Il quotidiano francese Le Monde titolava il giorno della rielezione di Giorgio Napolitano a presidente della Repubblica: <>. Queste ultime vicende dell’elezione del capo dello Stato hanno creato sconcerto e tristezza. L’accordo tra PD-PDL- Lega-Lista Monti è l’epilogo dell’inadeguatezza di una certa classe politica: la riconferma di Napolitano è una nota stonata, senza nulla togliere alle sue doti politiche e di alto senso dello Stato. Il sistema necessita di un ricambio anche per la presidenza della Repubblica. Gli esponenti più in vista del Partito Democratico (non tutti) hanno detto: “dobbiamo tenere conto del 30% di italiani che ha votato il PDL”. Ma ci si dimentica degli enormi danni economici, politici, sociali, ambientali e culturali che i governi Berlusconi hanno prodotto al Paese.
La condivisione e il dialogo sono per le riforme costituzionali, non per un governo PD-PDL. Il centrosinistra aveva un nome da proporre subito alla presidenza della Repubblica, Romano Prodi: uomo delle istituzioni di prestigio internazionale, stimato e apprezzato ovunque nel mondo.
E’ inaudito quello che è avvenuto: il fondatore dell’Ulivo e del PD non votato dal suo stesso partito.
La dirigenza del Partito Democratico, invece di aprirsi alla domanda di profondo cambiamento che è venuto dalle recenti elezioni di Febbraio (ma segnali eloquenti erano venuti già diversi mesi addietro), che hanno visto l’affermazione dirompente del Movimento 5stelle, si è chiusa nell’interesse di partito, cioè nell’egoistico perpetuarsi dell’apparato e nell’ambizione personale.
La crisi della politica
Tre milioni e mezzo di voti ha perso il Partito Democratico in cinque anni. La Puglia è stata la regione dove è arrivato a perdere di più: il 44%! Già tre anni fa avevamo auspicato un totale rinnovamento del PD, quando ancora il consenso di M5S era del 3-5%, ma non abbiamo avuto nessuna risposta in merito! Perché tanti voti sono andati al Movimento 5 Stelle (M5S)?
“La domanda di democrazia diretta è cresciuta in questi anni proprio a motivo della chiusura dei soggetti politici tradizionali” (Gianfranco Brunelli, da Il Regno, ed. EDB n.4, pag. 76 – 2013) .
Secondo il Codice Etico dello Statuto del Partito Democratico, si dovevano <>. Spesso al sud, in Puglia, a Taranto e provincia invece, Il PD è stato costituito da chiamati e da cooptati; un partito chiuso e controllato.
Profondo rinnovamento culturale dell’impegno politico
La conseguenza è una linea politica confusa e senza idee chiare e lungimiranti; lo dimostrano le dichiarazioni in televisione di giovani dirigenti nazionali del Pd mandati allo sbaraglio. Nel gruppo dirigente non è ben delineato un orientamento culturale e di pensiero di nuova società. Non ci si interroga se è possibile uno sviluppo diverso dal liberismo economico globale.
Mons. Bruno Forte, arcivescovo di Chieti-Vasto, a quarant’anni dalla morte di Jacques Maritain (avvenuta il 28 aprile 1973), ne ripropone “le idee che sono più vive e attuali che mai”, a proposito “dell’evidente, sconcertante crisi della classe politica italiana”. Scrive ancora Forte: “Sogno politici che siano, come rifletteva Maritain, <> […] capaci cioè di leggere i segni dei tempi, di avvertire le urgenze reali, di corrispondere al grido silenzioso dei poveri, e di perseguire non astratti progetti ideologici, ma piani di equità e di crescita […] accorgendosi del nuovo che sta nascendo, liberandosi dalla ripetitività di modelli morti e infecondi, intuendo le potenzialità latenti in tante componenti del nostro popolo e dell’intero Paese, e le sfide che invitano la politica a scommettere coraggiosamente per un futuro diverso, migliore per tutti. […] Non si vive di solo pane: occorre promuovere con la vita la verità della vita, con il soddisfacimento dei bisogni materiali la cura delle esigenze spirituali e morali . […]C’è bisogno di uomini e donne impegnati in politica, pronti a non cedere al compromesso morale, decisi nel rifiutare la menzogna e il vantaggio egoistico, esercitati nel misurarsi costantemente sul giudizio morale, che non sbandierino valori non vissuti da loro, almeno sul piano della tensione e dello sforzo onesto” (Bruno Forte da Il Sole 24 Ore, Domenica 28 Aprile 2013).
Perché il Partito Democratico non con-vince
“Il cattolicesimo democratico ha individuato nel Partito Democratico il “luogo” di maggiore e più coerente espressione del potenziale politico del cristianesimo. Ma è un partito che va incalzato, sollecitato, provocato ad elaborare e realizzare quella identità plurale che ne ha definito la ragione fondativa. Rimane al Partito Democratico il compito di accreditarsi presso il mondo cattolico, accogliendo pienamente la cultura del cattolicesimo democratico, più che inseguendo improbabili sponde ecclesiastiche” (Lino Prenna, coordinatore nazionale di Agire Politicamente, da Adista Segni Nuovi n.11, marzo 2013 pag.3).
“Il Pci, poi Pds-Ds-Pd, si è via via segnalato, a mio giudizio, con una deriva di fondo laicista e spesso <> che fino ad oggi ha reso difficile la prospettiva di convivenza aperta. Quella realtà, di una sinistra né atea, né teista, né antiteista non si è più realizzata, ma questa è e resta <> vera di Berlinguer” (Gianni Gennari, da l’Unità, 11 febbraio 2013).
Un governo di svolta per nuovi stili di vita e nuova economia
Ci vuole una nuova Italia che punti all’essenzialità delle cose, dove la priorità del governo sia la lotta allo spreco: dall’energia ai beni di consumo, dal paesaggio alle risorse naturali e culturali, dal ridimensionamento della grande distribuzione commerciale e dei sistemi annessi, difendendo e valorizzando le vocazioni territoriali, alle risorse e alla produzione alimentare locale. Bisogna creare una nuova economia, democratica, solidale; che riscopra i mestieri, l’artigianato, l’agricoltura (in Puglia il 36% delle terre sono abbandonate o incolte); che favorisca la cooperazione nel credito e le banche etiche. Un governo del paese che formi una nuova mentalità, attraverso una informazione sana ed edificante; una istruzione che guardi più a formare la persona e il cittadino. Sono queste le cose che la gente vuole sentir dire!
Etica della politica e sviluppo del Paese
Per rigenerare la politica e la democrazia, a tutte le latitudini, occorre che nei partiti ognuno partecipi con le sole sue idee, senza portarsi un codazzo dietro. Con l’opportunismo e gli interessi personali non avanza il processo di sviluppo economico, sociale e civile di tutto un paese, ma si alimenta il rifiuto della politica stessa, e l’allontanamento ulteriore delle masse dalle istituzioni (in Friuli ha votato soltanto il 50% degli elettori).
La società civile si coinvolge nella politica se le sezioni del PD diventano luoghi di dibattito, di confronto, di costruzione di un progetto di società.
Crispiano(TA) 29 Aprile 2013
Antonio Conte
Coordinatore per la Puglia dell’Associazione Agire Politicamente
Fonte: Antonio Conte