L’abbandono indiscriminato di rifiuti nel territorio ha raggiunto livelli insostenibili e non più compatibili con il desiderio e diritto di vivere in un ambiente armonico e salubre. Una piaga questa più diffusa nel sud Italia. Un esempio per noi qui a Crispiano è dato dal Regio Tratturo Martinese, che da Pentima Rossi porta sulla provinciale Martina-Massafra, in contrada Petrella-Caccavella. Sono ben evidenti i cumuli di inerti (tufi, ceramica, calcestruzzo, laterizi), lasciati dove capita, ai margini della strada asfaltata o nelle immediate vicinanze dei tratturi confluenti (vedasi foto).
Questo territorio è interessato da una estesa macchia mediterranea, composta soprattutto da arbusti di lentisco, mirto, ginestra ed essenze aromatiche come il timo. Un’arteria delimitata dai classici muretti a secco, che corre in mezzo a questo ecosistema spontaneo e a noi familiare, da valorizzare e tutelare meglio.
Un posto spesso frequentato, soprattutto la domenica mattina, da podisti, da camminatori di sentieri sterrati e da ciclisti, provenienti anche dai comuni limitrofi e dalla provincia di Brindisi.
Un nuovo paradigma
Il rimedio per lo smaltimento abusivo di rifiuti inerti dovrebbe consistere in un nuovo paradigma del sistema produttivo ed economico dell’ “uso e getta”. Una legislazione incentrata sull’aspetto punitivo per questi illeciti non è sufficiente. Serve una mentalità di gestione dei materiali che ne preveda un riutilizzo, in questo caso, nella manutenzione di tratturi e strade sterrate delle aree rurali. Le cosiddette “strade bianche” cosi care al turismo slow e al cicloturismo: diventate oggi attrattive in virtù della conservazione del loro stato originario storico e che sono ben integrate con l’ambiente naturale.
Questa prospettiva e organizzazione è definita RESILIENZA. <<Un esempio clamoroso di spreco/dissipazione di risorse è quello dei materiali da rifiuto, che sono condotti in discarica (con costi proibitivi), invece di essere reintrodotti come preziose risorse ( … ) grazie a una circolarizzazione virtuosa e a sinergie>> (…) Occorre una normativa nazionale che espliciti l’obiettivo di fare dell’Italia una società fondata sul principio del riuso, riciclo, rigenerazione, cioè della circolarizzazione dei processi e delle simbiosi>>. (Luigi Fusco Girard – professore ordinario di Economia ed Estimo ambientale, Università Federico II, Napoli – Convegno Meic, Ostuni 2014).
Possibili soluzioni e prospettive
L’interesse del legislatore e delle amministrazioni locali deve mirare soprattutto a evitare l’alterazione dell’ambiente e del paesaggio, in quanto è la rigenerazione ambientale che va messa al primo posto. Perciò le modalità burocratiche che sottendonoai lavori di manutenzione straordinaria in edilizia, dovrebbero essere semplificate e venire incontro ad alcune esigenze, per chiudere il ciclo di questi rifiuti inerti.
<<Non si esce da queste condizioni … agendo solo a livello macro. (…) Si esce dalla crisi se si riesce a partire dal territorio, dalle città: dalla dimensione locale, ed in particolare dalla piccola scala. Occorre rendere più resilienti le nostre città ed i nostri territori>> (ibidem).
Si può pensare a un sistema, una sinergia tra pubblico e privato, che preveda il recupero degli scarti edili e il loro trattamento di calibrazione, per renderli adatti al ripristino delle irregolarità dei fondi stradali delle campagne. Così si evita uno spreco, non si deturpa l’ambiente naturale ed antropico, si conservano le “strade bianche” e si creano posti di lavoro.
Antonio Conte
(Associazione Agire Politicamente, già Consigliere e Amministratore del Comune di Crispiano)