gli emigrati italiani sono stati 285 mila, una cifra quasi pari a quella record toccata nel secondo dopoguerra. A partire sono soprattutto giovani tra i 18 e i 44 anni, di cui più del 30% in possesso di una laurea. La fuga dei cervelli è una vera e propria emergenza sociale. Serve un impegno comune per riportare i nostri giovani in Italia. L’estero deve essere un’opportunità, e non una scelta obbligata.

Per l’inclusione sociale occorre eliminare le condizioni di svantaggio, quindi debbono essere esclusi dal calcolo del deficit gli investimenti pubblici produttivi e d’impatto sociale in istruzione, ricerca, sanità, sicurezza.

Inoltre, Erasmus per tutti, più fondi per gli studenti e le fasce deboli e per gli adulti iscritti ai percorsi di istruzione. Aiuti concreti alle famiglie. Pieno riconoscimento dei diritti delle persone con disabilità con la piena attuazione della Convenzione Onu. Scuola e famiglie devono stringersi intorno ad un patto di corresponsabilità educativa e non devono contrapporsi.

Per l’ambiente occorre mettere al primo posto la salute dei cittadini e la sicurezza alimentare, quindi serve un piano urgente per le bonifiche delle aree inquinate e un piano per le energie rinnovabili. No a fonti fossili, trivelle e inceneritori, no agli Ogm e ai pesticidi. Applicazione piena e immediata del principio di precauzione senza deroghe o scorciatoie.

Sostegno alle imprese che investono nella green economy. Anche la finanza deve essere green con incentivi alle imprese che non inquinano. Intensificazione delle normative per lo sviluppo dell’economia circolare.

Per l’economia locale del Meridione, che è legata alle produzioni tipiche e al turismo, occorre tutelare le eccellenze agroalimentari locali e salvaguardare l’ecosistema del territorio con dei progetti di salvaguardia e promozionali. Gli accordi commerciali internazionali devono sostenere l’export delle nostre imprese e non distruggere le produzioni locali. Stop ad arance sudafricane, olio tunisino, ecc. che hanno messo in ginocchio i nostri produttori. Più risorse per gli agricoltori e i pescatori danneggiati dalla globalizzazione.

Questi sono solo alcuni dei punti programmatici su cui mi voglio impegnare maggiormente presso il Parlamento europeo e che porto avanti da anni, prima come cittadina e ora come attivista del Movimento 5 Stelle.

Votare M5S domenica 26 maggio significa condividere questo percorso insieme a tutti noi.

CHIARA MARIA GEMMA

CAPOLISTA SUD M5S

PARLAMENTO EUROPEO