L’impegno della scuola Mancini per promuovere e diffondere la cultura della legalità

Cara Crispianonline, ti scrivo perché voglio ringraziarti di esistere. Sei il salotto buono in cui tanti si siedono a conversare per portare alla luce eventi e pensieri, per lo più di grande interesse per la comunità crispianese, in questi tempi bui di anomia e isolamento esistenziale. Ti scrivo, altresì, in questa forma perché ultimamente va molto di moda un genere letterario che nella storia della letteratura italiana ha avuto nobili e illustri predecessori: l’epistola. La mia non aspira a tanto; in genere preferisco la comunicazione orale diretta e in presenza.
Le epistole, dette anche lettere, possono essere di vari tipi ma voglio puntare la mia attenzione su una in particolare: quella anonima o con nomi e firme di fantasia. Mi riferisco evidentemente a quella così efficacemente tradotta ed interpretata dalla professoressa Paola Guarnieri che l’ha portata alla ribalta prima sulla stampa e poi in rete. Di norma nessuno vi dà veramente credito, tanto che difficilmente emerge alla conoscenza dei più, salvo che non sia efficacemente accompagnata da approfondimenti di smentita, rettifica e similari. La nota della Corrispondente è così ben organizzata da far pensare che abbia potuto attingere ulteriori approfondimenti alla fonte di coloro che, solo a Lei, si sono palesati. Peccato che tale comitato non abbia trovato, invece, il tempo e il modo di palesarsi a coloro che veramente potevano dare una soluzione al dramma familiare che vivevano…
Intervengo , in sostanza, sulla faccenda delle cosiddette “gite discriminatorie di poveri bambini meno abbienti” per fare un tantino di chiarezza, evitando, visto il mestiere che faccio di “mettere in mezzo i bambini”, che è cosa assai riprovevole da qualunque parte avvenga.
Comincio dall’inizio: nella scuola, che nel mio piccolo rappresento, sono 3 (tre) anni che il Piano dell’Offerta Formativa (POF) ha come tema conduttore un discorso sulle regole, le norme e l’organizzazione della vita associata a partire dal nucleo familiare per passare poi alla scuola, alla comunità-paese e allo Stato Italia a cui apparteniamo. Il titolo “Regolandoci… regaliamoci la vita!” dice in estrema sintesi che una società ben organizzata dove tutti rispettano le regole aiuta a fare la felicità di tutti, migliorando i livelli di qualità della vita. Gli alunni di tutte le fasce d’età dai tre ai dieci anni hanno sviluppato il tema secondo le proprie possibilità di comprensione ed esperienza con l’aiuto delle maestre e dei maestri e siccome si tratta di una scuola Primaria, quella che una volta si chiamava “elementare”, per arrivare ad essere efficaci e aiutare a capire bene le cose anche difficili, si fa molto uso di esempi e, nel limite del possibile, si fa toccare con mano.
Due anni fa viene emanato un bando PON (Piani Operativi Nazionali, finanziati con Fondi Strutturali Europei) che porta il titolo “LE(g)ALI AL SUD”. L’obiettivo primario è quello di diffondere e promuovere la cultura della legalità tra le giovani generazioni. La scuola vi partecipa e il progetto viene finanziato per 20 bambini: 50 ore pomeridiane aggiuntive, per due anni; una parte di queste sono da dedicare all’apprendimento in situazione. Tutte le famiglie ricevono una comunicazione illustrativa del percorso e ciascuno è libero di far aderire il proprio figlio. L’anno scorso i bambini di quarta classe, selezionati tra i richiedenti, visitano le sedi istituzionali che garantiscono la legalità nel nostro territorio (Regione Puglia, Comune, Carabinieri, Vigili Urbani, etc), hanno contatti con personaggi ed associazioni che svolgono un ruolo nell’ambito della garanzia del diritto alla legalità (Ass. Libera, etc), realizzano il Consiglio Comunale dei Ragazzi. Quest’anno, nuovamente con lettera scritta inviata a casa a tutti gli alunni, si richiede di aderire al progetto che prevede la conoscenza anche diretta dei principali organi istituzionali dello Stato: Presidenza della Repubblica, Senato e Camera dei deputati e in 20 danno la loro libera adesione. Questi stessi temi vengono trattati nel curricolo scolastico nell’ambito della disciplina introdotta dal Ministro Gelmini che si chiama Cittadinanza e Costituzione per tutti gli alunni di quinta.
L’opportunità del viaggio di istruzione a Roma, offerta ai 20 aderenti al progetto pomeridiano, viene allargata a tutti gli alunni della fascia e, con lettera esplicativa, i genitori sono consultati per dare la loro adesione. Chiunque abbia posto in evidenza problemi particolari, anche di natura economica, ha trovato ascolto presso le maestre (da ben 5 anni il rapporto fiduciario è cementato!) e, nei limiti del possibile, si è trovata una soluzione. A sanare le ansie materne, assolutamente comprensibili, non siamo ancora abilitati.
La scuola non è un’agenzia di viaggi e non sceglie mete a casaccio, non fa amene gite; programma e realizza viaggi di istruzione in stretta attinenza con i contenuti culturali del lavoro di classe, seguendo le procedure che le norme impongono. All’inizio dell’anno scolastico all’interno del Consiglio di interclasse viene formulata la proposta, sottoposta all’attenzione del Collegio dei docenti, comunicata ai genitori rappresentanti di classe, sottoposta alla deliberazione del Consiglio di Circolo e quindi comunicata a tutti i genitori degli alunni interessati.
Ma quanto distratti sono i sedicenti genitori (firmatari? della missiva anonima) degli alunni di quinta classe, gravemente feriti al cuore dal pianto dei pargoli? In tre anni non hanno mai aperto un quaderno dei loro figli se “contestano alla Preside, agli insegnanti delle classi quinte e ai genitori rappresentanti d’istituto, innanzitutto di aver scelto una meta (Roma) non rispondente agli obiettivi pedagogici e didattici della scuola”. Non è a Roma che ha sede il Parlamento italiano? Certo al tempo del Regno delle due Sicilie una meta più vicina sarebbe stata Napoli, forse più adatta a bambini di dieci anni.
Roma è una meta che presenta alcune complessità, ma non l’unica proposta; infatti, fin dal primo momento in aggiunta era prevista anche quella agli scavi archeologici di Ercolano, o in alternativa, a quelli di Saturo, suggerita, peraltro, da un membro del Consiglio di Circolo, e accolta favorevolmente. Queste in stretta attinenza al curricolo di storia che in quinta tratta la storia romana. Ercolano successivamente si è dimostrata meno sicura, essendo il sito privo di luoghi di accoglienza e riparo in caso di pioggia e si è convenuto di annullarla.
Di certo per i docenti è chiara una cosa: meglio non portare genitori al seguito. Laddove è stato loro permesso, ecco l’esperienza di una maestra che non opera nel nostro territorio: “genitori e bimbi che si intrattenevano nei negozi e quelli, poverini, che non avevano la mamma al seguito sconsolati ad attendere ….” A proposito di discriminazioni…. Attese le responsabilità che i docenti assumono sulle loro spalle nel condurre gli alunni in questi viaggi, è bene che esse siano chiare e che i bambini abbiano come unica guida i maestri stessi. Si può opinare su questo ma poiché gli oneri sono a loro carico, i genitori non possono imporglielo.
Cara Crispianonline, sai cosa mi lascia basita in particolare in questa vicenda? Come fa un’articolista di esperienza a perdersi in una messe di illazioni e luoghi comuni e non avvertire l’esigenza di confrontarsi con i fatti, che dovrebbero costituire l’essenza stessa di una nota giornalistica?! La Mancini è la scuola storica di Crispiano, è al centro del paese, tutti sanno dov’è, un salto e ci arrivi. La porta della direzione è sempre aperta, i tempi di attesa assai limitati, la dirigente non si è mai negata ad alcuno… Avvertito l’odore delle gravi accuse: la discriminazione… la ritorsione… il cronista senza macchia e senza paura sta sul fatto, investiga, intervista, raccoglie dati: fa il suo mestiere! E, di fronte all’evidenza dei fatti per amore di verità e giustizia, impugna la penna e denuncia le malefatte, a dispetto di tutti e di ciascuno.
Questo mi sarei aspettata, ma mi viene da pensare che la cosiddetta gita discriminatoria sia solo un pretesto per buttare fango su un mestiere, quello del maestro, sempre meno pagato e sempre più difficile, sulla scuola come istituzione sempre più depauperata e avvilita, avendo perso anche gli stessi genitori alcuni elementari riferimenti per essere loro stessi attrezzati a svolgere quel ruolo educativo di guida e sostegno alle nuove generazioni in crescita.

Fonte: ANNA BARBARA MARIA SGOBBIO DIRIGENTE SCOLASTICO ”