Discorso congresso provinciale PDL 25-26 febbraio

“Grazie, grazie a tutti. Certo, è difficile approcciarsi al ruolo cui mi propongo dopo aver conosciuto la dirigenza del grande Pietro Franzoso. E’ una grossa responsabilità. E’ davvero una grossa eredità quella che ci lascia, ma sono certo che con l’impegno riusciremo tutti a rendere onore alla sua memoria!”
Per tutta la vita non ho fatto altro che rimboccarmi le maniche e sgomitare per ottenere ciò che volevo, senza padrini né padroni. Ci sono sempre riuscito, ma di certo, se non avessi avuto da Dio quel dono che definisco passione, oggi probabilmente nemmeno sarei qui: perché la passione è un dono divino, care amiche e cari amici. E se c’è una cosa che davvero vorrei vantare di possedere è questa: la passione. Io amo la politica, non posso farci nulla. E’ un richiamo cui non posso resistere, ma riconosco anche che questa significhi soprattutto responsabilità. Voi oggi, se lo vorrete, potrete darmi l’onore di diventare vicario per la grande Provincia Jonica: la responsabilità non mi spaventa. Al contrario, la vostra fiducia mi incoraggia, mi sprona a dare il meglio per il PdL, per contribuire, per quanto il ruolo me lo concederà, a renderlo ancora una volta il partito cardine per la crescita del territorio.
C’è una massima cui sono molto affezionato: «La fortuna di un uomo è un altro uomo». Cosa sta a significare, questo? Che la mia è un’idea di collaborazione tra ottime persone e persone migliori. Solo accogliendo tra le nostre file queste persone renderemo il PdL, se possibile, ancora più forte, e torneremo a governare una regione e delle province che da troppi anni vivono le pene per colpa di amministrazioni tese alla sola sopravvivenza o, peggio, che sono state per troppo tempo soggette a individui che hanno riempito il loro programma per tre quarti di poesie e tanta, tantissima retorica, magari perché sperano di lanciarsi verso ruoli di tipo nazionale.
Io lo ripeto sempre, ai miei amici più cari. E’ una lezione di vita che ho imparato negli anni, vivendo: ho imparato a comprendere gli altri; a dialogarci, a superare ogni eventuale conflittualità, anche a costo, a volte, di dover fare un passo indietro io stesso!
Ora vi dirò ciò che credo bisogna fare per il bene del partito, se mi consentite di toccare l’argomento: anzitutto è necessario che si lavori, tutti insieme e con ogni apertura di dialogo possibile, ad un programma fatto di concretezza. Punto per punto! Abbiamo avuto politici-poeti (che sono ancora al governo regionale) che nel 2005 hanno avuto il coraggio di promettere alla gente la tutela dei centri ospedalieri della regione e la CHIUSURA dei grandi poli industriali della provincia. E dopo tutti questi anni è accaduto l’esatto contrario! Ma come si può dire di chiudere la maggior fonte di occupazione della provincia, senza, tra l’altro, fornire una progettualità alternativa? No, al contrario di ciò che dicono loro, noi, UNITI, non solo non dobbiamo fare promesse assurde, ma dobbiamo dettare una linea politica cui bisogna che ci si attenga tutti insieme, senza che nessuno di noi faccia poi dichiarazioni che vadano da tutt’altra parte. Una linea politica di gruppo, unitaria, che ci permetta di relazionarci in modo coerente e produttivo, sia con gli esponenti della grossa industria che con le altri parti sociali, come i sindacati e gli ambientalisti. Con tutti: io dico massima apertura verso tutti, ma sempre come partito, e non come singoli che condividono solamente il simbolo!
Non dimentichiamo che la politica intera sta vivendo una crisi: è considerata la casta peggiore di tutte, la gente è stufa, è disillusa… ha dimenticato la foga dell’impegno politico, che deve, assolutamente, coinvolgere tutti. Per questo bisogna che si riaprano le sezioni: dobbiamo far sì che rinascano i grandi partiti della gente, quelli che si vivevano nelle sezioni. Oggi, diciamocelo chiaramente, siamo in un punto dove non si può più identificare il partito con il solo fondatore. La base non ci crede più, per questo ora si deve far tornare la gente nelle sezioni e rendere il partito una grande aggregazione di persone ottime che vogliono fare! Il partito non dev’essere di una sola persona: il partito dev’essere della gente, della base!
In questi tempi, si sa, si parla sempre e solo di rottamazione, come se ci sia un’età per essere onesti e un’età in cui si diventa di colpo corrotti e antiquati. Non c’è considerazione, a mio avviso, più superficiale di questa! Quanti uomini maturi hanno ancora in loro la passione e la voglia di fare? E, ancora, quanti sono i giovani che si approcciano alla politica solo per sistemarsi con un lavoro? Ci si dimentica che dietro ogni cinquantenne e ogni ventenne c’è sempre un uomo. E un uomo è diverso da un altro uomo. Noi dobbiamo accogliere i migliori di questi e lasciar perdere i meno affidabili. Dobbiamo far capire alle persone che in noi ripongono fiducia che non siamo privilegiati; noi siamo eletti dal popolo, abbiamo delle responsabilità nei loro confronti: dobbiamo dare loro l’esempio, ma per migliorare la comunità, prima dobbiamo ottimizzare la dialettica interna del partito: fare sinergia tra l’esperienza dei più maturi e l’energia costruttiva dei più giovani perché il rinnovamento non sia semplicemente anagrafico.
Ognuno di noi è indispensabile, non solo l’onorevole, il senatore, consigliere regionale, i coordinatori… Ogni tessera deve avere dietro un’intelligenza. Per quanto riguarda me, cosa dirvi? Io sono una persona che adora l’armonia e la concretezza, che ama il proprio territorio ma non m’importa nulla se il mio nome esce sul giornale o mi intervistano alla televisione. Io preferisco il lavoro silenzioso piuttosto che la nullità urlata ai quattro venti.
C’è un politico molto noto a livello nazionale che per me è come un fratello: questi mi dice sempre che “la politica non è come il lavoro, ti ci devi abituare!”. C’è una cosa che vorrei rispondergli, da fratello a fratello: io non mi ci abituo assolutamente. E non mi ci vorrò abituare mai! Per me, una stretta di mano è un atto d’onore che vale per il lavoro come per la politica! A lavoro come in politica io sarò sempre lo stesso, e di certo non voglio mettere da parte il mio senso del dovere, della concretezza e della lealtà. Insieme, appoggiandoci l’un l’altro come fratelli, possiamo tornare a far sventolare alta la bandiera del grandioso Popolo delle Libertà! Il Popolo Italiano! Grazie a tutti!”

Fonte: Renato Perrini