Retorica e’ dire “il PCI era una grande famiglia” ?
Sara’ anche retorica, ma 30 anni fa era la sicurezza che ci fossero persone, intorno a me ragazzino, che avrebbero difeso il mio stato sociale, il mio diritto allo studio, in quanto ragazzino non baciato dalla fortuna di nascere ricco e con la strada già’ spianata davanti a me.
Stessa cosa potrebbe essere per chi ha votato MSI ed ora si ritrova nel Pdl o con Casini. Era proprio così’; sembrava ci fosse davvero uno spirito comune in quegli anni ed unisse quelle donne e quegli uomini che si rimboccavano le maniche e montavano e smontavano ruote dei criceti senza averlo mai fatto e poi arrostivano e vendevano salamelle ..tutto per passione. non tutti, certo. Ma i miei modelli erano quelli che sudavano ed aggregavano ragazzi per poi non essere nemmeno in lista per una sedia da assessore. Quelli erano i miei eroi.
Retorica…retorica e’ parlare del passato in questo modo? Va bene.
Il presente cos’è invece, se non il trionfo della retorica?
Qui oggi tutti si riempiono la bocca di “cultura”, neanche fosse un articolo tipo la pesca, che leggi un paio di riviste e diventi pescatore perché sai com’e’… lo spazio e’ vuoto e conviene buttarcisi “a stu prizz”…
Io non sono nessuno per parlare di cultura, ma un tantino ho vissuto, bene o male sta a chi ci vuole bene dirlo, non a chi ci vuole male, ma ci posso provare, al minimo della prosopopea, della retorica…irrinunciabile retorica, a scrivere cosa NON e’ mai stato sinonimo di cultura in questo paese…secondo me.
Cultura qui NON e’ incontrare una persona che non la pensa come te e che ha retaggi diversi dai tuoi e cercare di parlarci, di guardare il mondo dal suo punto di vista, per ampliare i tuoi orizzonti. NO.
Qui cultura e’ sempre stato ammazzarli, gli orizzonti degli altri, soffocarli, annientarli.
E non con la violenza, con atti di forza. Ma pacificamente. Come faceva la DC. Come ancora fa la DC, anche se sotto altri nomi.
E oggi si parla di “rivoluzione culturale” invece.. facile come bere un bicchier d’acqua in un paese che ha tenuto effigi mussoliniane sulle sue mura storiche fino a qualche anno fa.
E allora forse torturando, straziando e rimodellando le parole, assecondandole all’esigenza del momento, non si fa cultura, si fa contro-cultura, para-cultura, pseudo-cultura.
Infatti chi davvero “agevola” cultura, non ha bisogno di urlarlo al cielo, lo fa e basta.
Senza rivendicare primati e senza dare premi a chiunque per darli a se stessi.
La cultura NON gira intorno a primati o ad assurde primogeniture, la cultura e’ semmai il contrario forse, la consapevolezza di essere tutti sullo stesso piano pur pensando cose diverse.
E allora, alla luce di quello che sembra dover succedere in questo paese, il domandone mi nasce spontaneo e puntuale.
Sentirsi di sinistra oggi cosa significa’?
Io non mi fido di chi dice che destra e sinistra siano termini antichi… Non mi fido dei modernisti a tutti i costi e soprattutto per me essere di sinistra ha ancora un significato e questo mi fa dire: siete voi che vi siete spostati. E pure di parecchio.
Democraticamente, certo.
E allora democraticamente, se posso dire, credo ci sia gente che non si riconosce in un paese ormai dedito a concedere licenze a vendo oro e sale giochi come non mai.
C’e’ gente che vorrebbe essere rappresentata pur non avendo “voce”, che oggi ha 30, 40 anni e vorrebbe che il suo paese avesse anche spazi sociali gestiti dal pubblico per il pubblico, perché’ il voto ed il sacrificio dei propri genitori, dei propri nonni non vada vanificato con un colpo di spugna che cancelli solo il colore del sangue, lasciando intatto quello del denaro e della smania di averne a tutti i costi.
E’ gente che vota, gente che vorrebbe che il commercio facesse la sua parte, ma ai margini degli spazi “culturali”, che invece dovrebbero essere magnificamente PUBBLICI e senza bandiera ne’ sponsor.
Io vengo da sinistra, laddove la cosa non si fosse intuita, ma vorrei andare avanti e mi auguro che la gente che sente davvero di condividere pensieri di sinistra, di solidarietà’, di politiche sociali, di accettazione delle diversità’, di progresso sociale e civile, torni finalmente a riconoscersi e a stare insieme; al di la’ di quell’aspetto della crispianesita’ che da sempre divide e mette gli uni contro gli altri i cittadini, che e’ fatto di preconcetti, di pregiudizi, di sguardi maligni e privi di qualsiasi nobilitate.
Concludendo, leggere di fughe, a pochi mesi dalla fine del mandato di questa giunta,
mi fa venir voglia di affacciarmi in un partito…che pero’ fuori ha ancora il manifesto dell’anno scorso…e che proprio non si capisce cosa voglia diventare adesso.
Fonte: Pietro Luccarelli