Alcuni mesi fa si accese una polemica tutta paesana circa la richiesta dell’Associazione Bersaglieri di ottenere l’uso della Chiesa Vecchia per adibirla (se non ho capito male) a sacrario dei caduti dell’arma.
La richiesta si basava sul presupposto che la chiesa vecchia fosse anticamente dedicata alla Madonna dell’Odegitria (o Odigitria come aulicamente scrivono i rappresentanti della benemerita associazione) che è stata poi dichiarata protettrice dell’Arma dei Bersaglieri una volta fatta la pace fra il Padreterno e l’arma dopo l’incidente di… Porta Pia.
Si accesero gli animi, come spesso succede nelle polemiche paesane, ci furono gli schieramenti, proclami di guerra molto sopra le righe da parte di un esagitato rappresentante dell’associazione e di un politico di grosso peso e, infine, articoli di giornale, anche perché nel frattempo la chiesetta risultava concessa in uso all’Accademia di storia dell’Arte Sanitaria.
In quella occasione preferii zittire perché dire la mia avrebbe significato schierarmi per l’uno o per l’altro dei contendenti ma in un articolo di giornale apparso sul Corriere del Giorno l’amica Silvia Laddomada nel ricostruire le vicende della chiesa si rifaceva ad alcuni miei scritti per escludere, ahiloro, ogni relazione fra Chiesa Vecchia e Odegitria. Puntualmente l’attento Omero su Polites tradusse in versi dialettali la querelle che, al momento appare sopita (?).
A bocce ferme, vorrei chiarire i termini della questione, anche perché l’argomento mi viene più volte proposto quando da volontario accompagno gruppi a visitare il nostro glorioso monumento.
Trattandosi di questione che attiene alla storia vorrei precisare che l’unico elemento a nostra disposizione sono i documenti: scritture, dipinti, lapidi e quant’altro possa servire alla bisogna: il resto sono fantasie (per inciso sarebbe il caso che sulla nostra storia si indagasse di più sulla miriade di documenti ancora da studiare e si fantasticasse di meno…).
Tornando alla chiesa vecchia, come ho dimostrato nel mio libro sull’argomento pubblicato nel 1995, inizio col precisare che la sua costruzione, della quale si è salvata per intero l’abside e parte dei muri perimetrali, è databile fra il XIII ed il XIV secolo, come dimostrano i peducci decorativi esterni e le tracce della Deesis della decorazione interna.
Sicuramente la chiesa fu restaurata alla fine del XVI secolo su ordine di monsignor Brancaccio arcivescovo di Taranto e poi nel 1752 a cura dei conventuali martinesi. Altri lavori vennero eseguiti intorno agli anni Venti dell’Ottocento per l’impegno di monsignor Giuseppe Antonio de Fulgure e quindi nel 1934 quando fu ristrutturata la facciata e costruito il campanile per dedicare il monumento a tempio votivo dei caduti della grande guerra.
Gli ultimi restauri sono stati ultimati nel 1991, a seguito della donazione della Chiesa alla comunità crispianese da parte della Curia di Taranto.
Queste le vicende storiche documentate.
Riguardo al titolo sappiamo che fino alla fine del 1500 era dedicata a San Michele arcangelo, mentre da metà Settecento viene indicata come chiesa di Santa Maria, punto e basta.
Nel 1826, all’epoca dell’erezione della parrocchia viene intitolata a Santa Maria della Neve.
Come è facile notare di Odegitria o di altri titoli non vi è traccia: se qualcuno possiede documenti che provano il contrario è pregato di tirarli fuori.
Confusione sulla questione può essere sorta perché il compianto don Sebastiano Fattizzo, nel volume Santa Maria dell’(Odeg)itria del 1986, dedicato all’omonima chiesa di Galatone, scrisse una lunga digressione su Crispiano e inserì la cripta del Castello fra i luoghi di culto dedicati alla Vergine (Odegitria).
Riguardo al lavoro del caro don Sebastiano faccio notare: 1) si riferisce alla cripta di via Castello e non alla Chiesa Vecchia; 2) la cripta del castello, è stato ormai ampiamente dimostrato, è la chiesa abbaziale di Santa Maria di Crispiano (e basta…), risalente almeno al XII secolo; 3) don Sebastiano mette sempre Odegitria tra parentesi, segno che neanche lui è sicuro di quello che scrive; 4) il dipinto della Madonna raffigurato nella cripta non è una Odegitria ma è, inconfutabilmente, una Eleusa.
A questo punto vale la pena, forse, di spiegare meglio la differenza che passa tra Odegitria ed Eleusa.
Premesso che la Madonna è solo una, diciamo che la Chiesa la venera con diversi appellativi di cui i più importanti sono Madre di Dio, proclamato come dogma di fede dal Concilio di Efeso del 431; Vergine (prima, durante e dopo il parto), come inserito nel credo dal concilio nel 381 e confermato nel 553, rispettivamente I e II concilio di Costantinopoli; Immacolata e Assunta verità di fede dogmaticamente definite l’8 dicembre 1854 da papa Pio IX e il 1 novembre 1950 da papa Pio XII.
Tutti gli altri titoli si riferiscono a devozioni particolari (della Neve, del Carmine, del Rosario), a luoghi specifici (di Pompei, di Lourdes, di Costantinopoli, di Crispiano, del Galeso etc) o a circostanze particolari. Alcuni titoli possono anche sembrare curiosi: per esempio dell’arco, del pozzo, del cardellino, delle galline, delle armi, della lettera etc.)
Questione diversa è quella che attiene alla raffigurazione della Madonna le immagini della quale sono da sempre venerate dal popolo cristiano tant’è che le più antiche vengono attribuite al pennello dell’evangelista Luca o addirittura non dipinte da mani umane o achiropite come vengono considerate l’immagine della Madonna di Guadalupe (Città del Messico) o di Rossano Calabro.
Le immagini di Maria sono tantissime, ma possono ricondursi ad alcune poche tipologie ben definite.
Sostanzialmente va distinto fra Madonna senza e con Bambino.
Al primo tipo sono ascrivibili le Deesis dove la Vergine appare implorante a lato del Cristo e poi l’Immacolata e l’Assunta (sostanzialmente identiche con la differenza che la prima guarda verso il basso e la seconda verso l’alto).
Al secondo tipo, cioè con Bambino sono riconducibili tre sottotipi: la Vergine Teotokos con il Figlio in grembo (Sede della Sapienza), l’Odegitria e l’Eleusa.
Odegitria significa letteralmente colei che indica la via: la Madonna con il figlio in braccio (di solito il sinistro) con la mano destra indica il Figlio (cioè la Via). Il Bambino a sua volta con la destra benedice e con la sinistra regge il rotolo o il libro del Vangelo oppure, in alternativa il globo o un altro simbolo.
Eleusa invece indica tenerezza o dolcezza e mostra il Figlio che abbraccia la Madre.
Basta guardare un’immagine della Madonna dipinta nella nostra cripta del Castello per accorgersi che si tratta di una Eleusa e non di una Odegitria.
A Crispiano non abbiamo immagini antiche di una Madonna con questo titolo che è invece venerata a Martina Franca nella Chiesa di Sant’Antonio ai cappuccini nei pressi della quale esisteva un dipinto con questo soggetto in un’antica cripta che fu poi fu trasferito nella chiesa e ha dato origine al toponimo Valle d’Itria.
L’unica traccia di Odegitria la troviamo nel titolo della chiesa delle masserie di Vallenza dedicata appunto alla Madonna dell’indirizzo, cioè della via, venerata dai pastori durante la transumanza.
Questo per quanto attiene la storia e i documenti.
Per quanto riguarda la richiesta dei bersaglieri, libera l’Amministrazione Comunale di prendere le sue decisioni politiche delle quali, è chiaro, risponderà come è giusto alla pubblica opinione, mi sia consentito, da cittadino di questo paese, di fare alcune considerazioni.
Innanzi tutto sono del parere che la Chiesa vecchia, il più antico monumento in muratura che abbiamo, non vada concesso in esclusiva a nessuno e per nessun motivo ma vada lasciata a disposizione della comunità trasformato magari in piccolo museo con mostra permanente di lapidi, documenti etc e adibito a sala per conferenze. Sarebbe auspicabile che si facessero avanti singoli o associazioni che ne assicurino la custodia e l’apertura a giorni fissi o su richiesta di gruppi di visitatori.
La trasformazione in sacrario di per se sarebbe una scelta definitiva che non consentirebbe un ripensamento da parte di future amministrazioni con orientamenti diversi sulla destinazione del monumento.
Perché poi sacrario dei Bersaglieri (per i quali beninteso ho il massimo rispetto e ammirazione anche se mi piacerebbe che gli eserciti venissero del tutto aboliti) e non di tutti i crispianesi morti nel compimento del proprio dovere per la patria, in guerra e in pace? Nella mia proposta di museo ben potrebbe trovare spazio una memoria l’elenco e le foto di questi eroi.
Dimostrato che non c’è nesso fra bersaglieri e chiesa vecchia (e questo potrebbe comportare anche la nullità di un atto amministrativo basato su una motivazione non vera) altri potrebbero avanzare pretese per un sacrario: per esempio la Polizia di Stato che ha come protettore san Michele arcangelo al quale la chiesa era anticamente dedicata….
Ben potrebbero i bersaglieri adottare la chiesetta di Vallenza che rischia di crollare: onorerebbero così la loro patrona, renderebbero onore ai loro caduti e farebbero un’opera di grande rilevanza sociale.
Fonte: Prof. Angelo Carmelo Bello